Gesellschaft | psichiatria

Manicomi “orrore indegno”

Un giro d’Italia, da Trieste a Palermo, per ribadire che gli Ospedali psichiatrici giudiziari, “autentico orrore indegno di un paese appena civile”, vanno chiusi. Nel gruppo di stopOPG Aldo Mazza di Alphabeta.

Chiudere gli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) perché “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” (art. 32 della Costituzione). È quanto rivendica il comitato promotore della piattaforma per l’abolizione degli OPG, cui partecipa anche la casa editrice altoatesina Alphabeta, che dedica alla salute mentale un’apposita coraggiosa collana (“180, archivio critico della salute mentale”). Aldo Mazza, una vita con e per Alphabeta, prende parte al “viaggio di Marco cavallo nel mondo di fuori per incontrare gli internati”. Il tour, cominciato il 12 novembre, arriverà al capolinea lunedì prossimo.

Marco Cavallo è “il cavallo azzurro, che nel 1973 a Trieste ruppe i muri del manicomio di San Giovanni dando il via all’inarrestabile processo di cambiamento e alla Legge 180”. È il cavallo “che liberò i malati di mente”. Questo suo nuovo viaggio, accompagnato dalle associazioni che compongono il comitato stopOPG, tocca le città sede di Ospedale psichiatrico giudiziario e alcune di quelle in cui si potrebbero presto aprire i cosiddetti “mini OPG”.

Il giro d’Italia di Marco Cavallo non poteva prendere le mosse che nel capoluogo giuliano, più precisamente nel parco San Giovanni, il sito del vecchio manicomio. Torino, la tappa successiva: giovedì 14 novembre l’equino blu è stato accolto da centinaia di studenti al “Campus Einaudi” dell’Università. Nel corso del Convegno sulla chiusura degli OPG Peppe Dell’Acqua (psichiatra, già direttore dei servizi psichiatrici di Trieste e storico collaboratore di Franco Basaglia), ha letto il messaggio che annuncia il conferimento della medaglia del Presidente della Repubblica al “Viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori”. Gli OPG, disse tempo fa Giorgio Napolitano, sono un “autentico orrore indegno di un paese appena civile”.

Il programma della tappa genovese è stato parzialmente guastato dalla pioggia inattesa. Venerdì 16 novembre Marco Cavallo ha bussato alle porte dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto dove si è incontrato con varie realtà locali, per sollecitare le istituzioni a realizzare un polo socio-sanitario e culturale aperto a tutti. È stata quindi la volta di Livorno, città dalla quale poi il gruppo si è imbarcato alla volta di Palermo. Teatro degli incontri siciliani Villa Pantelleria, struttura sequestrata alla mafia, oggi a disposizione della società civile e di chi si impegna nella promozione della cultura e dei diritti. Lunedì 18 novembre, non senza emozione, l’ingresso all’Ospedale psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto e l’incontro con internati, operatori, associazioni, familiari, cittadini e istituzioni. Successivamente spettacoli e interventi al campo sportivo. “Poi – riferisce Stefano Cecconi che cura il report del viaggio – è accaduto qualcosa che non si era mai visto in un OPG: come a Trieste 40 anni fa, un festoso corteo, con internati, cittadini, operatori, volontari è uscito dal manicomio e ha attraversato le strade della città, fino al monumento ai Caduti”.

Da Barcellona il viaggio è ripreso verso nord con le tappe di Aversa, Napoli, RomaL’Aquila, Montelupo Fiorentino Firenze. “La cosa che colpisce maggiormente – racconta Aldo Mazza – è entrare negli OPG. È un’esperienza veramene molto forte poter parlare con queste persone”.

A Roma Marco Cavallo è stato ricevuto dal presidente del Senato Pietro Grasso e dalla commissione Sanità. “Abbiamo  potuto illustrare i termini della questione”, spiega Mazza, “da una parte il ritardo nello smantellamento degli OPG, dall’altra, e questo è l’aspetto più preoccupante, l’incertezza in merito alle strutture che dovranno subentrare e che rientreranno nella competenza delle Regioni”. “Sembra però che ci sia un serio tentativo di modificare le cose. Sappiamo anche che ci sono delle resistenze nella società e che la cosa non può essere affrontata con leggerezza. C’è da affrontare una battaglia culturale. Il nostro spirito comunque non è stato quello della protesta o della denuncia, ma quello di portare il tema all’attenzione che merita. Sapendo che non ci sono soluzioni facili. Bisogna cominciare a pensare seriamente al malato, prima che alla malattia. È un discorso di diritti e dignità, come afferma Napolitano”.

Il tour si conclude a Milano, il 25 novembre, dopo aver toccato Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere e Limbiate (MI).