Umwelt | Cop28

"La montagna è la grande assente"

Alla Cop28 di Dubai il tema della montagna è stato escluso dai negoziati e dai panel. Intervista alla collaboratrice di Eurac, Viola Ducati
COP28
Foto: Viração&Jangada
  • Alla fine della ventottesima conferenza delle parti (Cop28) di Dubai sembra essere arrivato il tanto atteso accordo sull’abbandono dei combustibili fossili. Dopo una lunga fase di stallo, i vari attori hanno deciso di inserire nel testo la previsione di una transizione graduale dagli idrocarburi alle fonti rinnovabili, senza però parlare di una più decisa fuoriuscita. Si tratta comunque di un inizio, in vista della prossima Cop, durante la quale sarà necessario affrontare con più forza l’argomento. Del resto la decisione di ambientare la Cop28 proprio a Dubai aveva destato non poche perplessità, non solo per il ruolo chiave del petrolio nell’economia degli Emirati Arabi Uniti, ma anche per le ripetute violazioni dei diritti umani nel paese: fattori non trascurabili se si intende affrontare le problematiche legate al clima. L’evento, però, sembra essersi chiuso con un certo successo per Sultan Al Jaber, Presidente della Cop28, soprattutto per l’organizzazione dei padiglioni e per la capacità di accoglienza delle moltissime persone giunte a Dubai, ottenute a discapito delle consuete manifestazioni della società civile. Ne parliamo con Viola Ducati, collaboratrice EURAC, a Dubai con la Delegazione Trentina, un progetto di APPA (agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente) insieme a Viração&Jangada

    SALTO: Quali sono le impressioni che arrivano da questa Cop appena conclusa? 

    Viola Ducati: Le aspettative erano altissime e in alcuni casi si può dire che non sono state disattese. Si è arrivati molto velocemente all’accordo di finanziamento del fondo loss and damage e nessuno si aspettava che accadesse già al primo giorno di negoziati, mentre lo stallo sull’abbandono dei combustibili fossili e l’accordo tardivo lasciano intuire che una soluzione più decisa arriverà solamente nelle Cop successive. 

  • Viola Ducati, al centro in camicia bianca: "Una scelta decisamente poco comprensibile, se pensiamo al ruolo fondamentale delle montagne sull’ecosistema".: Foto: Viração&Jangada
  • Nei giorni della Cop28 però molti sono stati i temi da trattare?

    Si sono susseguiti molti side event nei vari padiglioni che hanno ospitato la manifestazione, ma nonostante le tematiche siano state molto varie, come i giovani, la salute, la biodiversità...Il grande escluso è stato il tema della montagna. Per decisione dell’organizzazione il problema delle aree montane è rimasto fuori: una scelta decisamente poco comprensibile, se pensiamo al ruolo fondamentale delle montagne sull’ecosistema, basterebbe ricordare la funzione dei ghiacciai negli equilibri climatici non solo europei ma anche asiatici. 

    Una scelta discutibile, se si riflette sulla connessione tra i vari ecosistemi e alla resistenza dei territori montani?

    Purtroppo si tratta di una mancanza veramente grave. Anche il panel denominato Dolomite Manifesto che ha coinvolto la Provincia di Trento, l’Università Bocconi e il Politecnico di Milano intendeva rifarsi alla capacità di resistenza e di adattamento al cambiamento delle popolazioni montane, viste come un esempio da replicare anche in altre comunità locali. Nonostante la montagna e la sua popolazione siano fonte d’ispirazione, il tema non è stato però trattato in nessun altro modo. 

    Per decisione dell’organizzazione il problema delle aree montane è rimasto fuori

    Qualche passo avanti è stato fatto con gli aspetti legati alla biodiversità? 

    Finalmente anche la Cop28 ha recepito i risultati della Cop15 sulla biodiversità. Le due conferenze non sono unite ma a Dubai si è parlato moltissimo di biodiversità e di soluzioni basate sulla natura. Il ruolo della biodiversità come sviluppo sostenibile, precedentemente confinato quasi al solo ambito della ricerca, è entrato per la prima volta come argomento da legare ai processi economici e produttivi, anche se per ora sono state definite solamente delle linee guida. Una lacuna che dovrebbe essere immediatamente colmata con delle definizione puntali di soluzioni basate sulla natura, per evitare il rischio di greenwashing. 

    Il problema su cui tutti si interrogano è però la tanto attesa fuoriuscita dai combustibili fossili? 

    L’accordo raggiunto sembra rimandare più che altro alle prossime Cop. La sensazione è che nessun paese voglia davvero farsi avanti per primo, non solo i Paesi della penisola arabica, ma anche USA e Cina: l’abbandono richiede investimenti ingenti ed iniziare subito vuol dire mettere in campo parecchie risorse. Gli esperti dicono poi che il perno della discussione è la differenziazione e non si può chiedere lo stesso impegno alle diverse nazioni mondiali. 

    L’Italia è tra le nazioni inquinatrici, c’è stata una buona rappresentanza in questa Cop? 

    Non si è trattato di una partecipazione incisiva, forse anche a causa di un personale non particolarmente preparato. Nonostante le responsabilità del nostro paese nel contributo alle emissioni, siamo infatti tra i primi partner di ADNOC (Abu Dhabi National Oil Company), ci sono stati moltissimi accrediti per i lobbisti dei combustibili fossili, per esempio una quindicina per ENI. 

    Un’edizione caratterizzata da una maggiore presenza di lobbisti che di attivisti della società civile

    Un altro aspetto della Cop28 è stata proprio la grande presenza di lobbisti? 

    2500 solamente i rappresentanti dell’energia fossile. Accanto a questi poi moltissimi altri, in un’edizione caratterizzata da una maggiore presenza di lobbisti che di attivisti della società civile. La partecipazione della società per fare pressione sugli accordi è fondamentale e parte integrante delle Cop, ma qui è stata silenziata e depotenziata. A parte la marcia per il clima, unico momento di protesta, tutte le manifestazioni sono state confinate in piccoli recinti, sfruttando i regolamenti rigidi e gli spazi dei padiglioni. 

    Un’organizzazione in linea con la scelta di portare la Cop28 a Dubai? 

    Se si guarda al mero aspetto organizzativo si è trattato comunque di un esito positivo per Dubai. Gli spazi adibiti erano quelli molto nuovi dell’EXPO, c’erano gadget in linea con il tema della sostenibilità, menù con opzioni vegane e fontanelle per l’acqua…certo resta la domanda su quanto possa essere davvero sostenibile una città con le caratteristiche e la storia di Dubai.