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Ancora bocciata la sanità altoatesina

I progressi nell’area distrettuale e ospedaliera non bastano. Il ministero della Salute boccia la Provincia di Bolzano nella prevenzione, tra le peggiori in Italia.
Personale sanitario
Foto: (c) unsplash

Dopo lo stress test della pandemia, il sistema sanitario nazionale ha lottato per riprendersi ma il Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata rischia di trasformare in voragine il divario già esistente tra Nord e Sud. Questa l’analisi della fondazione Gimbe a seguito della recente pubblicazione del “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia” .

Ogni anno il Ministero della Salute valuta l’erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket. “Una vera e propria pagella per i servizi sanitari regionali – spiega il Presidente della Fondazione Nino Cartabellotta – che identifica quali Regioni sono promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e quali bocciate (inadempienti)”. 

Le Regioni inadempienti vengono sottoposte ai Piani di rientro, che prevedono uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute, che nelle situazioni più critiche può arrivare sino al commissariamento. 
Dal 2020 la “Griglia LEA” è stata sostituita da 22 indicatori CORE del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. In ogni area le Regioni possono ottenere un punteggio tra 0 e 100 e vengono considerate adempienti se raggiungono almeno 60 punti in tutte le tre aree; invece, se il punteggio è inferiore a 60 anche in una sola area la Regione risulta inadempiente. “Considerato che il 2021, come il 2020, è stato segnato dall’emergenza pandemica – precisa il Presidente – il monitoraggio dell’erogazione dei LEA è stato effettuato dal Ministero della Salute solo a scopo di valutazione e informazione, senza impatto sulla quota premiale”.

Secondo il Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, le materie per le quali sono necessari livelli essenziali di prestazioni (LEP) non possono essere trasferite dallo Stato alle Regioni prima della definizione stessa dei LEP. Lo scopo è quello di garantire in tutto il territorio nazionale un livello di prestazioni minime, evitando che il trasferimento di competenze alle più ricche Regioni del Nord determini un peggioramento dei servizi per i cittadini del Sud. Tuttavia, qualche giorno fa il Comitato per l’individuazione dei LEP ha scoperto una pericolosa scorciatoia, così come la definita da Gimbe, per la sanità, per la quale non sarebbe necessario definire i LEP in quanto già esistono i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Nonostante la normativa, il monitoraggio annuale e l’applicazione di piani di rientro e commissariamenti, non vengono implementati in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, provocando di conseguenza grandi diseguaglianze tra Nord e il Sud. Il gap sarà dunque destinato ad aumentare qualora venissero assegnate maggiori autonomie in materia sanitaria alle più ricche Regioni del Nord.

Miglioramenti e stalli

Rispetto al 2020 le Regioni adempienti nel 2021 salgono da 11 a 14: Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. In particolare, dal 2020 al 2021 tre Regioni diventano adempienti: Abruzzo, Basilicata e Liguria.

Tra le 7 Regioni inadempienti si trova ancora una volta l'Alto Adige, in compagnia di Campania, Molise, Sicilia, Sardegna, Calabria e Valle D’Aosta.

Il rapporto del 2020 bocciava clamorosamente la Provincia Autonoma di Bolzano sul fronte della prevenzione e nell’area distrettuale, mentre risultava solo tredicesima per l’area ospedaliera.

Con la nuova “pagella” si notano sensibili miglioramenti nell’area ospedaliera (da 66,89 punti a 80,75) e distrettuale (da 57,43 punti a 80,75). Ma ancora immutata e insufficiente resta l’area della prevenzione (da 51,90 a 51,97), che vede Bolzano al di sotto della Calabria (52,96) e in fondo alla classifica nazionale assieme a Sicilia (45,53) e alla Valle D’Aosta (45,31).

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Simonetta Lucchi Mi., 26.07.2023 - 10:49

Ho letto ieri questo report della fondazione Gimbe. Anche la notizia sulle infiltrazioni d'acqua nella nuova clinica di Bolzano da cui spero si rifletta finalmente sul tipo di architetture pubbliche ultimamente in voga.

Mi., 26.07.2023 - 10:49 Permalink
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Carlo Bassetti Mi., 26.07.2023 - 11:27

Basta andare in qualunque altra regione italiana. Anche nel profondo sud. Prenotazione di visite e interventi in ogni farmacia, altro che Cup che se chiedi una mail di promemoria trasaliscono. Cartella elettronica standard e unificata ovunque si vada a curarsi, pronto soccorso dove il soccorso è pronto per tutti (a Bolzano meno di 8 ore mai), liste di attesa lunghe meno della metà delle nostre...
Per abbiamo gli ospedalini di valle, sperduti e con numeri al di sotto della soglia standard di sicurezza OMS... che non sia mai che mamma Svp perda due voti in Venosta o in val d'Ultimo. E intanto a Bolzano solo attese.
La piccola isola felice è ormai del tutto infelice.

Mi., 26.07.2023 - 11:27 Permalink