Umwelt | Valdastico Nord

I trentini contro

Centocinquanta persone a Caldonazzo per un'assemblea sull'A31 e le grandi opere. Dal vicentino sono arrivati gli esponenti della Comunità "Salviamo la Valdastico".
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Foto: altroeconomia
Entro l'estate del 2018 potrebbe arrivare il progetto relativo alla tratta trentina della Valdastico Nord, il collegamento stradale tra l'Alto vicentino e l'A22 del Brennero, e il problema è molto sentito nell'area del lago di Caldonazzo, che la Provincia autonoma di Trento ha indicato come "sbocco" per la A31 Nord. Così, giovedì 18 gennaio oltre 150 persone hanno raccolto l'invito del comitato "No Valdastico Nord - gruppo Valsugana" e partecipato all'incontro "A31 e grandi opere": un'assemblea partecipata, alla Casa della Cultura di Caldonazzo (TN), che ha visto la partecipazione di una folta delegazione vicentina, i cittadini della Comunità "salviamo la Valdastico", che oltre la montagna già affronta il problema degli espropri, per la costruzione di un'opera di cui si parla dal 1968 e che potrebbe costare oltre 2 miliardi di euro.
 

La Rozade

 
Tre le domande a cui cercare risposta - "a cosa (non) servono le grandi opere, chi le vuole, quali saranno le conseguenze" -, consapevoli che la partita della Valdastico Nord ha superato i confini nazionali, oggi che l'azionista di maggioranza della società titolare della concessione autostradale, la Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova (AutoBSPD) è controllata dalla multinazione spagnola Abertis.
Alex Faggioni, uno degli animatori del comitato "No Valdastico Nord - gruppo Valsugana", ha ricordato come "la Provincia autonoma si sia sempre mostrata contraria all'opera, fino al 2015, quando Ugo Rossi fece sapere che il Trentino era diventato possibilista. Nel luglio di quell'anno - ricorda Faggioni - si iniziò a parlare di un tunnel per la Valsugana, che portò i cittadini e quindi i Comuni del territorio ad attivarsi, mostrando la forte preoccupazione delle comunità".
 
Il comitato scrive una lettera al ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio, firmata da 300 cittadini e consegnata nelle mani del senatore del PD Giorgio Tonini. Nel febbraio del 2016, il quotidiano l'Adige titola "Valdastico addio autostrada" e poi del progetto non si parla più fino al novembre 2017, quando il quotidiano Trentino descrive come Rossi stia dettando "le condizioni per il sì". A metà dicembre Delrio è a Trento, e dice che la Valdastico Nord si farà, e sarà una soluzione "sobria" .
Prima di chiudere il suo intervento Alex Faggioni fa una provocazione: "Ci dicono che questo progetto non è più quello di cinquant'anni fa, che non dobbiamo chiamarlo PIRUBI (dai nomi dei politici DC Piccoli, Rumor e Bisaglia, che lo vollero) né Valdastico Nord. Va bene: siccome oggi lo promuovono Rossi, Zaia e Delrio, lo chiamaremo ROZADE, che in trentino significa una cosa fatta male, buttata lì".
 

Solo 80 metri

 
Dopo che Emanuele Curzel ha ricostruito l'iter legato autorizzativo dell'opera, il racconto dei vicentini ha aiutato a comprendere la partita aperta: Renzo Priante, ad esempio, ricorda come in alcuni punti la Valle del fiume Astico sia larga appena 80 metri: "Se dal 1968 non han fatto l'autostrada, è perché è impossibile progettarla. E se oggi hanno pensato alla soluzione interamente in galleria, non credano che questa non comporti problemi".
Giuliana Marchi, portavoce della Comunità "Salviamo la Valdastico", ha spiegato l'importanza di "una revoca della delega da parte dei cittadini, che diventano i portatori di informazione e di interesse per i cittadini". Almeno in Veneto, "le amministrazioni locali non hanno affrontato il problema della nuova autostrada. Lo fa la Comunità, un gruppo di persone che hanno colto la necessità di assumersi la responsabilità della vita collettiva. Guardando non solo al breve periodo, ma anche al futuro dei nostri figli".
 
Dopo cinquant'anni di voci che si rincorrono intorno a questa autostrada, adesso il rischio è di dieci anni di cantieri che - spiega Marchi - "modificheranno radicalmente il modo in cui i cittadini della Valle dell'Astico potranno vivere il loro territorio, la viabilità, la possibilità di muoversi dalla propria casa".
 

Punizione per Delrio

 
Tra gli interventi dal pubblico, uno dei più sentiti è stato quello di Carlo Stefenelli, già sindaco per dieci anni a Levico Terme (TN), un passato nella Margherita e poi nel PD: "Questa è una pagina squallida del centro sinistra autonomista Trentino. Il presidente della PAT, l'assessore competente e il dirigente dell'ufficio tecnico si sono arrogati il diritto di rappresentare i trentini, senza un confronto con il territorio. E oggi ci dicono che ciò che hanno in mente è un tracciato in grado di tutelare la sponda del lago di Caldonazzo, sottreando traffico nella zona Est. Parlano di una strada senza pedaggio, che rischia invece di attrarre un numero maggiore di camion".
"Se davverò il Partito democratico candiderà in Trentino il ministro Delrio dobbiamo stanarlo -ha detto Stefenelli-: "Puniamolo elettoralmente".