Kultur | Salto Afternoon

Umano, inumano o disumano?

Storie di ordinaria e/migrazione narrate poeticamente inquietanti da Marco Baliani e Lella Costa in Human, allo Stabile di Bolzano, dal 23 al 26 febbraio.
Human 1
Foto: Foto: Teatro Stabile

Ciò che colpisce da subito nel manifesto dello spettacolo Human di e con Marco Baliani e Lella Costa è la striscia che attraversa le cinque lettere a grandi dimensioni che compongono quella parola, il titolo, come a significare che sia cancellato. Ma che cosa? Lo spettacolo? No, quello c’è, piuttosto il concetto di umano che oggi in tanti casi viene negato. Come raccontare una realtà di tale dimensione tragica senza cadere nella retorica? “In tutto il percorso di immaginazione di questa scrittura teatrale che scaturirà nello spettacolo Human abbiamo attinto alcuni elementi dalla cronaca: le stragi in mare, i barconi troppo pieni o troppo malridotti che sono affondati, i tentativi di salvataggio in mare aperto, le vittime del mare”, scrive Marco Baliani nel ricco diario online sul sito progettohuman.it, in cui è possibile approfondire il percorso delle prove e delle riflessioni dei due attori/autori (e non solo) nell’elaborazione di questo viaggio assieme a quattro giovani di altrettanto grande presenza e intensità sulla scena: David Marzi, Noemi Medas, Luigi Pusceddu e Elisa Pistis.

a cercar fortuna

Human è una narrazione, senza inizio e senza fine, ci parla con poesia e dolore, ironia e profonda amarezza, di diverse vicende di profughi, viaggiatori, amori, persi e ritrovati, sulle due sponde del Mare Nostrum, il Mediterraneo. Human è un viaggio nell’animo profondo dell’umanità, mette a confronto voci silenti che urlano dal fondo del mare e voci ridenti di passeggeri spensierati durante una crociera: entrambi umani alla ricerca di speranza, una vita migliore - forse - gli uni, una vita spensierata per qualche giorno gli altri. Human, incasellato nelle dimensioni di un palco, appare a noi, che guardiamo, senza tempo e senza spazio, una dimensione sconfinata che ci fa scivolare dai racconti epici alla più vicina realtà quotidiana che passa dal racconto dei tanti incidenti al monologo di una casalinga veneta, facendo echeggiare i tanti discorsi xenofobi e pregiudizi che si sentono e si leggono ogni giorno. Ci fa entrare anche, come per magia, in una composizione di un quadro di Caravaggio, rappresentando la fuga dall’Egitto di Giuseppe e Maria, perché anche l’arte è speranza, e gli esseri umani da sempre scappano da qualche guerra o qualche miseria, per andare lontano, “a cercar fortuna”… Lo ribadisce nel suo monologo Lella Costa/casalinga, per poi infilarsi con qualche abito in più e qualche valigia improvvisata nel ruolo di una donna migrante italiana, per raccontare desideri e immaginazione dei nostri, che all’inizio del secolo scorso per sfuggire la fame attraversavano un altro mare, l’Atlantico, per raggiungere un Nuovo Mondo, costruire nuove vite. Così si passa da un quadro all’altro, perché Human – lo sottolinea Baliani nelle sue note di regia – “non è composto da una trama o da uno sviluppo drammatico circoscritto, al contrario, è multiforme, costruito da tanti quadri a sé stanti che aprono e chiudono una situazione, senza rimandi a quella successiva se non per analogie, o per trascinamento, per esempio attraverso un dattero lanciato dal ponte di una nave di crociera e raccolto da una donna in fuga”.

La serie di quadri non può che aprirsi e chiudersi allo stesso modo, al buio, abbagliati da un lumino, luce fioca quanto potenti sono i suoni del trombone di Gianluca Petrella che definiscono l’ambiente: luce di speranza, luce di una nave in mare aperto di notte, e al contempo le note (le musiche originali sono di Paolo Fresu) ampliano il nulla, l’inquietudine, il non sapere. Il nostro sguardo cerca un appiglio nel vuoto immaginario, individuiamo uno sfondo, una composizione creata con indumenti di vario tipo assemblati seguendo le varie tonalità di rosso. Le stesse che ritroviamo nei costumi, anch’essi creati da Antonio Marras. Rosso è il colore dell’amore, del sangue, della vita… e si fa di grande impatto, quando grazie al gioco delle luci come d’incanto cambia - o sembra cambiare - forme, consistenze, esistenze…

Human è una produzione Mismaonda e Sardegna Teatro in collaborazione con Marche Teatro, ha debuttato lo scorso luglio al Ravennafestival, e sin dai primi giorni della stagione teatrale 2016/17 sta girando per diversi palcoscenici, su e giù per la nostra penisola, anch’essa protagonista, diretta e indiretta della storie narrate. Con delicatezza e grande umanità, scaltrezza e dolcezza – imprevedibile come ogni storia che, insieme alle altre, va a scrivere la grande Storia.

A Bolzano Human sosta per quattro giorni, a partire da stasera fino a domenica 26 febbraio, presso il Teatro Stabile di Bolzano.