Gesellschaft | #Multilingual

Piccolo glossario d'italiano gesticolato

Molti sono i modi di esprimersi attraverso il corpo e, al pari di una lingua, cambiano da paese a paese. Gli italiani però ne hanno fatto quasi una forma d'arte
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Foto: (c) unsplash

Durante un viaggio in Norvegia conobbi una ragazza indiana con la quale trascorsi parte dei miei giorni di vacanza. Nelle nostre conversazioni in inglese ci capitava di accompagnare le parole con i gesti, per enfatizzare e sottolineare ciò che ci stavamo dicendo, ma questo suscitava sempre molta ilarità e finivamo per confrontarci sui diversi modi di esprimersi attraverso il corpo. Nella comunicazione non verbale indiana a giocare una parte importantissima era la testa: dondolare lentamente il capo da una parte all’altra significava attenzione per l’interlocutore, il tipico modo di gettare la testa all’indietro e schioccare la lingua, così diffuso anche nel Sud Italia per indicare un rifiuto, era invece un segno di assenso, scuotere la testa dall’alto verso il basso voleva dire di no, in un modo contrario alle nostre abitudini, ma comune in Grecia e Bulgaria, dove si assiste ad una sorta di rovesciamento: non solo la testa che va dall’alto verso il basso significa no, ma anche il suo movimento da destra a sinistra indica, sorprendentemente, una risposta affermativa. Era diventato particolarmente accattivante leggere del linguaggio non verbale, di come fosse differente per ogni paese, al pari di una vera e propria lingua, e scoprire che la classica maniera di creare un cerchio tra indice e pollice, per formare la O di okay, in Sud America e in Turchia diventa una cosa volgare, che la scaramanzia delle dita incrociate, rappresenta invece un insulto in Vietnam, o che l’universale gesto delle corna alle Hawaii è anche un modo per dire pace… A divertirci particolarmente erano però i movimenti che compivo quasi senza accorgermene, muovendo le mani nel modo in cui gli Italiani sono conosciuti un po’ ovunque nel mondo. Il famoso zoologo e divulgatore scientifico Desmond Morris, autore del celeberrimo libro La scimmia nuda, scrisse un atlante per illustrare i diversi linguaggi del corpo diffusi in tutto il pianeta e definì le mani come strumenti necessari per gli umani quanto la bacchetta per il direttore d’orchestra. Possiamo tranquillamente dire che gli Italiani sono universalmente riconosciuti come i migliori direttori d’orchestra al mondo. Da sempre film e serie tv ironizzano sulle molte espressioni gestuali italiane, ma ora si sono aggiunti anche i social: una moltitudine di meme e reel che ricreano collage di fotografie di persone immerse nelle loro conversazioni, di scenette che scimmiottano le movenze…fino ad arrivare a piccole enciclopedie virtuali per muoversi tra l’enorme quantità di gesti che contraddistinguono la maniera, tutta italiana, di parlare. 
Anche noi vogliamo quindi proporre un piccolo glossario, per arricchire le parole e trasformare le mani in un vero strumento da orchestra. 

 Il famoso zoologo e divulgatore scientifico Desmond Morris, autore del celeberrimo libro La scimmia nuda, scrisse un atlante per illustrare i diversi linguaggi del corpo diffusi in tutto il pianeta e definì le mani come strumenti necessari per gli umani quanto la bacchetta per il direttore d’orchestra

Le dita unite al pollice con il polso che si muove su e giù: il gesto più famoso e replicato, tanto da diventare lo stereotipo d’eccellenza. Usato in moltissimi film, dalla celebre scena degli italiani in Inglorious Bastards di Tarantino, alle stentate fattezze italiane di Adrien Brody in Peaky Blinders, in realtà serve per porre la domanda “Che cosa c’è?, Cosa vuoi?” 

 

Mano chiusa a coppa strisciata più volte sotto il mento: un modo non particolarmente elegante, ma decisamente incisivo, per affermare la propria noncuranza in merito all’argomento di cui si sta discutendo. Piccola curiosità: in Belgio e in Tunisia sta invece ad indicare che ci si è persi. 

Chiudere le altre dita, mentre l’indice e il medio, distesi, si allontanano e si avvicinano ripetutamente: il gesto intende mimare una forbice ed invita a mettere fine rapidamente alle faccende che si stanno dilungando, viene usato con frequenza per le conversazioni estenuanti, simili a quelle che nascono durante gli interminabili pranzi natalizi. 

 

Avvicinare la mano alla bocca, mimando un morso: indica un’ira trattenuta a stento, accompagnata dalla decisione, sofferta, di non reagire. Da secoli utilizzata da milioni di mamme, che la ripetono con strabiliante frequenza verso i loro pargoli nelle occasioni più disparate, dal rimprovero per non aver finito la colazione, alle urla per aver imbrattato la parete appena ritinteggiata. 

Mano a paletta che ruota, seguita dall’avambraccio: indica apprezzamento per la presenza di un’abbondante quantità di cose, materiali o meno, e può essere usato anche in modo ironico. In alcune regioni è diffuso come commento per la piacevolezza fisica di una ragazza, ma in questo ultimo caso ci si può tranquillamente astenere.  

 

Appoggiare l’indice sulla guancia e farlo roteare: lascia intendere approvazione per la bontà dei cibi, è un gesto che viene insegnato fin da subito ai bambini, che imparano così, già molto prima di parlare, a riconoscere le vere lasagne della nonna.

Battere la mano chiusa, di profilo, contro il petto: significa che qualcosa è difficile da tollerare o da digerire, valido sia per il collega antipatico che per la peperonata a  Ferragosto. 

Tutte le dita chiuse, tranne l’indice e il mignolo che sono distese: simboleggiano le corna e, benché possano anche indicare un tradimento, sono molto più diffuse come gesto scaramantico. Utilizzate in tutte le situazioni, permettono di scorgere la presenza degli Italiani ovunque, dagli aerei che attraversano una turbolenza, al passaggio di un gatto nero sulle strade…

 

Infine il dito medio: un gesto universale e ormai diffuso ovunque, ma che ha origini antichissime, furono infatti proprio gli antichi romani a brevettarlo e a dargli il nome di digitus impudicus

 Da sempre film e serie tv ironizzano sulle molte espressioni gestuali italiane, ma ora si sono aggiunti anche i social: una moltitudine di meme e reel che ricreano collage di fotografie di persone immerse nelle loro conversazioni, di scenette che scimmiottano le movenze

Sembra quindi che la gestualità accompagni da tempi lontanissimi le nostre conversazioni e, sebbene ce ne siano di tipiche in ogni Stato, in Italia è diventata quasi una forma d’arte, forse per permettere alle molte popolazioni differenti che qui sono passate di comprendersi comunque. L’invito è quello di cimentarsi con i gesti e sperimentare questa strategia alternativa e forse non usuale, ma abbastanza efficace per farsi capire un po’ ovunque.