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Lo stillicidio della Solland

Il gruppo brasiliano non ha versato i 9,2 milioni per l’acquisto e i termini sono scaduti. Risorge l’ipotesi cooperativa, “ma i soldi non bastano”, dice Albrigo (Cisl).
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Foto: web

Una serie di tiri mancini continuano a imboccare la traiettoria della Solland Silicon. I problemi sembravano finalmente essere stati risolti grazie all’entrata in scena di un gruppo brasiliano che si era offerto di acquistare lo stabilimento di Sinigo produttore di triclorosilano al prezzo di 9,2 milioni di euro. Il punto è che quei soldi non sono arrivati. Il termine per il versamento è scaduto il 15 giugno e non ci saranno altre aste, né ci sono altre offerte sul tavolo. I lavoratori sono al culmine della pazienza e Maurizio Albrigo, sindacalista della Cisl, si fa portatore di questo ormai cronico disagio: “Non ci fanno sapere nulla, non è chiaro cosa sia successo, se l’acquirente si sia ritirato o se ci sono semplicemente degli intoppi procedurali risolvibili, ma l’accordo firmato, da quel che risulta, è vincolante”. Oggi (19 giugno) uno dei responsabili della procedura di fallimento, l’avvocato meranese Bruno Mellarini, incontrerà i lavoratori.

Nel frattempo, mentre tuttavia prosegue la procedura di spegnimento degli impianti per mettere in sicurezza il sito, si riaffaccia l’ipotesi della cooperativa dei lavoratori da costituire con i dipendenti rimasti per rilevare lo stabilimento e proseguire l’attività produttiva. Un progetto che era stato congelato dopo che il gruppo brasiliano si era fatto avanti. “Il fatto è che non basterebbero i soldi messi dalla cooperativa per rilevare la fabbrica, serbirebbero infatti 8-9 milioni”, spiega Albrigo. E chi li dovrebbe mettere questi denari? “La Provincia, ma come ci ha spiegato il segretario generale Eros Magnago, ciò sarà molto difficile, servirebbe una legge provinciale ad hoc per poter intervenire e siamo in campagna elettorale. Se salta anche questa prospettiva allora è davvero finita”, così il sindacalista.