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Exoticus, “l’unità nella pluralità”

La poeta Roberta Dapunt in risposta all'articolo di Stefano Zangrando su SALTO dedicato al convegno letterario in corso all'Eurac in questi giorni.
credenza
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  • In Alto Adige esiste una credenza dai tanti cassetti, alcuni dalle profondità contenute per una sensazione collettiva di vita materiale piacevole, altri che ospitano distanze umane difficili, poiché assai profonde e poco materiali. E numerosi sono i cassetti, sebbene di numero corretto che dà spazio un po’ ad ognuno. Così ci sono anche i cassetti delle appartenenze, delle identità culturali, di quelle linguistiche. Sono cassetti costruiti in passato e che continuiamo a costruire pedantemente nel nostro presente. La credenza altoatesina è un esempio del continuo aumento di volume e più o meno ognuno di noi sa in quale cassetto sta. Stare dentro al cassetto, o meglio sapere in quale cassetto stare.

    Ecco, io qui sono in difficoltà. Giacché sulla parte frontale del cassetto dentro al quale io sto, c’è scritto Exoticus. Mi ritrovo infatti in una condizione di elemento forestiero appena tocco la penna e la poso sulla carta, l’inchiostro continua a mostrarmi vocaboli italiani. Ma Dio mio, dove sono quelli ladini? Continua la penna e segna frasi, addirittura versi, ostinatamente in lingua italiana. Orpo, che fare? Come risolvere la questione, poiché non mi dispiace che si associ la mia madrelingua alla figura della poeta, se qualcuno lo pensa, sappia che a me non dispiace. Ma è vero anche che io non sono la poeta ladina, ad ogni modo non merito questa qualifica. E allora che fare, riuscissi a far smettere la penna di lavorare, ma niente, non ne vuole sapere. La penna persiste, da anni ormai non è prevedibile, il suo comportamento si ostina all’espressione del verso ed è bizzarro di fronte alle lingue. E sembra sia questo un impiccio, come risolvere questo impiccio altrui che per me impiccio non è?

    Esotico ha un che di confuso. E però io non sono confusa, sono solo in difficoltà di identità e mi convinco ogni giorno di più che non è per mia confusione, ma per confusione altrui appunto, poiché finché sto in Val Badia sono badiota, esco dalla valle e sono ladina, in Austria sono Südtirolerin, più a Nord o verso Sud sono italiana. In Sudamerica mi ricordo, lì ero italiana del Norte.

    Ma ritorniamo alla penna che si mantiene costante nei suoi proponimenti letterari. Mica posso portarla con me nel cassetto dell’Exoticus, lei talmente consueta, ordinaria, ostinata nel suo proponimento innanzitutto dello scrivere bene i versi, poi solo poi nella lingua non madre. Ci sarà pure nella madia altoatesina un cassetto socio-letterario che ospita la mia penna e riesce a sussurrarle ben venuta penna italiana.

    Avessimo! Avessimo altri cassetti, cassetti diversi dove le penne non si devono giustificare, anzi possono esistere “nell’unità della pluralità”, così come scrive bene Stefano Zangrando nella parte dell’articolo “Una regressione riuscita” che davvero ha ragione di essere scritta e con la quale concordo.

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Simonetta Lucchi Mo., 30.10.2023 - 08:10

Mi scusi signora, ma io penso che questa sia la terra dei cassetti chiusi. Dei circoli blindati, dei premi e concorsi ...non aggiungo altro. Lo dico semplicemente perché è la verità, la non - risposta o l'esclusione per motivi "altri" che non siano artistici penso sia all'ordine del giorno. I concorsi letterario- artistici in lingua ladina o appartenenti alla comunità sono moltissimi e con premi in denaro piuttosto generosi. Io dico sempre che se si scrivesse o pubblicasse a titolo volontario si otterrebbe la vera libertà creativa e si raggiungerebbe un immediato plurilinguismo. Sarebbe un vantaggio per tutti. Io ormai ho deciso questo, per me stessa e per chi frequento, non stando fortunatamente in alcun cassetto, e molto felice così. Se vuole venire anche Lei con piacere, nel limbo.

Mo., 30.10.2023 - 08:10 Permalink
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Simonetta Lucchi Mo., 30.10.2023 - 12:42

Mi scusi ancora signora Dapunt, ma sinceramente il tema mi incuriosisce perché è il mio ambito. Ma come mai come ladina Lei si sente spaesata essendo voi la comunità e la lingua più autoctona della provincia? Lei sa meglio di me, la germanizzazione del territorio linguisticamente è più recente, la vicenda del latino o italiano ha fasi alterne. Mi chiedo sinceramente,da dove nasce, poiché ne sento parlare spesso nelle valli ladine? Anche perché la tutela della lingua e tradizioni è estrema e non messa in dubbio da nessuno. Non potremmo dire: siamo semplicemente una terra di confine, dove già Oswald von Wolkenstein scriveva in sei lingue, e le sue poesie erano in tedesco Italiano e francese? Non siamo esotici, siamo questo. Semplicemente.

Mo., 30.10.2023 - 12:42 Permalink