Umwelt | Agricoltura

Che male fa il biodinamico

Ddl biologico, il vignaiolo Patrick Uccelli difende l'agricoltura biodinamica dopo le critiche della senatrice Cattaneo: "Perché la scienza non interviene sui pesticidi?"
Löwengang Cabernet di Alois Lageder
Foto: FISAR

Un ddl sull'agricoltura biologica, approvato quasi all'unanimità al Senato, ha scatenato un vespaio: “Finanzierà l’agricoltura biodinamica, ovvero pratiche esoteriche e stregonesche” è l'accusa, sostenuta in particolare dalla biologa nonché senatrice a vita Elena Cattaneo, secondo cui “legittimare l'esoterismo biodinamico è un'abnormità scientifica e un'aberrazione normativa”. Non ci sta il vignaiolo sudtirolese Patrick Uccelli, della Tenuta Dornach di Salorno, socio di Demeter Italia nonché dell'Associazione per l'agricoltura biodinamica. Che premette: “Io sono un contadino, non ho nessuna carica. Ci sono persone che hanno un know-how maggiore del mio”. Ma “questa discussione, noi nell'Associazione dei produttori biodinamici, l'abbiamo già subita tante volte. È un disco già sentito, e ormai reagiamo con uno sbuffo, con un ancora Cattaneo!”.

salto.bz: Si parla del biodinamico come di “una pratica stregonesca che non merita di ricevere sovvenzioni pubbliche”. La discussione in Parlamento, però, riguarda l'agricoltura biologica che risponde a precise normative.

Patrick Uccelli: Sul biodinamico gli attacchi sono sempre arrivati, non è la prima volta – e non sarà l'ultima, temo – che la senatrice Cattaneo prende parola per lanciare delle sonore bordate verso, ed è importante sottolinearlo, un modo di organizzare l'azienda agricola. La discussione si concentra infatti su degli aspetti che integrano la pratica dell'agricoltura biodinamica, ma essa è principalmente un modo di organizzare l'azienda agricolta in maniera tale da generare il più possibile delle circolarità interne. Se si dimentica questo le si fa un grande torto. Poi possiamo parlare dei “preparati”.

Dice che Cattaneo non è sufficientemente preparata sull'argomento?

Una persona di scienza osserva da sé un fenomeno e cerca di capire qual è la fonte che genera tale manifestazione. Quando sento questo genere di attacchi, invece, mi manca la curiosità del mondo scientifico. La senatrice Cattaneo comunque rappresenta solo una parte del mondo scientifico, c'è anche un'altra parte che studia l'apporto dei preparati biodinamici.

Il dibattito scientifico dovrebbe essere sacrosanto.

Certo. E se ci sono atteggiamenti polarizzanti all'interno del movimento dell'agricoltura biodinamica, accetto che ci siano situazioni polarizzanti pure nel mondo scientifico. Questo però, secondo me, fa male alla scienza, esattamente come chi agisce “perché me lo dice il calendario” – anteponendo un impulso dei corpi celesti a una sana pratica agricola – non fa un favore all'agricoltura biodinamica. Ci vorrebbero posizioni più centrate.

In Sudtirolo si utilizza il clorpirifos nella frutticoltura. Perché in questo caso la scienza non prende posizione? In agricoltura biodinamica fasi di rischio non ce ne sono.

Come si spiega questi attacchi a una pratica che, in fondo, non fa male a nessuno? L'agricoltura tradizionale è molto sovvenzionata – soprattutto quella intensiva, se si guarda alla politica agricola comune europea – pur avendo spesso conseguenze negative sull'ambiente e sulla salute.

Sarà da vedere post-pandemia, se i 70 miliardi per l'agricoltura da parte dell'UE verranno confermati. Però questi soldi entrano in un sistema che non va a sostegno dell'agricoltura, bensì sovvenziona un'appendice dell'agroindustria, che è una cosa ben diversa. Se la scienza pretende di impartire lezioni su una cosa che non fa male, mi aspetto che a pari modo si esprima in maniera netta e inequivocabile quando per esempio in Sudtirolo si utilizza il clorpirifos nella frutticoltura, che danneggia il feto della generazione successiva. Perché in questo caso la scienza non prende posizione? In agricoltura biodinamica fasi di rischio non ce ne sono.

Parte della responsabilità è anche dell'informazione, per lo spazio dato all'argomento in maniera a volte unidirezionale o superficiale?

Mi sembra sia lo Zeitgeist: l'importante è che se ne parli. Come quando si parlava di mettere l'acqua nel vino. Nessuno lo ha mai previsto: si parlava di dealcolizzare i vini, che è una tecnica, ma non si parlava mai di acqua al vino. Eppure sui giornali sono usciti titoli alla “vogliono mettere l'acqua nel vino”. Ogni tanto faccio davvero fatica a capire quali siano le forze che governano il giornalismo.

L'agricoltura biodinamica è un settore con una sua lunga tradizione, in Italia come in Sudtirolo. Non siete ancora abbastanza una lobby?

Chiaramente no. In Alto Adige ci sono 200 aziende iscritte all'Associazione per l'agricoltura biodinamica. Abbiamo realtà importanti che tengono alta la bandiera e hanno una potenza di fuoco anche mediatica, nel vino: Alois Lageder, Manincor, la trentina Elisabetta Foradori alle porte dell'Alto Adige. Anche Widmann è nell'Associazione per l'agricoltura biodinamica. Certo, se penso al biodinamico e al suo sviluppo dal 1948 in avanti, è stata una cosa soprattutto “da salotto”, meno da agricoltori. Si è mossa in delle sfere intellettuali. Adesso arriva piano piano in agricoltura, nella maggior parte dei casi grazie a dei Quereinsteiger, ma non è insita degli agricoltori che hanno forgiato il nostro territorio.

Ora si parla tanto di cosa contiene questo o quel vaccino: vogliamo parlare di cosa ci sta nel cibo in generale?

Sotto accusa è soprattutto il marchio Demeter, che però deve attenersi anch'esso alle norme europee, quando è certificato biologico. Dove nasce la confusione?

Non mi stanco mai di spiegare che di certificazione ce n'è una sola: quella biologica regolamentata dalla Comunità europea – ed è unica. Se mi faccio certificare, mi sottopongo a questo regolamento, utilizzando dei prodotti e non degli altri. Questo mi porta anche a risponderne davanti alla legge: nel momento in cui sono certificato biologico e uso clorpirifos, sono punibile per legge, è una frode alimentare. Nel momento in cui invece, oltre al biologico, inizio a far parte di un'associazione di produttori – come Demeter, Bioland o Naturaland – assumo la certificazione europea come base da cui partire e sotto la quale non posso andare. Solitamente stringo i criteri verso l'alto. Ma sono disciplinari e regolamenti che ci siamo dati, per esempio, come soci di Demeter: se non mi attengo semplicemente perdo il marchio Demeter – che ha la certificazione biologica europea come base, e soltanto su di essa rispondo legalmente. Sono cose da tenere distinte.

Qual è la differenza, in fondo, tra un prodotto biologico e uno “tradizionale”?

La differenza grossolana tra prodotto biologico e prodotto da agricoltura tradizionale è che il primo produce prodotti agricoli grossomodo a residuo zero, mentre quelli tradizionali possono avere residui “entro i limiti di legge”. Ciò non significa che una cosa sia meglio dell'altra, è una scelta del consumatore. Scegli tu. Ora si parla tanto di cosa contiene questo o quel vaccino: vogliamo parlare di cosa ci sta nel cibo in generale?