Kultur | La scommessa di Bolzano per il 2019

Venezia e Nordest capitale europea della cultura: i contenuti del dossier

Nel documento sono snocciolati i "numeri della cultura" nel Nordest e molta enfasi viene posta sul motto "Culture of PEACE", che esprime la volontà di promuovere partecipazione, valorizzazione sociale e creatività economica.

Nel dossier presentato a Roma trovano spazio moltissime buone intenzioni che prendono il via da una lettura che valorizza - ben inteso, con pieno diritto - tutti i risultati positivi conseguiti nel Nordest d'Italia in termine di sviluppo economico e capacità di convivenza tra le diverse espressioni culturali e linguistiche presenti.

Il dossier innanzitutto snocciola i "numeri della cultura" nel Nordest. Sono in grado di per sé di far tremare le gambe a tutte le altre candidature, nessuna esclusa. Anche se - naturalmente e specialmente nel campo della cultura - spesso non è nei numeri e nella quantità che risiete la sostanza. In ogni caso eccoli: 612 musei, 60 teatri, 9 università e quasi 6.800 scuole, senza contare il patrimonio paesaggistico. 
Sono senz'altro numeri che faranno la loro parte, eccome, nella competizione per ottenere l'alloro finale. 

Significativo è poi il motto prescelto. "Culture of PEACE" propone un riferimento diretto alla fine della grande guerra di cui nel 2019 si ricorderà il centenario della conclusione, ma è anche acronimo di Partecipating, Enhancing, Art, Creativity, Economy per indicare - nell'intenzione degli organizzatori - un territorio in cui si vogliono far vivere simultaneamente partecipazione, valorizzazione dell'arte e creatività economica.
La sfida è interessante ma non facile. Gli esempi virtuosi non mancano ma, naturalmente, non è tutto oro quel che luccica, come ben sappiamo. 

Il progetto intende coinvolgere in forma paritetica le aree a cui fanno riferimento i sei enti fondatori: il Comune di Venezia, la Regione del Veneto, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Venezia, la Provincia autonoma di Bolzano e la Provincia autonoma di Trento. L'intenzione encomiabile anche se - come sappiamo - l'intesa è stata raggiunta in extremis dopo non poche titubanze, soprattutto da parte della capofila Venezia. 

Un altro aspetto significativo su cui punta molto il dossier è l'autostenibilità finanziaria: nessun contributo statale verrà richiesto anche se vi è l'intenzione di modificare e migliorare profondamente il territorio del Nordest, dando vita a un grande polo culturale di respiro europeo. Davvero notevole. 

Nel dossier la pace viene indicata come "motore di sviluppo culturale, sociale ed economico" e la multiculturalità vi viene identificata come vero e proprio "collante per unire popoli anche molto diversi tra loro". Su questo passaggio - immaginiamo - ci sarà molto da discutere, anche nel nostro Alto Adige che sta vivendo una fase di forte trasformazione. 

Nel caso in cui Venezia e Nordest vedessero ripagati i loro sforzi, nel 2019 la rievocazione della fine della prima guerra mondiale - sostiene il dossier - vedrà coinvolte anche le vicine Germania, Austria, Slovenia, Croazia.
Nello specifico verrà ricordata la nascita dei modelli d'integrazione interetnica nelle aree di confine, primo passo verso l'attuale Unione europea. Abbiamo letto bene? Modelli "d'integrazione interetnica"? Un tabù verrà sfatato?

Tra i progetti specifici il dossier prevede - e qui citiamo testualmente il comunicato stampa della provincia di Bolzano - "anche veri e propri interventi di riconversione, tra i quali la rinascita del Porto vecchio di Trieste, la trasformazione del forte di Fortezza in una sorta di museo di partenze, arrivi e transiti in cui raccontare la storia dell'Alto Adige, la messa a regime del Muse a Trento e il nuovo polo bibliotecario trilingue di Bolzano".