Chronik | Il caso

“Niente può restituirmi mia figlia”

“Ecco perché non gioisco della morte di Marco Bergamo”. Parla Maurizia Mazzotta, madre di Marcella Casagrande che fu una delle vittime del serial killer di Bolzano.
Mazzotta, Maurizia
Foto: Maurizia Mazzotta

Una forza d’animo granitica contraddistingue Maurizia Mazzotta, madre di Marcella Casagrande, la studentessa quindicenne che fu una delle cinque donne brutalmente uccise da Marco Bergamo, soprannominato il “mostro di Bolzano”. Un delitto che per sette anni rimarrà irrisolto finché il 6 agosto del 1992 l’allora ventiseienne serial killer venne arrestato e successivamente condannato a 4 ergastoli e 30 anni di reclusione. Ieri, 17 ottobre, la notizia che Bergamo è deceduto in ospedale dove era stato trasferito, una decina di giorni fa, dal carcere di Bollate a causa di una grave infezione polmonare.

"Ho sempre combattuto, molte volte anche da sola, per chiedere giustizia, quella terrena, non certo quella divina"

“Sono passati 32 anni da quando Marcella è stata uccisa, e non c’è giorno in cui non pensi a lei, cerco di tenere viva la sua memoria”, dichiara a salto.bz Mazzotta che aggiunge: “Io non gioisco mai della morte di nessuno, perché dovrei? Niente può restituirmi mia figlia”. La morte non si sceglie “a parte alcuni rarissimi casi in cui è possibile decidere come potersene andare”, sottolinea la madre di Marcella, ma si può scegliere invece in che modo vivere “come una persona onesta o un delinquente. Marco Bergamo ha scelto di essere un assassino, uccidendo non una volta sola ma cinque e rovinando così la vita a se stesso, ai suoi cari e a tutte le famiglie delle ragazze a cui ha tolto la vita”. Nonostante questo non c’è posto, e non ce n'è mai stato, per sentimenti di vendetta, “ho sempre combattuto, molte volte anche da sola, per chiedere giustizia, quella terrena, non certo quella divina”.
 

 

Mazzotta si è sempre opposta all’eventualità che Bergamo potesse ottenere la semilibertà, “la mia paura non era quella, come hanno riportato erroneamente certi giornali, che mi potessi trovare davanti l’assassino, ma che questi potesse uccidere altre donne, aveva del resto dichiarato di aver provato un grande senso di potere sessuale di fronte alle sue vittime”. Anche l’odio è un impulso disinnescato. “Faccio le condoglianze alla famiglia di Bergamo perché un figlio o un fratello morto lo è indipendentemente da quello che è diventato - afferma Mazzotta -. Piuttosto voglio ringraziare i miei figli che ieri mi hanno chiamato da Vienna, dove vivono. Erano sereni, senza risentimento, e sono orgogliosa di loro, perché questo forse sono riuscita a insegnarglielo, a non odiare le persone, intendo, c’è così tanto rancore al giorno d’oggi”.