Gesellschaft | Il presidio

“Contro una legge disumana”

Decreto sicurezza, duecento i “disobbedienti” in piazza Municipio a Bolzano: “Ora serve una mobilitazione di massa”. Il sindaco Caramaschi intanto non arretra.
Bolzano sit-in
Foto: Gilberto Cavalli

Bolzano è tornata in piazza. Stavolta per manifestare contro la lenzuolata securitaria del cosiddetto decreto Salvini, diventato legge dopo l’approvazione definitiva della Camera a fine novembre. Alle 18 i “disobbedienti” hanno cominciato ad affollare piazza Municipio srotolando striscioni e alzando sopra la testa cartelli su cui campeggiavano scritte come “Rispetto”, “Restiamo umani”, “Indivisibili contro il dl Salvini”.

 

 

Fra gli astanti - circa duecento persone in tutto - anche alcuni volti noti della politica, da Luisa Gnecchi del Pd, a Maria Laura Lorenzini e Tobe Planer dei Verdi, a Luca Di Biasio di Sinistra Italiana oltre ai Giovani Verdi, e i Giovani Democratici, ma anche Guido Margheri (Anpi). “Abbiamo chiesto ai partiti di non sfoggiare bandiere o simboli, vogliamo privilegiare i contenuti - spiega Giancarlo Boggio di Bozen solidale, l’associazione organizzatrice del presidio -, il decreto varato dal governo è scandaloso, lo stesso Consiglio superiore della magistratura lo ha definito incostituzionale”. 

 

“Una vergogna tutta italiana”

 

Il provvedimento, ripetono a gran voce le associazioni presenti (fra le altre anche Sos Bozen e Scioglilingua), viola i diritti fondamentali dei migranti e della comunità tutta, “disintegra il sistema SPRAR”, nega la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno, non garantisce sicurezza né maggiore vivibilità come paventato dal Ministro dell’Interno, e a causa della restrizione dei permessi per protezione umanitaria si moltiplicheranno gli immigrati irregolari. E gli effetti del decreto non risparmiano nemmeno i più giovani; i minori non accompagnati, infatti, al compimento del 18° anno di età rischiano di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada. Ma la strigliata della piazza è anche per il sindaco Renzo Caramaschi che ha deciso, al contrario del primo cittadino di Merano Paul Rösch, di non unirsi al coro degli altri borgomastri “ribelli” d'Italia, in rivolta contro il decreto sicurezza.

 

 

“Caramaschi non può promuovere in prima persona la questione di illegittimità davanti alla Corte costituzionale ma certo può rivolgersi al giudice civile affinché chieda alla Consulta se la legge è o meno incostituzionale”, ammonisce Elisa Pavone, della Rete dei diritti senza voce. C’è anche chi arriva da Trento portando il sostegno dell’Assemblea antirazzista - a cui ha aderito anche Bozen solidale - per protestare e “mandare un segnale diverso, in controtendenza con la narrazione salviniana. Finalmente si sta muovendo qualcosa”.

Da tempo ormai i media ci riferiscono che gli sbarchi sono drasticamente diminuiti, lo step successivo naturale sarebbe ora quello dell’integrazione. Ma questa è una parola che non ho ancora mai sentito pronunciare da un esponente dell'attuale governo (John Kankombe, sindacalista Cgil)

Ed è la mobilitazione di massa quella che sollecita Matteo De Cecchi del Collettivo Mamadou, perché c’è bisogno di scendere in piazza, non basta il megafono dei social. E il pensiero corre veloce all’impasse delle due navi Sea Eye e Sea Watch 3, “è una vergogna tutta italiana che queste 49 persone a bordo, tra cui donne, bambini, minori non accompagnati, non abbiano la possibilità di sbarcare sul territorio italiano. Apriamo i porti”. E ancora: “La nostra disobbedienza oggi non è solo alla legge Salvini ma a tutte le norme fasciste e razziste che questo governo ci sta imponendo. Il vento non si arresta, e come il vento dobbiamo essere impetuosi”. 

 

 

Ad intervenire è anche John Kankombe, sindacalista della Cgil, originario del Congo e da 29 anni residente a Bolzano. “Questa legge è disumana e non è degna di un paese che si dichiara civile. Da tempo ormai i media ci riferiscono che gli sbarchi sono drasticamente diminuiti, lo step successivo naturale sarebbe ora quello dell’integrazione. Ma questa è una parola che non ho ancora mai sentito pronunciare da un esponente dell'attuale governo”.

 

Caramaschi irremovibile

 

Il sindaco di Bolzano nel frattempo resta sulle sue posizioni. Ieri, nella consueta conferenza stampa di giunta, ha ricordato che in Alto Adige ci sono 1.400 richiedenti asilo, di cui 490 a Bolzano, e solitamente le richieste per aver riconosciuto lo status di profugo vengono rifiutate al 60-70% dalla commissione territoriale che le giudica. Questi i dati che portano il Comune di Bolzano a stimare fra le 800 e le 1.000 persone che a breve potrebbero essere espulse dall’accoglienza, e quindi finire sulla strada, in base a quanto prevede il decreto Salvini che però secondo Caramaschi “dimentica i rimpatri”. 

E mentre attende per questa mattina l’incontro con commissario del governo e questore, il sindaco di Bolzano torna sulla questione delle norme Salvini, un’ulteriore replica a chi vorrebbe da parte sua una risposta più dura. “Su questo argomento si è fatta molta confusione, io non aderisco politicamente alla legge promossa dal ministro, ma come sindaco e quindi ufficiale di governo devo rispettarla. Spetterà ai giudici costituzionali - insiste il primo cittadino - valutare se qualcuno solleverà la questione di costituzionalità”.

Su questo argomento si è fatta molta confusione, io non aderisco politicamente alla legge promossa dal ministro, ma come sindaco e quindi ufficiale di governo devo rispettarla (Renzo Caramaschi)

Caramaschi dopo aver sollecitato la Provincia a farsi carico della “propria” quota di richiedenti asilo (che invece graviterebbero sull’Emergenza freddo comunale) ne ha anche per il sindaco di Merano Rösch: “Noi abbiamo fino a 191 posti per i senzatetto, nel suo Comune ce ne sono 8. Noi accettiamo senza distinzioni, se muniti di permesso di soggiorno o carta d'identità, però per i profughi che si vedranno rifiutati la protezione serve una risposta, la nostra città non ha posti letto per tutti”.