Gesellschaft | L'incontro

La difficile lotta ai signori del doping

Salto.bz ha invitato a Bolzano Sandro Donati e Alex Schwazer per la presentazione dello splendido libro uscito a luglio. Appuntamento sabato alle 17 al Minigolf
Schwazer e Donati
Foto: Giancarlo Colombo

Se uno sceneggiatore di Hollywood una decina di anni fa avesse immaginato una vicenda come quella accaduta nella realtà ad Alex Schwazer, difficilmente avrebbe trovato un produttore disposto a finanziare il film. Troppo inverosimile: confessioni in lacrime, allenamenti stile Rocky, controlli delle urine a Capodanno, provette manipolate, coinvolgimento dei vertici mondiali dell'antidoping, interventi degli hacker russi …  e una quantità di ostacoli lungo il percorso da rivaleggiare con una puntata di Giochi senza frontiere. In una pellicola girata a Los Angeles, infatti, una persona corrotta delle istituzioni si sarebbe sicuramente ravveduta all’ultimo secondo, consentendo all’atleta di gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo, e, con i tempi che faceva in allenamento, magari, di vincere una medaglia.

Così non è stato. Schwazer e Donati le Olimpiadi le hanno viste in tv. Ma se nella storia del marciatore di Vipiteno non c’è stato il lieto fine dal punto di vista sportivo, c’è stato almeno quello, amarissimo, dal punto di vista giudiziario. La reputazione è salva. Il gigantesco intrigo che ha visto coinvolti i vertici dell’atletica mondiale e dell’agenzia antidoping è dettagliatamente documentato in una sentenza del Tribunale di Bolzano. Il prossimo anno l’incredibile vicenda di Schwazer sarà oggetto di una docufiction di Netflix girata in queste settimane in Alto Adige. Nel frattempo la storia è minuziosamente raccontata in uno splendido libro scritto da Sandro Donati, il professore-allenatore che ha seguito Alex nel faticoso percorso di redenzione.

 

Salto.bz ha invitato a Bolzano l’autore de “I signori del doping” (Rizzoli) e Alex Schwazer per un incontro pubblico che si svolgerà sabato pomeriggio alle 17 al bar Ahoi Minigolf sui Prati del Talvera. I due racconteranno la vicenda che li ha visti protagonisti e sarà un’occasione per parlare di sport professsionistico e doping, ed anche per capire come funzionano la giustizia sportiva e l’antidoping. O meglio: come dovrebbero funzionare, dal momento che in moltissimi ambiti vi è una incredibile commistione tra controllori e controllati. Un dato ormai accettato come normale da tutti, compresi i giornalisti sportivi, ma non, fortunatamente, dalla giustizia ordinaria. Si tratta di un vero e proprio "sistema" che punta all'autoconservazione e a "regalare spettacolo" al pubblico, il quale non può che guardare a bocca aperta ciclisti che risalgono monti come andassero in discesa e velocisti che un giorno sfideranno giaguari. In un’intervista rilasciata a salto.bz nel mese di luglio, poco prima dell’inizio delle gare in Giappone, il professore disse: “Parliamo del doping come se fosse qualcosa di impersonale  e come una cosa usata da alcuni individui per scelta personale. Ma non è praticamente mai così. Fin dall’inizio le autorità sportive hanno combattuto in modo apparente il doping. Il problema sta nelle istituzioni, non tanto negli individui”.