Kultur | salto al cine

La corrispondenza

La corrispondenza di Giuseppe Tornatore, il cinema fra schermate di iPhone e Location Manager.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.

L'ultima fatica di Giuseppe Tornatore racconta dell'amore fra un docente di astrofisica (Jeremy Irons) e Amy (Olga Kurylenko), una sua studentessa (stuntgirl nel tempo libero), della vita e della morte di persone e stelle e dei rapporti fra umani mediati e dalla tecnologia digitale.

Ad un primo sguardo alla scheda tecnica, “la corrispondenza” potrebbe avere tutte le carte in regola per diventare un film apprezzato e pluripremiato e, solo dopo averlo subito, diviene definitivamente chiaro che le cose, per molti versi, non stanno così.

La storia è pesantemente compromessa dal ruolo che, nella testa del regista, svolgono laptop, videocamere cellulari e tablet che, se da un lato hanno trasformato, spesso peggiorato, le nostre vite, di certo non possono costituire un surrogato di vita dopo la morte. Tornatore ha perso l'occasione di inserire l'aspetto tecnologico come elemento espressivo nel suo film, e gli stessi Irons e Kurylenko, intervistati in proposito, hanno espresso forti perplessità rispetto a questa chiave di lettura.

La firma di Morricone sulle musiche è nient'altro che una firma, visto che delle musiche a cui ci aveva abituato il compositore, non v'è traccia per l'intera durata del film.

Se proprio si deve attribuire un premio a “la corrispondenza”, questo andrebbe assegnato al reparto effetti speciali, la cui rozzezza, troppo anche per una fiction low budget, risveglia lo spettatore dal torpore narrativo che questa pellicola causa ai più.

Per finire, rispetto a molte recenti produzioni italiane in cui, la connotazione territoriale ha prima di tutto un valore narrativo e la Film Commission che ha cofinanziato l'opera si svela solo leggendo tutti i titoli di coda, in questo caso è più che evidente come per certi autori, il “location shopping” è così evidente da compromettere talvolta la coerenza della storia.