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La montagna in Parlamento

La riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari isola ancor di più le aree poco abitate, cui sottrae spazi di rappresentanza. La protesta di UNCEM.
Stipendi parlamentari
Foto: upi

La riduzione del numero dei parlamentari è stato uno dei cavalli di battaglia del M5S, ma la legge di riforma costituzionale in corso d'approvazione se la sta intestando la Lega, con Roberto Calderoli relatore al Senato mentre alla Camera relatori di maggioranza sono stati un leghista e una cinque stelle. Ieri il testo, approvato in prima lettura, è partito per il secondo giro alla Camere, assegnato il 15 maggio alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede referente.

Contro l'approvazione della legge, che riducendo il numero di Parlamentari a 600 (rispettivamente 400 deputati e 200 senatori) sottrae spazi di rappresentanza ai territori montani, è arrivata la protesta dell'UNCEM, l'Unione nazionale dei Comuni, comunità ed enti montani: "Voglio ribadire una istanza che Uncem sottopone da almeno due decenni ai legislatori nazionali e regionali, e cioè la necessità di garantire adeguata e certa rappresentanza anche ai territori interni, montani, rurali, quelli a meno densità di popolazione che hanno da sempre avuto minori voti (in termini assoluti, ndr) e dunque capacità di eleggere propri Parlamentari, visti i numeri ridotti di abitanti, dunque di elettori" sottolinea il presidente, Marco Bussone, piemontese delle Valli di Lanzo.

 Si deve puntare, anche con questa riforma, sulla coesione e non sulla frammentazione, sui legami tra territori 

"Nei sistemi con preferenza - spiega-, prevalgono le grandi concentrazioni urbane. Nelle leggi elettorali con collegi o circoscrizioni, più queste sono grandi, meno le aree montane e rurali hanno capacità di incidere nelle scelte ed eleggere persone che provengono da quei territori, dalle zone interne. In un collegio uninominale da 1 milione di abitanti, il baricentro sarebbe nettamente spostato sulle zone urbane, sulle città. Se fosse invece più piccolo, nel disegno del collegio si può inserire una compensazione legata all'estensione territoriale. Riducendo il numero di Parlamentari, proposta sulla quale non siamo certo contrari a prescindere, è decisivo tenere conto di una omogenea rappresentanza per tutti i territori del paese, anche quelli a più alta dispersione demografica, dove ci sono meno voti. Si deve puntare, anche con questa riforma, sulla coesione e non sulla frammentazione, sui legami tra territori e non sulle nuove sperequazioni territoriali lasciando gli 'eletti' si concentrino nelle città" dice Bussone. 

 

 

Il tema è quello di una eventuale "compensazione legata all'estensione territoriale", un tema che potrebbe riguardare in particolare l'elezione dei rappresentanti alla Camera dei Deputati. Ma l'articolo 56 della Costituzione ("La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni,fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il nu-mero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall’ultimo censimento generale della popolazione, per seicentodiciotto e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti") viene modificato solo per quanto riguarda il numero di circoscrizione, che diventano "trecentonovantadue", giocoforza più ampie. 

Per quanto riguarda invece il Senato (articolo 57), se prima era stabilito che "nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiori a sette", tranne Molise (2) e Valle d'Aosta (1), adesso il numero diventa tre, e riguarda ovviamente anche le Province autonome

Secondo Bussone di UNCEM, la rappresentanza dei territori montani "è un tema che interessa l'Italia e molti Paesi europei, così come molte Regioni italiane, che spinge molte aree interne oggi a rievocare lo slogan 'No taxation without representation' sul quale si è basata la Rivoluzione americana a metà Settecento. Definire come e cosa è la rappresentatività e come il Paese sta insieme grazie alla democrazia elettiva e all'organizzazione istituzionale, migliore possibile, sono urgenze politiche, istituzionali, filosofiche, culturali, economiche che sfidano tutti, che non hanno colori e che auspichiamo possano vedere i partiti, tutto il Parlamento unito nel trovare soluzioni, oltre qualsiasi ideologica demagogia".