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Foto: Land Südtirol
Politik | Avvenne domani

Siamo proprio sicuri?

Sussurri e grida sul voto di domenica. Magari il voto alla destra tedesca non è una novità e gli italiani non si sono astenuti perché si sentono abbandonati dai loro rappresentanti in Provincia.
  • Uno dei temi chiave del dibattito politico sugli esiti delle provinciali di domenica in Alto Adige è stato indubbiamente quello sul tracimare, verso destra, dei consensi elettorali soprattutto nel mondo tedesco. È un dato di fatto incontrovertibile il favore tributato dagli elettori alle formazioni che si pongono all’estrema destra dello schieramento, ma forse non sono peregrine alcune considerazioni sull’andamento storico di queste tendenze e sul contesto territoriale in cui il voto ed anche il non-voto debbono essere inquadrati.

    Iniziamo subito con il successo della destra estrema sudtirolese. Domenica sono stati eletti nove consiglieri che ad essa, con i dubbi di cui andremo a dire tra poco, fanno riferimento per un risultato numerico pari al 24,6% dei consensi espressi nell’urna. Il dubbio, del tutto personale e del quale mi assumo l’intera responsabilità, e quello di collocare tout court la consigliera Renate Holzeisen nel gruppetto dei secessionisti. Le posizioni no vax di Vita sono sicuramente estreme, ma la storia personale e politica dell’avvocatessa bolzanina dice anche altro. Staremo a vedere. Comunque sia le cifre sono quelle poc’anzi esposte e nel conto numerico è stato incluso anche lo 0,7% della lista Enzian che non ha ottenuto consiglieri.

    È vero che, rispetto alle provinciali del 2018 c’è stato un netto aumento, ma se si guarda a quelle precedenti, autunno 2013, il discorso cambia e non di poco. Allora la destra sudtirolese ottenne la bellezza di 10 seggi, sei dei quali appannaggio dei Freiheitlichen, tre del partito di Eva Klotz e uno conquistato da Andreas Pöder che proprio dalla Klotz si era da poco separato politicamente. Il tutto per una percentuale del 27,2%, nettamente più alta, come si vede, di quella conquistata domenica.

  • Secessionista: Sven Knoll Foto: SALTO

    A questo punto si potrebbe tranquillamente argomentare l’esistenza ormai consolidata nel tempo di un ampio settore dell’elettorato sudtirolese che ha scelto di votare per questi raggruppamenti, modificando nel tempo le proprie preferenze, passando dall’uno all’altro, astenendosi magari come è avvenuto cinque anni fa, ma riproponendo la propria scelta della consultazione successiva.

    Il voto a destra nel mondo tedesco c’è stato, dunque, ma non si tratta di uno spostamento rispetto al passato ma della conferma di un trend che si può considerare ormai consolidato.

  • È un fenomeno che, se si vuole guardare ad un universo più ampio, è perfettamente allineato con quel che avviene appena oltrefrontiera. Domenica gli elettori della Val Venosta non si sono comportati poi molto diversamente da quanto hanno fatto, nello stesso giorno, i loro vicini nelle valli svizzere. Quelli della Val Pusteria hanno seguito, due settimane di distanza, l’esempio dei cugini bavaresi ed hanno anticipato quello che, secondo previsioni abbastanza accreditate, faranno, nelle prossime tornate elettorali i fratelli separati dell’Austria.

    Se si gira lo sguardo puntandolo sul voto italiano la situazione non cambia poi di molto come ho già avuto modo di affermare nel mio primo commento ai risultati elettorali. Il centrodestra che sventola la bandiera tricolore è largamente maggioritario tra gli elettori sin dalla metà degli anni 80. Negli ultimi dieci anni, semmai, ci sono stati segni evidenti di disaffezione, mascherati, nel 2018, dal plebiscito a favore di Matteo Salvini, sul quale sono confluiti però anche voti di elettori di lingua tedesca. L’erosione del consenso conquistato storicamente dal Movimento Sociale Italiano va sicuramente attribuita alla crescita dell’astensione. 

  • Ministro: Matteo Salvini Foto: Seehauserfoto

    Qui entriamo nel secondo dei ragionamenti che, in questi giorni, si sono fatti sull’andamento di queste elezioni. Par di capire che la maggioranza degli osservatori preferisca attribuire il voto mancato, soprattutto nel mondo di lingua italiana, ad una sorta di delusione per la scarsa incidenza dei politici italiani nell’ambito della gestione del potere a livello provinciale. Una sorta di riedizione, in chiave elettorale, dell’indimenticato “disagio degli italiani”.

  • Naturalmente in mancanza di un’analisi scientifica del fenomeno, più veritiera, si spera, dei sondaggi condotti sulle intenzioni di voto, tutte le ipotesi sono possibili, ma personalmente non scarterei quella secondo la quale gli italiani di Bolzano, Merano, Laives non sono andati a votare esattamente per gli stessi motivi per i quali, domenica non sono andati a votare migliaia di elettori della vicina provincia di Trento o per i quali sono rimasti a casa quasi tutti gli elettori chiamati a deporre la scheda nell’urna per le suppletive del Senato a Monza. Quella della rinuncia a votare per una sorta di totale indifferenza rispetto alla scelta politica compiuta nell’urna è una tendenza generale che si manifesta in maniera progressiva e implacabile ormai da parecchio tempo. In Alto Adige, questa volta, il mondo degli elettori di lingua tedesca, che pure in passato ho conosciuto questo fenomeno, si è mosso, come spesso avviene, secondo logiche tutte sue. Gli italiani non hanno votato a Bolzano come non votano ormai da nessuna parte. Le motivazioni squisitamente locali sono al massimo un sovrappiù che non determina le scelte ma le conforta.

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Massimo Mollica Do., 26.10.2023 - 18:24

Il ragionamento non fa una grinzia. La destra tedesca secessonista è sempre esistita e semmai in live calo, visti i risultati. Altrettanto la disaffezione dei votatni di lingua italia che è influenzata da uno scenario nazionale.
Ciò non toglie che l'offerta politica è cambiata. A una politica vissuta degli anni 80 e 90 si è mano mano trasformata sia la realtà tedesca, dove la SVP ha perso effettivamente quel valore di Sammelpartei. E più in generale le frizione al suo interno sono aumentate e prima o poi scoppieranno del tutto (Tommasini lo aveva previsto 10 anni fa).
Sia nel campo italiano, dove vi è una pochezza tale che si guarda alla realtà nazionale (che è anch'essa povera di offerte).
In sostanza il problema è che mancano le idee e soprattutto le visioni. Che Europa e che ti po di società vogliamo avere? Mancano prospettive e quindi si naviga a vista.

Do., 26.10.2023 - 18:24 Permalink
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Evelin Grenier Fr., 27.10.2023 - 09:22

"Le motivazioni squisitamente locali sono al massimo un sovrappiù che non determina le scelte ma le conforta."

- Esatto, possiamo quindi affermare che anche se le persone rimaste a casa fossero andate a votare, il trend generale sarebbe rimasto invariato. I voti si sarebbero comunque distribuiti con marcata prevalenza sull'estrema destra. Aumentando magari di 1 o 2 seggi FdI senza comunque stravolgere la distribuzione dei risultati attuali.

Fr., 27.10.2023 - 09:22 Permalink
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Simonetta Lucchi So., 29.10.2023 - 00:03

La mia personale opinione è che non è vero che manchino visioni o coraggio, ma abbiamo una totale manipolazione delle informazioni da parte di media e social per cui emerge solamente la figura mediatica. Chi più compare oltre all'immagine, come viene proposta e il numero di visualizzazioni.E la realtà locale è troppo particolare perché non si debba fare un'analisi sui motivi per cui gli "italiani" - ma sappiamo che si intendono molte altre etnie comprese nel gruppo , altro unicum locale - si sono astenuti. Tra cui la poca conoscenza della storia e della realtà politica del territorio, dal momento che non si insegna nelle scuole di questa provincia da decenni. Oggettivamente, la storia di Roma e Firenze non è proprio la stessa.

So., 29.10.2023 - 00:03 Permalink