Umwelt | DIVULGAZIONE

“Eccola, la Voce dei Torrenti”

In un video le ricerche dell’ateneo di Bolzano sui sedimenti, lo scioglimento dei ghiacciai e il rischio idrogeologico. “Così ascoltiamo la ‘musica’ dei corsi d’acqua”.
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sedimenti
Foto: unibz

Ascoltare la voce dei torrenti, il suono che fanno i sassi, i ciottoli e la ghiaia trasportati dal flusso. Per capire se il corso d’acqua, a seconda del tempo, degli eventi metereologici o del progressivo scioglimento dei ghiacciai, è “calmo” o “arrabbiato”. Se la sua forza, fatta di sedimenti e fango, può riverberarsi a valle e costituire un pericolo per le persone. Il docente Francesco Comiti spiega così, assieme al collega e ricercatore Velio Coviello, il contenuto delle ricerche che da anni porta avanti da anni il team della facoltà di scienze e tecnologie della Libera università di Bolzano. Un lavoro che è diventato anche un video, firmato dal giornalista scientifico Jacopo Pasotti, e intitolato appunto “La voce dei torrenti”. Un modo per raccontare ad un pubblico più vasto ciò che i ricercatori stanno conducendo in Alto Adige nell’ambito dei progetti Sediplan-r ed EARFLOW e quali sono le implicazioni degli studi per le attività umane e la sicurezza.

 

La Voce dei Torrenti

 

L’importanza della divulgazione

 

Il mini-documentario sarà presentato venerdì 27 settembre, nella Lunga Notte della Ricerca della Libera Università di Bolzano. Attraverso le immagini curate da Pasotti è possibile accompagnare direttamente sul campo i ricercatori nel progetto di monitoraggio del trasporto dei sedimenti dei torrenti in val di Solda e in val Gadria. “Un’escursione” quindi assieme a Comiti, Coviello e ai colleghi del Centro de geociencias dell’università messicana UNAM che collaborano allo studio delle colate detritiche, per vedere da vicino di cosa si occupano gli scienziati, in un’attività che ha importanti risvolti concreti.

“Nell’ambito delle ricerche che conduciamo in Alto Adige in relazione al rischio idrogeologico - spiega Coviello, ricercatore presso la facoltà di scienze e tecnologie - abbiamo pensato che, oltre alle ricerche classiche, agli articoli scientifici e ai convegni, valesse la pena dedicare un po’ di energie per arrivare ad un pubblico più generale. Abbiamo così coinvolto Pasotti, giornalista scientifico, che ci ha accompagnato durante due giornate di lavoro sul terreno. Seguendoci in quello che facciamo in montagna, quando ad esempio installiamo i sensori con i quali ricaviamo i dati sui torrenti, oppure nel nostro andirivieni nelle valli”.

 

Ghiacciai, fiumi, maltempo e allerta

 

Due le tematiche sviluppate nel video che con le panoramiche spettacolari offre uno sguardo sui monti del gruppo dell’Ortles-Cevedale e sui corsi d’acqua. “La prima parte - continua Coviello - presenta le ricerche nella valle di Solda, dove lavoriamo sulla caratterizzazione del trasporto solido in un ambiente in cui ci sono ghiacciai della zona dell’Ortles e Cevedale in forte stato di ritiro, come tutti i ghiacciai a scala alpino. Studiamo quindi l’impatto dei cambiamenti climatici sul sedimento”.

La seconda tematica riguarda il lavoro sul bacino del Gadria, un sito attrezzato per il monitoraggio delle colate detritiche grazie al sostegno dell’Agenzia per la protezione civile della Provincia autonoma di Bolzano. “Qui - aggiunge - utilizziamo dei sensori per rilevare il processo e sviluppare sistemi di allerta per la gestione del rischio e quindi proteggere, nel caso anche di un evento meteo improvviso come un forte temporale, un’infrastruttura di trasporto quale una strada o una ferrovia. Ma nel Gadria si ricavano dati anche per uno studio più generale, geologico e geomorfologico”.

In generale, lo scopo del video è rompere il muro che talvolta separa la scienza dal resto della società, per una maggiore vicinanza tra ricercatori e cittadini. “Se la popolazione è informata di quello che si fa sul territorio, nel nostro caso per il rischio idrogeologico, la consapevolezza cresce”, conclude Coviello.

 

Una continua evoluzione

 

Comiti, professore associato della facoltà di scienze e tecnologie, è d’accordo: “In una società sempre più visuale, quando le cose le mostri rimangono più impresse ed è più facile arrivare alla popolazione. Ecco perché abbiamo scelto questo mezzo: siamo sicuri che il video può avere maggiore efficacia”.

Anche il docente si sofferma sulle due tematiche in cui si divide “La Voce dei Torrenti”. “Nella prima parte del video - spiega - ci si occupa dei ghiacciai, ovvero delle nostre ricerche su quali conseguenze avrà il cambiamento climatico sui fiumi. Ci aspettiamo infatti che i corsi d’acqua infatti andranno a cambiare nei prossimi decenni: dopo una fase di notevole apporto di sedimenti dai ghiacciai e conseguente aumento locale di quota degli alvei, ghiacciai via via più piccoli dovrebbero portare minore sedimento e di conseguenza i fiumi potrebbero abbassarsi, causando problemi di erosione delle sponde”. Un fenomeno che interesserebbe da vicino il territorio altoatesino: “Si potrebbero creare simili dinamiche nei bacini glaciali della val Venosta (ad esempio nei torrenti Solda, Trafoi e Carlino, in Vallelunga) e in valle Aurina - continua Comiti -. Per questo è importante anticipare come sarà l’ambiente fluviale tra dieci, vent’anni ed anche oltre”.

Riguardo alla seconda parte, sul monitoraggio delle colate ai fini di allertamento, il lavoro dei ricercatori non si ferma. Il team sta avviando una collaborazione con un altro ufficio della Provincia di Bolzano, l’ufficio strade, su due bacini della val Pusteria che presentano problemi di colate. “Sia ad Anterselva che a Dobbiaco - precisa il docente - si pone il problema di chiudere la strada prima che le auto vengano coinvolte. La statale 51 di Alemagna che va a Cortina ha notevoli problemi di questo genere. L’obiettivo è ridurre la vulnerabilità degli automobilisti, o anche dei treni come si fa in Austria o Svizzera. I sistemi ci sono, ora si tratta di passare alla fase di applicazione con gli enti responsabili e i portatori d’interessi, quindi la protezione civile e il servizio strade”.