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Umwelt | Dolomiti

La battaglia del Sassolungo

Il gruppo del Sassolungo e i Plans de Cunfin hanno bisogno di protezione. Una battaglia che continua ormai nella seconda generazione di fronte all'immobilità delle amministrazioni locali e provinciali, nella morsa delle lobby economiche.
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Gruppo del Sassolungo
Foto: web
  • Il Sassolungo e il Sassopiatto migliaia di anni fa formavano un atollo. Guardando il gruppo montuoso dall’alto, ancora oggi ne riusciamo a cogliere la tipica forma a semicerchio. Il Sassopiatto in particolare, con il suo fianco liscio, mantiene la forma originale da migliaia di anni. Là dove una volta c’era il mare, oggi abbiamo uno degli scorci più belli del mondo e al contempo, un ecosistema fragile e precario che ha bisogno di protezione.

    Da oltre quarant’anni la popolazione gardenese combatte per mettere sotto tutela il gruppo del Sassolungo insieme ai Plans de Cunfin, preziosa fonte e riserva di acqua potabile. No, in realtà bisognerebbe dire: da 40 anni ormai le Gardenesi e i Gardenesi supplicano di proteggere il loro Sassolungo. Una raccolta di firme segue l’altra, decennio dopo decennio, e nulla si muove. La paura di adirare le potenti lobby economiche locali, impedendo con fatti concreti la speculazione in un angolo di terra ancora incontaminato, sembra immobilizzare le amministrazioni locali e provinciali. 

    Ieri sera a Santa Cristina il gruppo “Nosc Cunfin” ha informato sull’attuale situazione in cui si trova il Gruppo del Sassolungo, ha raccontato la storia di queste montagne formatesi da coralli marini, ha illustrato i fantasmi di progetti di infrastrutture megalomani, che vorrebbero collegare con impianti a fune l’Alpe di Siusi al Monte Pana e quindi alla Sellaronda, e invadere la forcella del Sassolungo con un’ovovia, raddoppiando la portata e distruggendo il precario equilibrio a oltre 2.600m di altezza.

    „Il turismo dovrebbe essere un arricchimento per tutti noi, invece è diventato un peso”, così una cittadina ha dato il via alla discussione aperta. Ha parlato di “invasione cinese” un altro cittadino e della sua paura che la messa sotto tutela potrebbe avere l’esatto effetto contrario, proprio come è successo con l’UNESCO. Oggi turisti hot-spot, soprattutto dai paesi asiatici, invadano la valle e le montagne, armati di macchina fotografica e droni, per poi abbandonarla subito dopo. Il valore culturale ed economico rimane assente. Un giovane contadino arrabbiato ha dichiarato: “Se vogliamo parlare di ambientalisti, parliamone. I veri ambientalisti siamo noi contadini!”, una messa sotto tutela impedirebbe loro di costruire strade e cubature in quota, ecco perché sono totalmente contrari a questa iniziativa. 

    “L’ambiente è tutto ciò che abbiamo!”, dice invece un altro giovane. “In realtà qui non si tratta di protezione ambientale, bensì di protezione umana. Il mondo continuerà a girare, con o senza di noi, ma cosa faremo quando non avremmo più un ambiente sano in cui vivere?” La vede così anche un albergatore locale: „dovremmo essere tutti ambientalisti!” Abbiamo bisogno di un turismo regolamentato, di comprendere i nostri limiti per riuscire a garantire una qualità dell’ospitalità anche in futuro. A suo sostegno interviene un’albergatrice e commerciante, raccontando che oggi come oggi non sa più rispondere ai suoi ospiti quando le chiedono: “quando possiamo venire che c’è meno gente?”. È ora di dire stop per proteggere noi stessi.

    Per Heini Demetz, oste del rifugio Toni Demetz nella forcella del Sassolungo, la questione è chiara: “siamo contrari alla massa. E siamo contrari ad un impianto nuovo.” Più gente lassù per lui sarebbe un disastro. E a chiudere il cerchio di chi ha compreso l’importanza di agire ora affinché non sia troppo tardi poi, l’intervento di un geologo: “non dovremmo neanche porci la domanda se mettere o non mettere sotto tutela il gruppo del Sassolungo. Dovrebbe essere un’ovvietà!” Gli sviluppi climatici lo preoccupano gravemente e se non interveniamo ora, dopo sarà troppo tardi. Le fonti d’acqua sono sofferenti, non diamole per scontate. 

    La serata si conclude con l’intervento del sindaco di Santa Cristina, Christoph Senoner. Senoner conferma che a livello locale non sono stati fatti passi avanti verso una messa sotto tutela e lascia aperta la domanda se sia davvero necessaria.

    “Jon inant!”, andiamo avanti. Queste le parole finali di Heidi Stuffer, presidente del gruppo “Nosc Cunfin” che con resilienza, pazienza e determinazione continua a portare avanti la sofferta battaglia, ormai in seconda generazione, per la protezione del Sassolungo e dei Plans de Cunfin. Una battaglia che in molti aspetti mi ricorda quelle di tanti attivisti in altri paesi del mondo, dove le monoculture economiche delle multinazionali, nel nome del profitto continuano a derubare le popolazioni autoctone della loro terra.

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Profil für Benutzer Herta Abram
Herta Abram Di., 21.11.2023 - 07:24

Die Natur und die Tiere brauchen unsere Mütterlichkeit: Schutz, Fürsorge, Liebe.
Mütterlichkeit kann die Kräfte eines/r Löwen/in entwickeln - wenn es um den Schutz des höchsten Wertes geht.

Mütterlichkeit hat kein Geschlecht!

Di., 21.11.2023 - 07:24 Permalink