Kunst | Artstore

On how to look

E' la volta di Elisa Cappellari, artista selezionata fra le 5 vincitrici/tori della Call for Artists di BAW 2023 e che sarà in mostra durante il festival con il suo progetto “Gioca pure, giocate!”.
on_how_to_look.jpg
Foto: Elisa Cappellari

Questo mese abbiamo deciso di aprire l’Artstore alla nuova edizione di BAW 2023, che si svolgerà dal 29.09 all’8.10.23 in vari luoghi a Bolzano. L’opera scelta è infatti di Elisa Cappellari, artista selezionata dal comitato artistico fra le 5 vincitrici/tori della Call for Artists di BAW 2023 e che sarà in mostra durante il festival con il suo progetto “Gioca pure, giocate!”.
 

Elisa Cappellari (1993) è una fotografa di origini brasiliane residente e operante in Alto Adige. Dopo un percorso studi in Arte e Fotografia presso KABK Royal Academy of Art, The Hague in Olanda, rientra in Alto Adige dove porta pezzi della sua ricerca visiva che riflette sull’interconnessione di elementi tra il mondo del selvatico e del domestico, dell’umano e dell’animale. Elisa Cappellari si confronta con soggetti animali, umani e oggetti ed empatizza con la loro natura al fine di esporli come specchio o metro di misura per ognuno. I contenuti sono messaggi di vicinanza verso la diversità nei quali l’estraneo può diventare familiare. Nel 2021 si laurea con un progetto che analizza il concetto di stigma prendendo in esame la presenza del lupo in Alto Adige. Attualmente sviluppa contenuti di comunicazione con focus sul territorio e porta avanti una ricerca visiva sull’identità delle nuove generazioni.
 

elisa_cappellari_img.jpg
Elisa Cappellari

 

Salto Artstore: Elisa, da dove parte il tuo lavoro fotografico? Qual è la tua formazione ed esperienza fin qui?

Elisa Cappellari: Il mio percorso si suddivide in tre sezioni, direi. Parte dall’utilizzo dell’immagine da adolescente per il semplice motivo d’immaginare attivamente. Quello che facevo era fotografare il mio contesto fantasticando sui soggetti. Al tempo guardavo in basso, ai fili d’erba o ai cespuglietti della campagna di casa… quegli elementi mi accompagnavano inconsciamente in un percorso immaginario ed emozionale che via via ha preso senso e significato. Non c’era un pubblico se non me stessa e la fotografia era solo comfort e intrattenimento, tanto quanto guardare un film o accarezzare il mio cane. La seconda sezione è il momento dell’università, quando sono arrivata alla consapevolezza di voler lavorare con le immagini, di dovermi concentrare. Qui facevo molte foto, ancora senza pensarci troppo, ma i contenuti definivano sempre piú una ricerca tematica e un’urgenza di indagarla tramite domande specifiche. È in questa fase che ho iniziato a trattare il contenuto fotografico non più solo come messaggio per me stessa, ma per un pubblico. La terza sezione è il momento presente, per cui sono concentrata nel definirmi come autore visivo. Ora cerco di applicare il tema della mia ricerca a un servizio attivo sul territorio. Sto cercando il giusto posizionamento e qui si tratta di ascoltare e comunicare perseverando in queste due azioni.


Per l’Artstore presenti l’opera On how to look ovvero “Sul guardare”, si tratta di una serie di fotografie/poster, da cosa è composta? Cosa rappresenta per te questo lavoro? Descrivicelo.


“On how to look” è un contenuto molto semplice nella sua forma. Sono poster A1 di cinque ritratti e di un testo-manifesto, contenuti all’interno di un tubo con ganci per affissione. I materiali provengono da archivi passati, ma il lavoro ha modo e senso di essere presentato solo ora. “On how to look” racconta quello a cui ambisco nel momento in cui fotografo/osservo un soggetto: la non gerarchia. La narrativa nasce dall’esperienza di osservare gli animali che passavano davanti alla mia finestra, dove io ero immobile per permettere loro di fermarsi senza paura. Nell’osservare, provavo un senso di dominanza ed è proprio questo che mi ha permesso di capire come spezzare una gerarchia. Nel momento in cui gli animali si accorgevano di me e quando io, rispettivamente, mi accorgevo che mi stavano guardando, lí eravamo assieme nel comunicare. Questo momento e immagine è ciò che i sei poster raccontano, un unione in cui umano è animale e dove estraneo è familiare. “On how to look” è titolo dell’opera e frase che chiude ogni verso nel testo-manifesto…e cosí un ratto che mi fissa, una ragazza o un leone in una gabbia, non sono soggetti di Elisa, ma Elisa.

 

Tecnicamente come sono realizzate le tue fotografie? Come coniughi il mezzo fotografico e il progetto generale nel tuo lavoro?

Le fotografie sono state scattate in parte con una Fujifilm, una macchina agilissima che ho iniziato ad usare quando ho sentito l’esigenza di prendere sul serio ciò che producevo. Poi ho continuato con una reflex Canon, uno strumento che mi ha permesso di fare maggiore attenzione tra ‘dove sto io e dove sta la mia foto’…in altre parole di non seguire (soltanto) un’immagine, ma di costruire (anche) un’immagine. Per quanto riguarda la seconda domanda, io do pochissimo peso alla tecnica e so che questo puó essere una grande mancanza. Attualmente sento che devo concentrarmi solo sul porre attenzione al file rouge del mio pensiero, se riesco a fare questo riesco a “impacchettare” un progetto o a comunicare con immagini forti.


Ti sei occupata di animali fin dall’inizio… la tua tesi è ancora un work in progress? Cosa “vedi” del mondo animale?

Dell’essere animale vedo l’essere umano, ovvero riconosco le sfaccettature sensoriali della mia condizione di essere un essere vivente. Questo significa anche che tramite i contenuti e le storie che sviluppo do una mia definizione di umano/umanità e spero che chi guarda possa cogliere l’inizio di questo discorso. La mia tesi ‘Se lo incontri è perché lui ti vuole incontrare’ indagava il concetto di stigma, tratto che rende un soggetto o elemento definibile o identificabile dagli altri. Il lavoro è stato una ricerca dell'immagine del lupo nel territorio altoatesino, dove vivo e sono cresciuta, sviluppato nel 2020. Il lupo era la mia metafora per parlare di estraneità e familiarità, qui, ed è un tema che ho iniziato ad esplorare tramite interviste e fotografie a persone e contesti locali connessi al lupo o per lavoro o per vicissitudine. La mia ricerca visiva riflette sulla connessione di elementi apparentemente lontani, come il mondo del selvatico e del domestico, dell’umano e dell’animale per cui documento soggetti e li espongo come metro di misura. Il lupo è e rimarrà per molto tempo il mio elemento chiave, come motore per pensare e lavorare, per valorizzare la natura di ognuno, per lottare contro ciò che non va e per molto altro ancora…
 


E ora, qual è il tuo prossimo passo?


Lo step più prossimo è BAW 2023 per cui sono molto entusiasta di partecipare per la prima volta. Il mio progetto si intitola “GIOCA PURE, GIOCATE!” dove ho creato uno spazio di narrazione tra fotografia e struttura installativa. Il progetto prevede infatti l’interazione con il pubblico e permette a chiunque di avvicinarsi alle fotografie fino a toccarle e quindi entrare nello spazio. Spero che possiate passare. Lo step successivo, ma più a lungo termine, è concentrarmi sull’offerta del mio servizio come autore visivo. In questo momento il mio focus è sulle nuove generazioni e sulla base delle loro necessità voglio sviluppare contenuti visivi assieme a loro. Questo per un desiderio di giornalismo giovanile dove le storie dei giovanissimi e della loro dis/connessione con il territorio vengano raccontate tramite i loro prodotti e, possibilmente, divulgate. Vorrei andare un po’ oltre Instagram come unica voce per loro.

 

L'opera


Artista: Elisa Cappellari

Titolo dell’opera: On how to look

Anno di produzione: 2023

Dimensioni: 6 poster dimensione A1

Tecnica/Materiali: Stampa fotografica su poster, contenitore e supporti per l’affissione.

Edizione: 1/1


Prezzo: 550,00 euro
 

on_how_to_look.jpg

 
2.jpg

 
03.jpg

 
4.jpg

 

 

5.jpg

 
6.jpg

 



Intervista a cura di Valentina Cramerotti