Gesellschaft | cooperazione

Acqua e salute, beni comuni preziosi

Un forage per l’acqua potabile può aiutare nella lotta alle dipendenze e al disagio mentale? L’associazione meranese "Un pozzo per la vita" lo ha reso possibile in Benin
gbedavo_forage_ahongbonon.jpg
Foto: un pozzo per la vita

C’è molto di altoatesino nel progetto realizzato nel villaggio di Gbedavo, una manciata di chilometri da Dassa-Zoumè, in Benin. Il Gruppo Missionario "Un pozzo per la vita", l’organizzazione di volontariato meranese fondata da Alpidio Balbo, ha terminato la costruzione di un un “forage” per l’acqua potabile in un Centro per la cura delle tossicodipendenze e delle malattie mentali. Per essere precisi, si tratta del Centro d’accoglienza, cura e reinserimento per malati mentali e tossicodipendenti “Oasis d’Amour”, aperto dall’associazione “San Camillo de Lellis” fondata dal filantropo beninese Gregoire Ahongbonon, conosociuto come “l’uomo che in Africa libera i malati di mente in catene”, e con cui l’associazione meranese ha una lunga storia di collaborazione.

Nonostante la povertà e le difficoltà economiche in cui versa la popolazione del Benin, sono, infatti, sempre più numerosi i casi di giovani e meno giovani vittime delle droghe, soprattutto di quelle sintetiche, a basso costo, ma molto devastanti

Lo scavo di un “forage” era una delle necessità più urgenti, spiega il gruppo missionario, dal momento che la struttura sorge in una zona non raggiunta dalla rete idrica e gli ospiti, visto lo stato fragile in cui versano, non possono uscire per cercare di rifornirsi d’acqua: “Nonostante la povertà e le difficoltà economiche in cui versa la popolazione del Benin, sono, infatti, sempre più numerosi i casi di giovani e meno giovani vittime delle droghe, soprattutto di quelle sintetiche, a basso costo, ma molto devastanti – spiegano i missionari –. La perforazione, dotata di una torre piezometrica con serbatoio da 50 m³, assicura l’acqua necessaria al fabbisogno del Centro compresa l’irrigazione dei terreni la cui coltivazione costituirà una delle attività riabilitative per i pazienti. I casi di tossicodipendenza sono stati, per molti anni, trascurati ed hanno provocato patologie simili a quelle mentali. Di qui – dicono – la decisione di Ahongbonon di aprire questo nuovo centro in cui, oltre alla fase iniziale di accoglienza e le successive cure specifiche, si punta al recupero attraverso il lavoro, in questo caso quello dei campi, per far riscoprire la voglia di vivere a chi ha cercato la felicità nell’illusione delle droghe”.