Gesellschaft | Integrazione

“La Provincia deve fare di più”

La giunta provinciale approva un patto e i criteri a favore della convivenza con i cittadini immigrati in Alto Adige. Achammer: “Era d'obbligo dare un messaggio chiaro”.

Integrazione come convivenza regolamentata, come disponibilità all’impegno e allo spirito di iniziativa personale, come arricchimento e opportunità, sono questi alcuni dei punti contenuti nel relativo patto approvato dalla giunta provinciale. Nel documento si legge una precisazione d’obbligo: “Integrazione non significa assimilazione, e pertanto adeguamento completo alla società di accoglienza, bensì consente il mantenimento del legame con la propria cultura nel rispetto e riconoscimento delle tradizioni del territorio”.

I cittadini con background migratorio presenti in Alto Adige a fine 2015, riferisce l’ASTAT, erano 46.454, provenienti da 136 paesi. Un numero consistente che ha convinto la Provincia, già da marzo dello scorso anno, a impegnarsi per la predisposizione di un documento che, secondo quanto affermato dall’assessore competente Philipp Achammer, “fornisce la cornice politica necessaria a raggiungere un’integrazione intesa come convivenza pacifica”. Ecco allora che con il coinvolgimento delle parti interessate e prendendo spunto dalla legge provinciale sull’integrazione del 2011, sono state stabilite le linee guida nel lavoro dell’inclusione e definiti gli obiettivi nei vari campi di intervento. È stata quindi definita una bozza (“Convivere in Alto Adige - Un patto per l’integrazione) approvata a giugno dalla Consulta provinciale per l’integrazione. Bozza che, insieme ai criteri per incentivare l’integrazione, è stata approvata oggi, 19 luglio, dalla giunta provinciale. “Attraverso un processo partecipativo e inclusivo degli interessati e dei vari attori - ha detto Achammer - si è arrivati alla definizione di principi che indicano diritti e doveri”.

Le macroaree di intervento strategiche la lingua e la formazione, la professione e il lavoro, la politica e la pubblica amministrazione, la sanità e i servizi sociali, l’abitazione e la convivenza, la famiglia e i giovani, la cultura, la religione e il tempo libero. Si tratta di un rapporto di dare e avere, ha precisato l’assessore aggiungendo in proposito che da una parte “la Provincia deve fare di più attraverso nuove misure, ad esempio nei corsi di lingue, nella mediazione interculturale, nel riconoscimento delle qualificazioni conseguite dai cittadini nei Paesi terzi”. Dall’altra invece verrà preso in dovuta considerazione l’impegno personale, in primis per quel che riguarda l’apprendimento delle lingue: “Studieremo la possibilità di collegare questa disponibilità personale e questa comprovata volontà di integrarsi alla concessione di prestazioni aggiuntive dell'ente pubblico. Parliamo non di nuove prestazioni ma di quelle già esistenti, di secondo livello sopra l'assistenza essenziale”, ha sottolineato Achammer incaricato dalla giunta di approfondire anche la relativa base giuridica di tale eventualità.

Contributi ai Comuni e alle Comunità comprensoriali per iniziative di promozione di processi di integrazione a livello locale, per la cooperazione e il lavoro in rete, sono invece le misure contenute nell’ambito dei criteri per incentivare l’integrazione, la quale “comincia sempre dalle piccole realtà, nella convivenza quotidiana”, come si legge nel documento. Potranno infine essere finanziate misure per promuovere la partecipazione delle persone immigrate alla vita sociale, per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica, per la formazione e l’aggiornamento di moltiplicatori nell’ambito dell’integrazione. “Era necessario dare un messaggio chiaro visto che negli ultimi tempi il dibattito sull’integrazione è diventato, non solo in Alto Adige ma anche in altre regioni, sempre più complicato, motivo in più per cui ci siamo impegnati nell’elaborazione di questo patto”, così Achammer.