Politik | Urbanistica

Un’area vasta per Bolzano?

Il progetto di una Città intercomunale vasta, lanciato dall’urbanista Sbetti, rispolvera la Comunità comprensoriale con Appiano, Laives e Renon. Solo una suggestione?
Città vasta
Foto: F. Sbetti

Un fantasma s'aggira per Bolzano: la Città metropolitana. La proposta rilanciata un anno fa dalla CNA di Claudio Corrarati e citata a più riprese nel dibattito cittadino, benché dai contorni vaghi, arriva da più lontano. Già il Lerop, Piano provinciale di sviluppo e coordinamento territoriale, inserì Bolzano all’interno di una “sua” Comunità comprensoriale. “Un’idea lungimirante”, la definisce l’urbanista Francesco Sbetti in un’intervista a salto.bz, a margine di un evento pubblico sulla “città intercomunale vasta”.

 

 

Un’idea che però fu cancellata dalla legge provinciale numero 9 del 2001: Bolzano, si argomentò all’epoca, doveva risolvere da sola i suoi problemi, all’interno dei suoi confini comunali. Un errore che paghiamo ancora oggi, sostiene Sbetti: “Bolzano non è contro tutti, ma è al servizio di tutti. E rispetto al suo intorno lo è ancora di più”. L’ambito definito dal Lerop comprendeva, oltre alla città capoluogo, Laives, Bronzolo, Vadena, Appiano, Caldaro, Renon, Sarentino, San Genesio, Andriano, Terlano, Nalles, Meltina, Nova Levante, Nova Ponente, Cornedo, Castelrotto, Tires e Fiè. “Non è solo una questione di geografia amministrativa”, assicura il professore di urbanistica, in quanto i dati dimostrano oggi come allora l’interdipendenza tra la Landeshauptstadt e i comuni limitrofi.

 

 

Sono i numeri snocciolati dallo stesso Sbetti a ricordarlo. Dal 1981 al 2015 sono immigrati a Bolzano 83.831 residenti e ne sono emigrati 74.419: tra le destinazioni prevalenti dei flussi in uscita vi sono proprio i comuni limitrofi (18.824 persone, di cui ben 9.546 Laives e 4.434 Appiano) mentre dai comuni confinanti sono arrivate 15.488 persone, 7.407 da Laives e 2.897 da Appiano. Ancora più impressionanti i dati sul pendolarismo. Secondo il censimento del 2011, ogni giorno entravano a Bolzano 21.814 pendolari lavoratori, di cui quasi la metà (9.102) dai comuni limitrofi. Un decennio dopo, nel 2022, i dati sugli occupati dipendenti forniti dalla Ripartizione lavoro della Provincia segnalano 26.618 pendolari in entrata, ben il 42,1% del totale degli occupati a Bolzano, dei quali 14.316 provenienti dai comuni nei dintorni. Sono 6.889 quelli in uscita, 3.681 verso i dintorni di Bolzano. A questi si sommano 11.757 studenti che raggiungono quotidianamente il capoluogo dai comuni limitrofi. Il 62,4% degli studenti si sposta in autobus, il 24,3% in treni, mentre i lavoratori utilizzano per il 59,4% l’auto privata, per il 17,1% il treno e per il 16,7% l’autobus.

 

Casa fuori casa

 

Last but not least la questione abitativa. Per Sbetti, “soprattutto negli anni Ottanta, Bolzano ha scaricato i suoi problemi verso i comuni esterni, che avendo più spazio hanno costruito di più. Analogamente, negli anni Novanta, alla ridotta edificazione nel capoluogo per la presenza limitata di aree edificabili si contrappose una crescita sostenuta nei comuni di cintura in risposta alla domanda abitativa delle famiglie provenienti da Bolzano” mentre “dal 2001 al 2011 la crescita del capoluogo si è allineata a quella provinciale”. “I flussi migratori nel capoluogo sono legati in modo significativo direttamente alla domanda ed offerta di abitazioni”, sostiene ancora l’urbanista: “Fino a metà degli anni ‘90 i saldi migratori negativi erano in parte dovuti alla maggiore facilità di trovare casa nei comuni limitrofi, in particolare a sud del capoluogo. Negli ultimi anni, invece, l’inversione di tendenza risente della nuova offerta abitativa a Bolzano”.

 

Non è, si diceva, solo una questione di geografia amministrativa. Ma, in ogni caso, “serve un confine più largo per affrontare i problemi abitativi, di mobilità e servizi del capoluogo” afferma Francesco Sbetti. Che sembianze (e quali funzioni) potrebbe avere una città vasta? L’urbanista, ospite dell’evento promosso mercoledì scorso da Restart Bz, lancia una proposta suggestiva. Sovrapponendo una serie di mappe e combinando diversi fattori.

 

E così emerge l’ovvio: per pendolarismo, infrastrutture, flussi abitativi, Laives e Appiano sono i comuni maggiormente legati a Bolzano. Seguono Renon, San Genesio, Terlano e Cornedo. Con questi comuni si dovrebbe aprire un cantiere intercomunale di area vasta. Lo suggerisce anche la legge urbanistica provinciale, con i Programmi di sviluppo comunale. C’è un però: al tavolo, per ora, si stanno sedendo principalmente architetti, tecnici e amministratori bolzanini di lingua italiana che faticano a coinvolgere nel dibattito (un po’ unilaterale) la controparte, soprattutto di lingua tedesca. “Comuni come Appiano, Laives, Renon non devono diventare ancelle di Bolzano”, sottolinea Sbetti. Qualcuno li avrà almeno informati?

 

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Peter Gasser Do., 23.02.2023 - 08:27

Schritt 1:
die „große Stadt“ („una cittá vasta“).
.
Schritt 2 dann das Gespenst der Megapolis von Verona bis Meran.
Nein danke. Rückwärts gedacht. Geschieht heute nur noch und vor allem in Entwicklungsländern.
.
abschließend:
Zitat: „C’è un però: al tavolo, per ora, si stanno sedendo principalmente architetti, tecnici e amministratori bolzanini di lingua italiana che faticano a coinvolgere nel dibattito ... la controparte, soprattutto di lingua tedesca“: ich bitte Sie, warum immer wieder diese ethnische Polarisierung auf Salto, das wird ja zur (negativen) Obsession!

Do., 23.02.2023 - 08:27 Permalink
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Gianguido Piani Do., 23.02.2023 - 08:57

Indubbiamente, se si uniscono i Comuni crolla il pendolarismo extracomunale.
Il 90% in meno di traffico extracomunale si traduce poi in 90% in meno di emissioni nocive?
Scherzi a parte, se anche i Comuni limitrofi avessero votato sul tram, che li riguardava direttamente, forse il risultato sarebbe stato diverso.

Do., 23.02.2023 - 08:57 Permalink