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Un disco per tutti

Sulle spiagge d’Europa si disputano competizioni internazionali di Ultimate Frisbee, uno sport che ha alla base principi di inclusione e fair play. Parla Nicolò Brunelli.
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Foto: European Beach Ultimate Club Championships

Negli anni Cinquanta alcuni allievi della Yale University avevano iniziato a lanciarsi per gioco i vassoi delle torte prodotte dalla ditta Frisbie Pie Company. Gli studenti erano affascinati dalle particolari traiettorie che si potevano compiere, rese possibili dall’aerodinamicità di quei piatti ribaltati. Nasce così un passatempo, il frisbee, il cui nome risale proprio alla pasticceria dei vassoi lanciati nei college. Il frisbee si diffonde rapidamente e diventa sempre più normale vedere sulle spiagge americane gruppi di persone intrattenersi con un disco. Il gioco si fa presto strada e alla fine degli anni Sessanta se ne codificarono le regole: era nato l’Ultimate Frisbee.

L’Ultimate Frisbee è uno sport che si contraddistingue per il cosiddetto spirito del gioco e per i principi del fair play. È uno sport auto-arbitrato e senza contatto fisico. Ogni giocatore viene elevato al rango di arbitro ed è quindi responsabile del rispetto delle regole e della corretta conduzione del gioco. L’Ultimate si pone anche come strumento che contribuisce all’eliminazione delle barriere basate su pregiudizi e distinzioni. Esiste infatti la divisione mista che vede competere sullo stesso campo maschi e femmine, offrendo un punto di partenza per superare discriminazioni di genere grazie alla comune passione per questo sport. Ciò che si sperimenta in prima persona giocando ad Ultimate, ad ogni allenamento e in ogni partita, è espressione di valori essenziali per la vita in società: rispetto, dialogo, inclusione, onestà.

In Europa le competizioni più prestigiose di Ultimate sono organizzate dalla European Ultimate Federation (EUF) e dalla Beach Ultimate Lovers Association (BULA). L’obiettivo di queste organizzazioni non è unicamente pianificare ed allestire tornei internazionali, ma soprattutto promuovere l’Ultimate nei Paesi in cui non esistono associazioni locali. Tra il 14 e il 16 ottobre 2022 si sono disputati a Portimão, in Portogallo, gli European Beach Ultimate Club Championships, la più importante competizione di Beach Ultimate a livello europeo a cui ha partecipato anche Nicolò Brunelli, 24 anni, giocatore di Ultimate da ormai dieci anni.

Salto.bz: Nicolò, come ti sei avvicinato all’Ultimate Frisbee e qual è stato il tuo percorso fino ad oggi?

Nicolò Brunelli: Quando ero alle elementari non avevo ben chiaro che sport volessi praticare. I miei amici giocavano a calcio e quindi li ho seguiti. Lo facevo essenzialmente per la compagnia perché in realtà non mi era mai piaciuto. Nel periodo di inizio superiori ho conosciuto Michele, un mio caro amico del ’95, che mi ha introdotto all’Ultimate, proponendomi di seguire degli allenamenti tenuti da due ragazzi a Povegliano Veronese. Inizialmente eravamo più o meno in dieci a giocare. Il progetto si è poi espanso e la squadra si è spostata a Verona diventando disciplina del Centro Universitario Sportivo. Durante la triennale ho giocato poi per il CUS Bologna e in questi ultimi due anni di magistrale ho giocato a Torino.

L'Ultimate è lo sport che in assoluto promuove il concetto di Gender Equity

Insieme ai BeeFire di Torino, circa un mese fa, ti trovavi in Portogallo a disputare gli European Beach Ultimate Club Championships, dove avete conquistato uno storico terzo posto. Ci racconti la vostra avventura?

Per raggiungere Portimão era necessario classificarsi tra le prime tre squadre ai campionati italiani su spiaggia che si sono tenuti nel mese di maggio a Caorle. Abbiamo centrato l’obiettivo conquistando perfino il gradino più alto del podio. Per l’allenatore Andrea Pagano e per i veterani della squadra è stata la realizzazione di un sogno. In Portogallo ne abbiamo realizzato un altro. Nonostante la complessità del nostro girone siamo arrivati primi, battendo anche la temuta squadra francese dei Tchac, una delle favorite del torneo. Abbiamo così acceduto alla fase ad eliminazione diretta. Ai quarti abbiamo incrociato la squadra di Padova, classificatasi seconda ai campionati italiani. Con loro abbiamo disputato una partita combattutissima, vinta all’Universe Point, ovvero la meta che in caso di pareggio allo scadere del tempo regolamentare conferisce immediatamente la vittoria alla squadra che la realizza. Raggiunta la semifinale abbiamo incontrato i Guayota di Tenerife, una squadra che si allena tutto l’anno sulla sabbia. Abbiamo perso 11 a 8 e la squadra spagnola ha poi conquistato il trofeo vincendo la finale. Nella finalina per il bronzo ci siamo imposti vincendo per 13 a 5. La medaglia è stata per tutti il grande traguardo di un percorso iniziato due anni fa, quando gli EBUCC erano stati cancellati a causa della pandemia.

Giochi nella categoria “mixed”. Ci spieghi cos’è?

È chiamata “mixed” la divisione in cui maschi e femmine condividono il campo. È una categoria che si sta diffondendo sempre di più. Da questo punto di vista l’Ultimate è lo sport che in assoluto promuove il concetto di Gender Equity. A Portimão bisognava giocare con cinque persone in campo e come minimo due giocatori di entrambi i sessi. Per garantire la massima parità ogni due mete subentrava un giocatore del sesso in inferiorità numerica. Non seguo proprio tutti gli sport del mondo, ma non ne conosco tanti altri che come l’Ultimate a questi livelli permettano ad entrambi i sessi di esprimersi al meglio sullo stesso campo.

Nell’Ultimate non ci sono arbitri in campo. Come vi gestite?

Come hai detto tu in campo non ci sono arbitri, e dunque bisogna autoregolarsi. È importante che ogni giocatore si impegni a rispettare le regole del gioco e che sia lui stesso responsabile del proprio comportamento. Quando qualcuno effettua una chiamata esclamando “foul!” allora il gioco si deve fermare e tutti i giocatori rimangono nella stessa posizione in cui si trovano. I due giocatori delle due squadre avversarie coinvolti nella chiamata incominciano una vera e propria discussione per cercare di risolvere la controversia. Qualora non si fosse raggiunto un accordo, il gioco riprende dall’azione precedente l’interruzione. Per giocare ad Ultimate avere un alto livello di sportività è imprescindibile, però bisogna ammettere che anche questo sport non è perfetto. Più la posta in gioco si alza più è facile che vengano effettuate chiamate discutibili. Questo perché non si vuole lasciare all’avversario neanche un centimetro di campo. Nonostante ciò, per quanto questo sistema non sia perfetto, non arriverei mai al compromesso di avere un arbitro in campo. Nell’Ultimate non giochi per convincere qualcuno, come invece può capitare in altri sport. L’esempio più lampante è il calcio.

Nell’Ultimate esiste anche la figura del Capitano dello Spirito. Qual è il suo ruolo?

Al termine di una partita di Ultimate le due squadre si riuniscono in cerchio disponendosi in modo alternato con i giocatori della squadra avversaria. I Capitani dello Spirito delle due rispettive squadre fanno un resoconto della partita appena disputata e parte del discorso è rivolta allo Spirit Of The Game. Ci si chiede se le chiamate sono state corrette, se le discussioni sono state efficaci, e ci si dà dei feedback a vicenda per migliorare il proprio gioco e la propria attitudine. Inoltre, successivamente a questa fase, ogni squadra è tenuta a compilare un questionario in cui si valuta lo spirito di gioco della squadra avversaria. Alla fine di un torneo non vengono premiate soltanto le squadre che hanno conquistato le prime tre posizioni, ma viene anche celebrata la prima squadra dello Spirit Of The Game.

Direi che possiamo affermare che l’Ultimate è uno sport molto educativo e che trasmette valori importanti.

Assolutamente! È uno sport che nasce con intenti genuini. Ti insegna a metterti sempre in discussione, a saper argomentare bene le proprie ragioni e a saper ascoltare quelle degli altri. Uno sport che promuove l’inclusività di genere. A breve andremo nelle scuole a diffondere questo sport, e vogliamo far capire sin da subito che per giocare ad Ultimate il rispetto delle regole e degli avversari è una qualità che bisogna possedere e che deve antecedere l’adrenalina della competizione e la voglia di raggiungere il successo.