Politik | Countdown

“Il mondo economico è per il SI”

Il presidente di Confcooperative Bolzano Andrea Grata spiega le ragioni della sua scelta annunciata al referendum del 4 dicembre.
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Foto: Facebook

Recentemente due iniziative di carattere informatico realizzate a livello locale da rete economia e quindi insieme da Confcooperative e CNA ci ha dato occasione di allontanarci dal discorso rispetto al sì o no a Renzi e mettere invece a fuoco le ragioni per cui le riforme oggi vanno fatte in Italia. 
A nostro avviso infatti occorre infatti che gli elettori decidano di non fermarsi guardando avanti e  cercando di migliorare le cose. Semplificando alcuni aspetti farraginosi e ritoccando, 
altrimenti restiamo sempre solo a lamentarci.

A dire il vero già nel 2011 il mondo economico italiano attraverso le sue associazioni di rappresentanza aveva segnalato la necessità di operare riforme strutturali per snellire la capacità amministrativa oltre che politico programmatica del sistema paese. 
Superando innanzitutto il bicameralismo perfetto che oggi non ha più ragione d’essere rispetto al 1948, sfoltendo enti di fatto inutili e diminuendo il numero dei politici attivi a livello nazionale e gli oneri legati ai loro compensi. 
A ben vedere la riforma tocca insomma questioni che da tempo sono sulla bocca di tutti, dai qualunquisti ai perbenisti. 

In merito alla modifica del Senato la ragione di fondo è da ricercare nella necessità di snellire la capacità dello stato di produrre norme visto il nuovo quadro dove - a titolo di esempio - l’80% delle leggi che riguardano le imprese proviene direttamente o indirettamente dall’Europa. 
Noi riteniamo che una camera, più un’altra più piccola per temi di carattere regionale e territoriale sia oggi più che sufficiente per far funzionare l’apparato dal punto di vista dell’economia. 

In merito alle questioni legate all’ipoteca su Renzi tendenzialmente io resterei al di fuori. Anche se devo rilevare che il personaggio - carismatico e anche un po’ cesarista - di fatto è risuscito a mettere le mani su cose che da 40 o 50 anni aspettavano di essere cambiate.

Non ho quindi alcuna difficoltà a considerare positiva la riforma sottoposta a referendum anche dal punto di vista del mantenimento del nostro sistema dell’autonomia. Recentemente la prospettiva dell’intesa scritta ha preso piede rispetto alla sovranità differenziata. E non è certo una riforma di questo genere che ci deve preoccupare, essendo invece in grado di mettere in scacco quelle amministrazioni che finora non hanno operato in maniera virtuosa.