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Deadpool

Deadpool: super eroe o super errore? La casa di produzione Marvel porta sugli schermi un supereroe demenziale e politicamente scorretto. Il mix non funziona.
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Decido di varcare le porte dell'inferno, che per un benpensante come me è rappresentato da un asettico e spersonalizzante centro commerciale, e decido, consapevole che in questi luoghi è l'offerta a creare la domanda, di vedere quella che, già nelle premesse sembra essere una bella fregatura: Deadpool!!!!.

Se negli anni settanta il mantra della Marvel Comics era: “supereroi con super problemi”, ci si chiede: “nel confezionare questo volgare personaggio cos'è andato storto?”

Nell'immaginario collettivo il supereroe Marvel non ha bisogno di essere al passo con i tempi, solitamente ciò che Stan Lee concede in termini di poteri, sottrae in termini di carattere e personalità (il timido e sociopatico Peter Parker è l'atletico e spumeggiante Uomo Ragno).

In contro tendenza quindi con l'intramontabile slogan aziendale, Marvel decide di “tarantinizzare” (avviso per l'Accademia della Crusca: basta già petaloso per questo mese!) il nostro supereroe regalando un costumino da improbabile Ninja ad un sessista sciovinista ed ignorante dalla battuta pronta.

Gli stretti vicoli narrativi di un film supereroistico non permettono a questo personaggio di evolvere in un'incontrollabile demenzialità alla Rodriguez nella quale non esistono buoni e cattivi ma solo caricature umane politicamente scorrette.

Il mix non funziona, almeno in pellicola e la comicità del personaggio non si esprime a pieno.