Gesellschaft | La replica

“Non c’è stato alcun divieto”

L’assessora Stocker sulla mancata presentazione del libro “…E tu slegalo subito” al Centro Gelmini. “Il primario mi ha detto di non aver imposto nulla, ne prendo atto”.
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Foto: Youtube

“Dai retta a me, Montag: non c'è niente lì. I libri non hanno niente da dire”, così il capitano dei vigili del fuoco ammoniva Guy Montag, il protagonista del distopico film del 1966 di François Truffaut Fahrenheit 451 (ispirato all’omonimo romanzo di Ray Bradbury) per giustificare la distruzione sistematica dei libri in un mondo che proibiva la lettura. Sebbene l’esempio sia sfacciatamente iperbolico, quanto avvenuto con l'annullamento della presentazione del libro “…E tu slegalo subito” della psichiatra Giovanna Del Giudice al centro di riabilitazione psichiatrica Gelmini di Salorno la scorsa settimana, certo a qualcuno avrà ricordato gli scenari tutt’altro che idilliaci descritti nella pellicola del regista francese della Nouvelle vague. L’evento è stato spostato in altra sede in seguito all’intervento del primario di psichiatria di Bolzano Andreas Conca secondo cui parlare di un libro del genere avrebbe potuto turbare la tranquillità dei pazienti ospiti della struttura.

L’episodio, come noto, ha provocato una manifesta indignazione trasversale fra diverse personalità del mondo letterario e politico, dal direttore della casa editrice Alphabeta che ha pubblicato il volume in questione Aldo Mazza (“mi fa paura che qualcuno abbia paura di un libro. In ciò vedo un alto valore simbolico”), al Pd sanità che ha ricordato la lunga battaglia anti-contenzione di Casa Basaglia di Merano, al segretario dell’Anaao Claudio Volanti secondo cui la decisione di vietare la sala non rispetta “né la sensibilità etica degli operatori né i diritti dei cittadini e utenti”. Sulla questione era intervenuto anche Reinhard Gunsch del Servizio sviluppo del personale della Ripartizione famiglia e politiche sociali, dicendosi stupito rispetto a quanto accaduto: “Non comprendo il motivo per censurare un libro come questo, tanto più che già altre volte al centro Gelmini abbiamo presentato diverse tematiche sociali”.

In un tentativo funambolico l’assessora alla Sanità Martha Stocker, che nei giorni scorsi si trovava a Monaco a causa di impegni istituzionali, getta acqua sul fuoco: “Da quello che mi è stato riferito il dottor Conca non ha negato l’accesso alla sala, non c’è stato un divieto esplicito, probabilmente anche lui è stato informato all’ultimo momento, a volte può succedere che si creino equivoci involontari. Comprendo la volontà di proteggere la quiete dei pazienti ma se questa tranquillità non viene minacciata credo allo stesso modo che non ci debbano essere veti all’utilizzo di una sala del Centro per presentare un libro”. Libro che peraltro ha contribuito a lanciare una campagna nazionale per l’abolizione della contenzione, argomento che in alcune zone dell’Alto Adige, nel capoluogo in primis, sembra essere non ancora debitamente affrontato.

“Non ho la sensazione che questo sia un tema tabù in Alto Adige, la nostra società mi pare piuttosto aperta a discutere di certe questioni”, smentisce l’assessora che aggiunge: “Certo io non ho letto l’opera scritta da Del Giudice ma i libri normalmente non fanno mai del male, specie in questo caso visto il legame a una campagna così importante, ripeto, la decisione è stata presa esclusivamente dal primario Conca che mi ha detto di non aver vietato nulla e io non posso fare altro che prenderne atto”. Ciò che tuttavia è stata di fatto trascurata in tutta questa vicenda resta la potenziale volontà dei pazienti del Centro Gelmini di informarsi riguardo il contenuto del libro “incriminato”. Una decisione che, fino a prova contraria, non spetta a “chi cura” ma a “chi viene curato”; annichilire la facoltà di scegliere significa più in generale anche scardinare il concetto di riabilitazione sociale, rallentare o impedire il ritorno nel circuito sociale di queste persone con il rischio di intasare inevitabilmente i reparti piuttosto che restituire loro un ruolo nella comunità. Uno spunto di partenza che sarebbe opportuno non ignorare.