Politik | Una data per due

Italia e Austria unite dal voto.

I due Paesi, che presentano similitudini e differenze storiche importanti, sono per certi versi molto vicini nel post 4 dicembre.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Hofburg Presse.jpg
Foto: Matteo Da Col

Da cittadino sudtirolese domiciliato a Vienna ho potuto vivere in prima persona due diverse tornate elettorali che, per quanto non siano assimilabili, presentano comunque delle analogie importanti.

La prima considerazione riguarda lo stravolgimento del setting elettorale. Lo schieramento del SI e la FPÖ risultano avere adottato strategie simili ovvero lo stravolgimento del significato del voto. In Austria (e molti osservatori esteri hanno commesso lo stesso errore) si è trasmesso il messaggio per cui il Bundespräsident avrebbe portato ad una „scossa“ per il Paese. Infatti Hofer parlava di sanità, tasse, democrazia diretta (ÖXIT) e molte altre cose che sono prerogativa del Parlamento e del Governo. A detta di molti giornalisti è stata la prima volta in cui un’elezione del Presidente ha assunto questa dinamica. Le elezioni presidenziali in Austria sono state sempre conflittuali, perchè, a partire dal 1929 (rispondendo all’esigenza di un simbolo politico vicino a quello che era stato il Kaiser fino al 1918) e l’introduzione di nuove competenze e del voto diretto del Presidente, ci sono spesso stati due schieramenti contrapposti quando si arrivava al ballotaggio. Lo stesso discorso lo si può fare in Italia dato che il Governo, o Renzi se preferite, ha personalizzato un Referendum che in realtà era sulla Costituzione e non sulla conferma del consenso sulle politiche del Governo. Qual è quindi il tratto comune? Entrambe le elezioni hanno punito gli schieramenti che hanno cercato di mobilitare il proprio elettorato su altre basi, probabilmente in funzione di test e di mobilitazione per imminenti elezioni politiche (in Austria forse a maggio dato che il governo non reggerà).

La seconda considerazione è sull’importanza delle regole che disciplinano i rapporti di forza nella polity, ovvero il sistema politico nel suo complesso che comprende anche la Costituzione come Legge fondamentale dello Stato (in Italia) e il ruolo di garante che ha il Presidente della Repubblica (in Austria). Il cambiamento di natura della comunità politica che sarebbe stato generato dalla vittoria del SI avrebbe comportato anche un forte cambiamento nel funzionamento della Politics, ovvero del complesso della produzione di Policies (leggi, norme, competenze). Allo stesso tempo un Presidente Federale che avesse voluto incidere maggiormente sul governo (Hofer) avrebbe alterato l’equilibrio istituzionale della politica austriaca introducendo una novità che avrebbe avuto implicazioni qualitative sul rapporto tra Polity-Politics e Policies.

Si può quindi affermare che il „Popolo“, in quanto espressione della sovranità democratica di entrambi i Paesi, abbia voluto dare un chiaro segnale di continuità alla stabilità democratica difendendone i meccanismi regolatori che hanno la funzione di architrave del sistema. Malgrado molti affermino che si è votato in maniera "sbagliata", come se il voto non fosse davvero personale, eguale, libero e segreto.

L'errore di fondo che viene commesso in Italia ed in Austria è quello di decontestualizzare il risultato elettorale. La FPÖ vuole andare al voto perché è sulla cresta dell'onda e pensa di poter andare al governo se si vota presto (e probabilmente ci riuscirà). Questo lo fa nella convinzione, molto diffusa, che il partito sia stato votato praticamente da un cittadino su due (46,2%) mentre nei sondaggi è data al 30/35%. In Italia Renzi vuole le elezioni (e non è da solo) e molti discutono di questo blocco elettorale da 40% (come dopo le Europee) che dovrebbe trovare una rappresentazione parlamentare con tanto di leader e programma. Insomma si commette lo stesso errore, omettendo la caratteristica centrale delle due votazioni: si poteva scegliere solo tra due opzioni, tertium non datur. In Italia si poteva scegliere tra il SI ed il NO se si voleva far contare il proprio voto, così come in Austria bisognava esprimersi per Alexander Van der Bellen oppure per Norbert Hofer per non essere ininfluenti. Pensare che chi ha votato un'opzione o un candidato particolare voti chi rappresenta quel opzione o quel candidato è avventato e forse anche un po' pericoloso. Si può essere certi che moltissimi cittadini e cittadine, in caso di elezioni politiche, avendo molte più opzioni politiche a disposizione tenderebbero infatti a diversificare il proprio voto.

In entrambi Paesi alla discussione politica si può applicare però molto bene la formula "nach der Wahl ist vor der Wahl" e anche la domanda che comincia a circolare è la stessa: quando si vota?

P.S.: In Austria la legge elettorale c'è mentre in Italia la situazione è un pochino più complessa.