Gesellschaft | Il sopralluogo

“Si cuciono occhi e bocca”

Atti di autolesionismo da parte di alcuni detenuti nel carcere di Bolzano. Da Roma arriva l’ok definitivo alla manovrina che sblocca i 25 milioni per la nuova prigione.
Carcere
Foto: Salto.bz

Le mozioni

Il refrain, sciaguratamente, non cambia: la situazione nel carcere di Bolzano continua a essere insostenibile. Lo hanno ribadito anche il senatore Francesco Palermo, il consigliere provinciale dei Verdi Riccardo Dello Sbarba e l’avvocato trentino e radicale Fabio Valcanover che ieri (16 giugno) hanno condotto una visita ispettiva nella struttura di via Dante. “La direttrice Rita Nuzzaci ci ha detto che il carcere è praticamente tutto fuori norma. E si verificano casi estremi di autolesionismo, con detenuti che si infliggono dei tagli o che addirittura, rimediato ago e filo, si cuciono gli occhi e la bocca per attirare l’attenzione sulle loro necessità inascoltate, per ottenere un colloquio con il giudice di sorveglianza o una visita medica”, spiega Dello Sbarba che ha presentato, insieme ai colleghi Brigitte Foppa e Hans Heiss, una mozione in consiglio provinciale per chiedere di prevedere per l’Alto Adige, date anche le peculiarità linguistiche del territorio, la figura del Garante dei detenuti (già istituita recentemente in Trentino).

Non solo. Gli ambientalisti chiedono un Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria sul territorio competente solo per Trento e Bolzano (attualmente l'organo di riferimento per il Trentino-Alto Adige comprende anche Veneto e Friuli-Venezia Giulia e ha sede a Padova) anche in vista del nuovo carcere; e inoltre che la Regione anticipi le spese per le udienze davanti al giudice di pace (rimborso a carico dello Stato). Punti, questi ultimi due, contenuti anche in un’altra mozione presentata stavolta in consiglio regionale e firmata, oltre che dalla triade Dello Sbarba, Foppa e Heiss, anche da consiglieri del Pd trentino, dell’UpT e del PATT.

"Si verificano casi estremi di autolesionismo, con detenuti che si infliggono dei tagli o che addirittura, rimediato ago e filo, si cuciono gli occhi e la bocca" (Riccardo Dello Sbarba)

Conti alla mano

Il governo ha incassato la fiducia del Senato sulla cosiddetta manovrina che contiene un finanziamento da 25 milioni per sbloccare il cantiere del nuovo carcere (la gara d’appalto è stata vinta da Condotte spa), a cui si aggiungerà il denaro preso dai fondi dell’Accordo di Milano. La manutenzione sarà a carico della ditta appaltatrice per la durata di 20 anni. Nel frattempo è quasi arrivato al capolinea il percorso della norma di attuazione che prevede - riferisce Palermo - “che la Provincia copra il costo degli stipendi del personale civile (educatori e ragionieri, ad esempio) che lavora in carcere e che ad oggi conta 9 unità a fronte delle 23 che dovrebbero comporre la pianta organica. In queste condizioni non è possibile lavorare e il problema non riguarda evidentemente solo i detenuti ma anche il personale che ruota intorno al carcere e la collettività tutta. Mi rendo conto che questi sono temi poco popolari ma se certi investimenti vengono fatti a dovere questi avranno ricadute positive sulla società, sia in termini di risparmio sui costi che di maggiori garanzie di sicurezza”.  

"Nella struttura di Bolzano in particolare ci si occupa principalmente dei problemi conseguenti alla legge sul proibizionismo delle droghe, non ci dimentichiamo che la custodia dei detenuti ha un prezzo ed è ora di bilanciare costi e benefici del mantenere tali proibizioni" (Fabio Valcanover)

La vita in cella (e intorno)

Attualmente nella casa circondariale di Bolzano vivono 108 detenuti, ciò significa che non solo è stata superata la capienza massima che è di 87 unità ma anche la soglia tollerabile pari a 105 persone. “E a proposito di capienza - interviene Valcanover - voglio ricordare una cosa: la direttiva europea, poi recepita dall’Italia, afferma che lo spazio minimo per l’allevamento dei maiali è 3 metri per 3. Lo stesso che aveva indicato la sentenza Torreggiani per gli esseri umani in carcere. E pare che questa metratura sia considerata cubica. Come se si potesse camminare sui muri”. 

Dei 108 detenuti uno solo è in semilibertà e 67 sono stati classificati - tramite autodichiarazione o controlli obiettivi effettuati all’ingresso - come tossicodipendenti e incarcerati per reati legati alla droga o piccoli furti. “Ma la prigione è davvero il luogo dove devono stare ed essere curati i tossicodipendenti? - si domanda Valcanover, da tempo in prima linea per la tutela dei diritti dei detenuti -. Nella struttura di Bolzano in particolare ci si occupa principalmente dei problemi conseguenti alla legge proibizionista sulla droga, non ci dimentichiamo che la custodia dei detenuti ha un prezzo ed è ora di bilanciare costi e benefici del mantenere tali proibizioni”.

 

"Il carcere per alcuni migranti diventa paradossalmente l’unico posto che può prendersi cura di loro, perché fuori non hanno spesso alcun tipo di assistenza e non possono cercare lavoro proprio perché sono senza permesso di soggiorno" (Francesco Palermo)

L’80% dei detenuti è composto da immigrati, molti dei quali senza permesso di soggiorno. Il carcere di Bolzano è un caso peculiare per la quantità di stranieri detenuti, come già accennato, soprattutto per reati di droga, “ma bisognerebbe chiedersi se reati del genere debbano condurre in prigione o meno”, sottolinea Palermo che poi aggiunge: “Il carcere per alcuni migranti diventa paradossalmente l’unico posto che può prendersi cura di loro, perché fuori non hanno spesso alcun tipo di assistenza e non possono cercare lavoro proprio perché sono senza permesso di soggiorno”. Queste persone, peraltro, osserva Dello Sbarba, non possono essere messe agli arresti domiciliari non possedendo una casa, ed ecco uno dei motivi per cui ci sono così tanti migranti nella struttura bolzanina. Per quel che riguarda la carenza del personale di guardia la soluzione (o un palliativo?) è impiantare un sistema di videosorveglianza negli spazi comuni. “L’atteggiamento con cui facciamo questo lavoro di ispezione - osserva infine Valcanover - è di constatare come vivono detenuti e detenenti, che è il linguaggio che utilizzava Marco Pannella per definire il mondo carcerario. I detenuti certamente soffrono ma in queste condizioni anche la vita di chi controlla non è da augurare a nessuno”.