Chronik | no al referendum

Trekking in salita per Di Battista

Tappa dolomitica per il “coast to coast” del deputato M5S Alessandro Di Battista, contrario alla riforma costituzionale. Tra ascese mancate e citazioni di Leopardi.

Ma come? Dobbiamo scendere?”: Ferragosto con sole e nubi di passaggio al rifugio Roda de Vael, 2283 metri sul lato trentino del Catinaccio, un'ora e venti di cammino sul ripido sentiero da Passo Costalunga, molto meno dalla stazione a monte dell'impianto Paolina. È qui l'appuntamento con Alessandro Di Battista, deputato e membro del “direttorio” del Movimento 5 Stelle, per la terza tappa in regione – dopo Riva del Garda e Moena – del viaggio “#iovotono – Costituzione coast to coast” per spiegare le ragioni del “no” alla riforma costituzionale targata Matteo Renzi. Un giro d'Italia in motocicletta – con inizio a Orbetello in Toscana – che prima di affrontare le fatidiche tappe dolomitiche è transitato per i lidi balneari ferragostani, quali Viareggio, Desenzano e Santa Margherita Ligure. La piazza di Jesolo è stata invece negata dal sindaco PD della cittadina veneta.

Il fiatone del popolo di Dibba

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La delegazione altoatesina del M5S al rifugio Roda de Vael.

La gente fa troppa fatica a salire da Pozza di Fassa, non vuole affrontare l'ultimo tratto in salita” informa la gestrice del rifugio, a sua volta avvertita da un uomo che fa la spola dalla sottostante Malga di Vael, dov'è ferma la carovana a cinque stelle – chissà se pure quassù, come in altri rifugi del Catinaccio, la linea telefonica è staccata. Gli escursionisti pentastellati dall'Alto Adige, capitanati dalla consigliera comunale bolzanina Maria Teresa Fortini e dalla collega meranese Adriana Valle, non si perdono d'animo: ricaricate le batterie con kaminwurz e schüttelbrot di farro, ridiscendono più a valle. Si unisce alla delegazione sudtirolese Oswald Hell, fondatore del gruppo “Südtiroler Frühling”. E così, dopo venti minuti di ripida discesa tra gli alpeggi, appena sotto la linea del bosco, ecco apparire la piccola Woodstock alpina del movimento, tutta riunita attorno alla malga di Vael. Circa trecento persone arrivate un po' da tutta Italia, perlopiù villeggianti in val di Fassa, ma anche venute apposta per questo evento: una coppia da Pistoia (è scritto sul cappellino) è sveglia dalle 5 e rientrerà la sera stessa in terra toscana, mentre Luca e Giovanni, studenti ventenni salernitani, hanno viaggiato di notte con Flixbus per poter partecipare al trekking (a metà) con “Dibba”. Districandosi tra zaini e bastoni da montagna, ecco apparire Alessandro Di Battista: indossa una felpa blu con l'hashtag #iovotono, mentre prepara panini sempre in piedi al tavolo del “cibo disponibile per tutti”. “C'è il prosciutto vegano!” “e c'è anche la grappa di pino mugo appena distillata!” urla festante un signore, con la bottiglietta in mano. “Al ritorno vi riportiamo in macchina al passo” garantisce Di Battista a chi ha compiuto l'ascesa (e discesa) dal Sudtirolo. sottolineando l'atmosfera conviviale e generosa della “comunità” del M5S.

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La malga di Vael, ai piedi della Roda de Vael, in val di Fassa.

“Portare in alto la Costituzione”

Siamo in centinaia qui in alta quota sulle Dolomiti, a parlare di democrazia, di Costituzione, ed è una meraviglia vedere cittadini così partecipi, così informati, così desiderosi di democrazia, di diritti e sovranità. Lo dico a tutti i cittadini: informatevi, ed è un bene votare no, non possiamo garantire ai partiti politici questo strapotere. Hanno paura che i cittadini s'informino e vadano oltre i bei titoli delle leggi renziane, come nei contratti” dichiara ai giornalisti il giovane deputato romano. L'impressione in effetti è che molti, tra i presenti, siano saliti con Dibba in Trentino per ascoltarlo e “informarsi”, ovvero conoscere quella “verità” nascosta dalla propaganda del governo Renzi. Di Battista è padrone della situazione, sorridente e disponibile (ma sapendo divincolarsi da quei fan troppo pressanti), non si sottrae ad alcun selfie, l'eloquio è sempre efficacissimo, la risposta pronta.

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Non arrivano né le cavallette né lo yeti, se vince il no”

Generalmente quando prendo la parola alla Camera, vedo Brunetta e Boldrini, oggi vedo la Marmolada!” è la battuta d'esordio al megafono. Ma pochi istanti dopo il discorso si fa più serio. “La Costituzione ovviamente si può cambiare, abbiamo sin dal 2013 proposte di modifica della carta, dal referendum propositivo senza quorum, all'obbligo di discussione delle leggi d'iniziativa popolare in Parlamento, dal vincolo di mandato al dimezzamento dei parlamentari, dall'abolizione delle province a quella del finanziamento pubblico ai partiti”. I senatori vengono sì ridotti, ma “hanno abolito la scheda elettorale, a sceglierli saranno i partiti che hanno distrutto tutto – grazie a Dio non le Dolomiti, ché quassù il PD non arriva – tra i consiglieri degli enti più corrotti d'Italia, ovvero le Regioni, e garantendo loro l'immunità parlamentare. E con l'Italicum anche la Camera verrà formata per il 70% da nominati, coi capilista bloccati”. “Loro occupano le televisioni, noi facciamo le escursioni in montagna” prosegue Di Battista, “mai una sindaca è stata attaccata come Virginia Raggi, anche perché non vuole le Olimpiadi: il conflitto d'interessi e l'ipocrisia della sinistra va ben oltre Berlusconi. Stanno privatizzando lo Stato sociale costruito in 70 anni, il diritto alla salute, all'istruzione, ai trasporti. Vogliono svendere la sovranità popolare al grande capitalismo finanziario, perché i mandanti delle riforme sono le grandi banche d'affari e la BCE, intente a smantellare gli Stati sociali del Sud Europa, attraverso questo grimaldello costituzionale. Siamo esseri umani e vogliamo avere più diritti delle merci”. Alessandro Di Battista legge le 451 parole dell'articolo 70 della Costituzione riformata (“non ve lo diranno in tv”) raffrontato al vigente (“La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”) nella Costituzione “scritta da Calamandrei”. Secondo Di Battista, l'articolo 70 trasformerà il Senato in un Vietnam, che in caso di vittoria elettorale del M5S (con l'Italicum?) ostacolerà qualsivoglia legge d'iniziativa grillina, tra cui spicca il reddito minimo garantito.

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Terminato il comizio, la folla si disperde, e ritroviamo un Di Battista forse più umano (o forse è ancora il fenomeno?) mentre s'intrattiene con i militanti altoatesini del M5S. Frasi come “Renzi è un vile ricattatore, spera che Merkel gli regali qualche miliardino di flessibilità, poi li metterà sulle pensioni dopodiché farà votare sulla Costituzione”, “se non ci fossero i 5 stelle saremmo già in guerra in Libia”, “da soli a Roma non ce la facciamo, senza i romani non si fa nulla”, lasciano ora spazio a considerazioni sulla sua vita presente (“Come faccio a metabolizzare tutto quello che passa in Parlamento? Con l'alcol! No, scherzi a parte, sono momenti come quello odierno che mi ricaricano”) e soprattutto sul suo futuro. “Non faccio un'altra legislatura, non voglio perdere gli anni migliori” e recita a memoria la poesia A Silvia di Giacomo Leopardi: “Io gli studi leggiadri / talor lasciando e le sudate carte / ove il tempo mio primo / e di me si spendea la miglior parte”. I sudtirolesi decidono di tornare a monte, per un secondo pranzo al rifugio Roda Vael. Un cameriere di Civitanova Marche, interrogato sul deputato grillino, risponde con savoir-faire marchigiano: “Al bar non si parla di politica”. Meglio che Di Battista non sia arrivato lassù.

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Foto di gruppo dei grillini altoatesini con Alessandro Di Battista.