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Complimenti Sarah, un'intervista davvero ben fatta e adeguata nel linguaggio e nei contenuti: grazie all'Avvocato Canestrini per la chiarezza. Una considerazione aggiuntiva: quelle che egli chiama strategie di marketing, che non sono solo delle Procure ma anche degli Avvocati difensori, hanno più finalità:
1. Lanciare messaggi pubblici alla controparte nel possibile giudizio: per esempio, l'avvocato che spiega nel dettaglio come la sua assistita, potenziale inquisita, ha spiegato tutto sua sponte agli inquirenti è un modo per indurli ad archiviarne la posizione forti anche di un'opinione pubblica favorevole.
2. Promuovere l'immagine delle categorie (dei magistrati e delle forze di polizia): non a caso, tra tutti i pubblici dipendenti, sono quelli col maggiore indice di popolarità.
3. Promuovere l'immagine dei singoli coinvolti, sia magistrati che poliziotti: in particolare si constata in continuazione come i magistrati più visibili sui media sono anche quelli che con maggiore facilità fanno carriera. Di esempi ve ne sono a bizzeffe. Cui prodest il marketing giudiziario? A loro certamente: a svantaggio del popolo e della democrazia, come bene dice Canestrini.
Condivido in pieno il Suo commento! Una bella intervista, complimenti alla giornalista.
Marketing del prodotto "giustiziere" per diventare protagonisti della fama pubblica. Magistrati e giudici "lanciatissimi" nelle loro carriere: categoria, per molti versi, del tutto autoreferenziale in quanto avvolta nell'aura "celestiale" della giustizia.
Aggiungo nel caso specifico: colpevole o innocente, non si sa. Una cosa è certa: dopo una tale esposizione, anche se innocente, sarà condannato comunque, per sempre, e dubito che avrà più possibilità di recupero.
E a forza di consumare un' informazione cosi spettacolarizzante non ci si rende conto che come rane siamo già arrivati al grado di ebollizione dell'acqua.
Ottimo articolo, ottima intervista e ottime parole!
Und der Name des Sohnes wird auch hier niedergeschrieben. Bis heute hab ich nur ein einziges Medium entdeckt, das sich an den Journalisten-Kodex einigermaßen hält. Das ist Südtirol heute. Das Magazin zeigt weder Fotos des Sohnes noch nennt es Namen. Für den Mann gilt die Unschuldsvermutung. Braucht's den Namen? Nein!
Ich kenne keine Produktion (DROHENBILDER) die aufwendiger produziert wurde.
https://tvthek.orf.at/profile/Suedtirol-heute/1277675/Suedtirol-Heute/14...
Fotos des Sohnes werden verpixelt und der Sohn wird 4-5 mal in Betracht gezogen. SO viel zum Journalistenkodex des öffentlichen Mediums.
Diesen Bericht hatte ich bisher nicht gesehen. Italienischer Sensationsjournalismus lässt grüßen. Ich dachte der ORF wäre anders. Denn die Beiträge bisher waren unaufgeregt, ohne Mutmaßungen, Spekulationen, musikalische Einlagen und ohne Drohnenbilder. Sehr schade.
Das verpixelte Foto finde ich persönlich nicht schlimm. Es ist niemand zu erkennen. Aber immerhin gehört es zum Informationsgehalt, dass der Sohn verdächtigt wird, mit dem Verschwinden etwas zu tun zu haben. Das bestätigt ja auch die Staatsanwaltschaft.
Condivido in gran parte il ragionamento ma rimane il punto di vista di un avvocato, che tratta quindi una parte della realtà. Non si cita i tanti, troppi giudzi che ancora oggi vengno portati in aula per screditare le vittimi di strupo, giudicando i loro costumi, le loro abitudini sessuali. Solo per difendere i propri assistiti. E ancora se il "Il processo penale è razionalità" allora bisogna capire razionalmente perché da un giudizio all'altro assistimo a condanne pesanti o assoluzioni assolute e magari richieste di rifare il procedimento.
Potrei scrivere fiumi di parole sulla giustizia ma mi fermo qua.