Gesellschaft | (Re)searching gender

Informatica: davvero solo per "wizards"?

La professoressa Antonella De Angeli, esperta in interazione persona-macchina, racconta quali sono gli stereotipi di genere nel mondo dell'informatica.
Professoressa De Angeli
Foto: (c) Privat

Quando l'informatica si è affermata come settore disciplinare a sé stante, si è diffusa l'idea che si trattasse di un ambito esclusivamente maschile, popolato dai "wizards", giovani creatori di mondi. Col tempo le cose sono in parte cambiate, e la popolazione delle facoltà informatiche si è fatta più eterogenea. Tuttavia, a oggi è ancora evidente un ampio divario di genere. Perché? Che ruolo giocano, in questo, gli stereotipi? E in che modo si riflettono sull'esperienza diretta di chi lavora in questo settore? Nella nuova puntata di (Re)searching gender, abbiamo rivolto queste domande ad Antonella De Angeli, esperta in interazione persona-macchina e professoressa ordinaria presso la Libera Università di Bolzano. 

(Re)Searching Gender: Antonella De Angeli | © salto.bz / unibz

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Gianguido Piani Mo., 12.04.2021 - 08:07

E' curioso che nel contributo non sia stato menzionato che la prima programmatrice al mondo e' stata una donna, Ada Byron, Countess of Lovelace, in onore della quale un linguaggio di programmazione e' stato chiamato, per l'appunto, "Ada". Le donne hanno anche dato un contributo fondamentale allo sviluppo della primissima informatica durante la 2. guerra mondiale perche' la maggior parte degli uomini era al fronte e chi si occupava, ad esempio, del calcolo delle traiettorie dei proiettili o puntamento dei radar erano in maggioranza donne.
L'interazione persona-macchina sta diventando sempre piu' complicata, basti pensare a bancomat, biglietterie automatiche e sistemi di identificazione online. Se questi sono stati programmati da uomini, allora ben vengano le donne! Ma forse la discriminante e' se il programmatore (e soprattutto chi gli passa le specifiche di progetto) capisce e vuole individuare i bisogni dell'utente ponendosi dal suo punto di vista, oppure no.

Mo., 12.04.2021 - 08:07 Permalink
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Antonella De Angeli Mo., 12.04.2021 - 23:32

Antwort auf von Gianguido Piani

Grazie per il commento interessante. Concordo che Ada Byron sia stata una donna eccezionale. Nella breve intervista, comunque, mi era stato chiesto di discutere la distribuzione di genere nel settore accademico dell'informatica, che, come disciplina si è andato affermando circa 100 anni dopo la sua morte.

Per quanto ritengo giusto valorizzare il contributo femminile di donne eccezionali e (purtroppo uniche) come la contessa di Lovelace penso sia anche giusto mettere le cose in prospettiva storica.

Ada Lovelace (1815-52) ha vissuto in un periodo in cui le donne nel Regno Unito non potevano votare (e per puro caso io ho lavorato per alcuni anni come senior lecturer alla University of Manchester, dove ancora si trova "the Baby" e dove la disuguaglianza di genere nel dipartimento di Informatica è ancora considerato un problema da risolvere).

Ancora più interessante trovo il riferimento alle donne anonime che hanno lavorato nel periodo della seconda guerra mondiale (mentre gli uomini erano al fronte). Da questa prospettiva, ha trovato ispirazione il mio intervento facendo seguito alle riflessioni riportate nell'analisi storica del libro "the computers Boys take over" https://mitpress.mit.edu/books/computer-boys-take-over

E' difficile mettere tutti queste idee in pochi minuti -- ma la realtà dei fatti è che tuttora le donne in informatica sono una piccola minoranza

Mo., 12.04.2021 - 23:32 Permalink
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Antonella De Angeli Mo., 12.04.2021 - 23:58

Antwort auf von Gianguido Piani

La dott.ssa Bria è una mente eccezionale che stimo molto. Comunque il suo curriculum si sviluppa verso l'informatica a partire da Economia e conferma la mia idea che l'interdisciplinarietà potrà aiutare a raggiungere la parità di genere in informatica. Mi permetto anche di suggerire che la parola "gender" ha una chiara traduzione italiana come "genere". Usare la parola inglese fra virgolette lo rende qualcosa di estraneo che non credo sia utile al messaggio che vogliamo portare avanti.

Mo., 12.04.2021 - 23:58 Permalink
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Gianguido Piani Di., 13.04.2021 - 08:47

Antwort auf von Antonella De Angeli

La questione diventa quindi come avvicinare piu' donne al mondo dell'informatica. L'accesso alle facolta' non e' discriminato, ai posti di lavoro si accede per qualifiche, chiunque puo' acquistare un computer - un Raspberry Pi a circa 40 EUR e' sufficiente per sviluppare nuove teorie di portata mondiale e scriverci sopra dei libri (per carriere accademiche, meglio "paper"). Il problema ha analogie con quello della mobilita' - sappiamo che le auto inquinano ma a meno di non intervenire a forza sulla liberta' di ognuno di acquistarne una e riempirla di benzina la questione resta irrisolvibile. Non possiamo obbligare donne a occuparsi di informatica se ognuna di loro presa singolarmente, per propri motivi, non lo vuole fare. Allo stato delle cose il massimo ottenibile e' cercare di capire le cause di questa disparita' tra chi e' attivo nel settore. Solo conoscendo le cause effettive diventera' possibile individuare possibilita' di intervento. Forse.
Personalmente sono convinto che come in altri settori le carriere debbano essere aperte a chiunque senza discriminazioni, ma poi occorre in ogni caso tempo per un'evoluzione naturale della societa'. Puo' essere che occorrano generazioni, non e' detto che bastino pochi anni. In ogni caso, piu' donne assumono ruoli attivi, meglio e'.
Il titolo di questa rubrica e' (Re)Searching Gender. Forse andrebbe cambiato?

Di., 13.04.2021 - 08:47 Permalink