Politik | Il personaggio

Qualcuno ti ama ancora, Pd

Alex Castellano sul suo impegno come presidente del quartiere Don Bosco, la retorica del degrado e i tormenti dell’elettore democratico.
Alex Castellano
Foto: Alex Castellano

23 anni compiuti a ottobre, fresco di laurea con una tesi sulla Conferenza internazionale sul clima di Parigi del 2015, e un incarico istituzionale che ricopre a Bolzano con immutato entusiasmo dal maggio 2016, “ma ho consegnato anche pizze a domicilio per arrotondare mentre studiavo Scienze politiche a Innsbruck, come molti miei coetanei”, Alex Castellano non nasconde le dovute riserve in merito alle generalizzazioni inopportune specie quelle che riguardano il numero dei suoi anni, “mi impegno a fare del mio meglio al di là dell’età anagrafica che di certo non ho potuto scegliere”. A quasi un anno dalla sua elezione come presidente in quota Pd della circoscrizione Don Bosco Castellano, che ha mosso i primi passi in politica frequentando uno stage per la campagna elettorale dell’ex sindaco Luigi Spagnolli nel 2015, tira le somme: “È un ruolo che richiede molto tempo e dedizione, ma sono convinto che al di là della burocrazia da sbrigare ci sia un lavoro quotidiano fatto di contatto con la realtà, con i cittadini, un lavoro impegnativo, se uno vuole farlo bene”.

Degrado si scrive disagio

"Non sempre sono sicuro che il ruolo di presidente di quartiere sia preso con la giusta serietà da parte di alcuni uffici"

Ma alcuni dubbi restano, dice il Presidente di quartiere, su come è strutturato il decentramento, ad esempio; così come resta l’impresa del riuscire a far collimare vita privata, lavoro, e impegno istituzionale. “Non mi sono mai costruito grandi aspettative circa questo incarico perché non contavo di ottenerlo, posso dire che non sempre sono sicuro che il ruolo di presidente di quartiere sia preso con la giusta serietà da parte di alcuni uffici”, sottolinea Castellano assicurando che, di contro, il clima in consiglio è buono. Anche con CasaPound (che alle ultime elezioni amministrative proprio a Don Bosco fece incetta di voti)? “Quando si parla di competenze e di lavoro attivo in circoscrizione - spiega il Presidente di Don Bosco - le basi ideologiche vengono meno a favore dell’interesse a assoluto dei cittadini, io, in ogni caso, sono fra quelli che ritengono CasaPound un fenomeno da tenere d'occhio, a dirla tutta non sono contento della piega che sta prendendo la politica a livello internazionale, che ragiona poco sui temi o sulle soluzioni attuabili e tende invece a parlare per slogan e ad ammettere, quando non le perpetra in prima persona, azioni provocatorie”.

Maneggiare la retorica del degrado senza cavalcarla o ricacciarla sotto il tappeto della propaganda è un esercizio pigro in molti casi. Un luminoso esempio: l’edizione 2.0 delle ronde cittadine, annunciate proprio nel quartiere Don Bosco per poi naufragare nel giro di qualche giorno. “Le ronde non sono la soluzione - riflette il giovane alfiere del Pd -, i cittadini dovrebbero segnalare situazioni di pericolo agli enti preposti e poi, diciamolo, questo allarme sicurezza è montato anche dai media, una volta certi episodi non arrivavano così rapidamente all’orecchio del cittadino, oggi invece con internet tutto viaggia alla velocità della luce e tutti si sentono in dovere di dare un parere sui fatti anche se spesso ciò non aggiunge nulla alla discussione. Ma questo - specifica - non vuol dire che io non comprenda le legittime preoccupazioni della gente, solo che determinati movimenti politici hanno tutto l’interesse strumentale di mettere in luce le problematiche presunte e reali”. Va anche detto che la situazione di Don Bosco è peculiare, il motivo: una buona parte dei cittadini abita in alloggi dell’edilizia sociale in cui spesso si radunano “persone con background sociale non sempre facile o di diverse etnie che hanno difficoltà oggettive nel rapportarsi e questo porta con sé una certa dose di disagio, ma si tratta di situazioni specifiche che vanno ad oscurare il quadro generale, che non è così critico come viene dipinto”.

Bilinguismo, Pd e grandi speranze

"A me dispiace assistere ai soliti diverbi su questioni come la toponomastica che da ventitreenne bolzanino fatico a comprendere pur cogliendone l’importanza, ma la cosa sta assumendo contorni anacronistici"

Il verticalismo personalista all’interno di un partito democratico litigioso, i tatticismi inavveduti, il dibattito soporifero e infinito sul tema (o anatema?) della toponomastica come incidono sulla visione ancora - auspicabilmente - priva di sovrastrutture asfittiche di una giovane leva? “A me dispiace assistere ai soliti diverbi su questioni come la toponomastica che da ventitreenne bolzanino fatico a comprendere pur cogliendone l’importanza, ma la cosa sta assumendo contorni anacronistici, il bilinguismo dovrebbe essere un dato di fatto in questa Provincia, ma così ancora non è, anche per scelte politiche fatte in passato. Insistere su questa divisione invece di superarla nell’interesse di tutti quanti significa non focalizzarci su un potenziale che abbiamo ma che continua a non essere sfruttato arroccandosi su posizioni irremovibili”, così Castellano. E sul Pd la posizione è chiara: “Prendiamo il consiglio provinciale, le due persone appartenenti al partito (Bizzo e Tommasini, ndr) invece di mettersi d’accordo si fanno trascinare da beghe personali che influenzano di fatto anche il loro rapporto politico, e così si rischia di perdere occasioni di confronto sano e democratico e di indebolire il partito stesso”.

Nonostante tutto il giovane Castellano nel Pd ci crede ancora, “il problema sono le persone che antepongono i propri interessi personali a quelli del partito e degli elettori, occorre cambiare atteggiamento, perché la delusione c’è. E servono iniezioni di idee nuove e nuovi approcci per uscire da questo reticolato, il sistema deve superare le proprie debolezze e dimostrare che la politica non è solo fatta di intrallazzi, perché se è questa l’immagine che dà di sé è chiaro che la gente vuole starne alla larga”. La critica sale anche al piano nazionale: “Credo che il governo Renzi abbia portato avanti riforme importanti e dato una svolta, quantomeno nell’approccio, alla politica italiana che spesso rischia di essere inconcludente. Di errori comunque ne sono stati fatti. Renzi non sempre è stato inclusivo e ha peccato, in certi casi, di delirio di onnipotenza, ma credo che l’ex premier abbia ancora molto da dire e non vedo in Michele Emiliano un’alternativa ancora credibile”. E per quel che riguarda invece le ambizioni personali l’intenzione è quella di continuare con la carriera politica, ammette Castellano. Sempre fedele al Pd? “Sempre”.