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Bernardi si racconta

Presentato a Roma il libro intervista all'ex direttore del Teatro stabile. "La comunità italiana dell'Alto Adige, così fragile, mi fa simpatia e tenerezza".
Marco Bernardi
Foto: Tsb
  • Marco Bernardi – Cinquant’anni di teatro. E non solo, verrebbe da scrivere, leggendo l’interessante libro-intervista scritto dall’attrice, vocologa, giornalista e autrice milanese (ma ormai bolzanina d’adozione) Alessandra Limetti. Perché Marco Bernardi è stato per decenni regista e direttore del Teatro Stabile di Bolzano, garantendo una ribalta nazionale ed internazionale all’istituzione culturale altoatesina, costituendo un punto di riferimento importantissimo per la comunità italiana (e non solo per quella italiana) dell’Alto Adige, portando sul palco del Tsb e di mille altri teatri italiani – e non solo italiani – passato e presente, leggendo e interpretando l’attualità con gli strumenti di un teatro “di parola” non privo di innovazioni a livello scenografico.

  • Foto: Mdg

    Ma la grandezza di Bernardi si è espressa anche a livello manageriale e “politico”: dopo aver “salvato” lo Stabile assieme a Carlo Corazzola, i suoi successi hanno costituito la più legittima delle “spinte” per la costruzione della sua nuova “casa”, il nuovo Teatro comunale di Bolzano, in piazza Verdi. 

    Indegno di una valutazione critica dell’opera di Bernardi (nell’appendice troverete, peraltro, un’antologia delle critiche, spesso entusiastiche, agli spettacoli diretti dal regista), scrivo questo mio intervento per rendere merito a Limetti per il suo libro-intervista, la cui pubblicazione è stata giustamente sostenuta dall’Ufficio Cultura della Provincia autonoma di Bolzano. Bernardi, trentino, vi racconta la sua “bolzaninità”: “è la mia città, la città alla quale credo di aver dato qualcosa d’importante nel campo della cultura e del teatro, formando molti spettatori per molti anni e contribuendo a creare il clima politico culturale favorevole alla progettazione e realizzazione del nuovo teatro comunale”.

  • In trasferta: Qualche giorno fa il libro intervista a Marco Bernardi è stato presentato nella sede della Provincia a Roma. Foto: Tsb

    Dicevo dell’importanza di Bernardi quale punto di riferimento della comunità italiana dell’Alto Adige, nel libro-intervista di Alessandra Limetti lo conferma lui stesso: “Penso che ci sia in me anche una certa simpatia per i perdenti: questa nostra comunità italiana che sta diventando sempre più piccola, mi provoca un po’ di tristezza ma anche molta simpatia. Queste nostre famiglie che vengono da tutte le regioni d’Italia, che stanno perdendo le loro radici, che non hanno neanche un dialetto in comune, stanno comunque, consciamente o inconsciamente, tentando di costruire una nuova, confusa identità. Tutto questo in qualche modo mi piace e mi suscita sentimenti di tenerezza, proprio a causa della debolezza e della fragilità di queste persone un po’ smarrite, che poi magari si emozionano per un tris di canederli ben cucinati”.

  • Anche per questa sua attenzione, la comunità italiana dell’Alto Adige dovrebbe essere eternamente grata a Marco Bernardi. E anche ad Alessandra Limetti, per la sua opera di memoria culturale.

  • Il libro intervista a Marco Bernardi è stato presentato nei giorni scorsi a Roma. La recensione di Maurizio Di Giangiacomo è comparsa originariamente sul suo blog A futura memoria https://mauriziodigiangiacomo.wordpress.com/ 

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Profil für Benutzer Jul Bruno Laner
Jul Bruno Laner Mo., 20.11.2023 - 22:00

Caro Marco!
Con piacere ricordo "sti ani" passati nel nostro camino dello Stabile di Bolzano. Anche se ci siamo perduti un pò di vista ho sempre seguito il tuo curriculum intenso e di forte ingaggio . Che tempi in cui il Dolomiten si rifiutava di pubblicare le funzioni sacre della chiesa luterana EVANGELICA; figuriamoci il programma o una locandina dello Stabile o addirittura una recensione. ( Oggi il Dolomiten - Athesia si è pappato l' Alto Adige e quasi il resto della stampa locale di lingua italiana... o tempora, o mores!).
Annche i tuoi predeccessori Piccoli , Giovanpietro, Scaparro e Fersen, se ben mi ricordo ebbero a cuore la funzione di ponte fra il mondo culturale germanofono e quello italiano. Venivano e se ne andarono. Ma tu, da giovane carattere mite ma resiliente, rimanesti sul luogo con e sul territorio operando con mirabile perseveranza curando le scuole , i comuni anche minori senza timori nell'approccio tra gruppi etnico linguistici, introducendo quel linguaggio pedagogico teatrale che ci mancava.
Sarebbe troppo lunga l'elencazione di tutti i progetti culturali nei lustri passati. Tanto più che il "laureo libretto intervista" ne tiene ampamente conto.
Con immutata stima e simpatia: Grazie Marco!
Jul Bruno Laner- Bolzano

Mo., 20.11.2023 - 22:00 Permalink