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“Stasera andiamo da 'Ella'”

Prende il via il 29 ottobre la terza edizione di “Ella-Women on stage”. Greta Marcolongo, direttrice artistica della rassegna, alza il sipario sulla quattro giorni di eventi dedicati al mondo dell’arte al femminile.
Marcolongo
Foto: Anna Mayr
  • SALTO: Da direttrice artistica pone sempre grande attenzione ai nomi dei progetti che cura. Perché la scelta in questo caso è ricaduta su “Ella”?

    Greta Marcolongo: La scelta del nome “Ella” ha due sfaccettature. In primo luogo, partendo dalla mia base jazzistica, è un riferimento ad Ella Fitzgerald, figura femminile di grandissimo talento e spessore del Novecento. In secondo luogo, rimanda alla mia parte più “etimologica” e ai miei studi classici: “Ella” viene dal latino “illa”, pronome dimostrativo che sta per “quella” o “quella”. Il pronome “illa”, inoltre, significa anche “colei che è in luce, colei che è famosa, nota” e veniva utilizzato per riferirsi alle persone illustri. E poi chiaramente “ella”, ossia “colei” in italiano. 
     

    Speriamo che per il pubblico Ella rappresenti non solo la possibilità di assistere a delle performance ma anche di dare vita a dibattiti e riflessioni.


    “Ella-Women on stage” giunge quest’anno alla terza edizione. Può ripercorrere brevemente i primi passi della rassegna?

    Il progetto nasce in piena pandemia in seguito alla richiesta di riabilitare la Bonbonniere dell’Auditorium di Bolzano, una fantastica nicchia di 110 posti che da tempo non ospitava più eventi. Nel 2021, durante il periodo Covid – con il mondo artistico impossibilitato a esprimersi –, abbiamo dunque riaperto questa splendida location per parlare attraverso l’arte di questioni etico-sociali, come quella femminile e di genere. Il tutto nell’incertezza più totale, perché dopo il primo concerto sold-out non avevamo la certezza di poter proseguire con i successivi eventi in programma. Da qui, dunque, abbiamo gettato le basi per Ella. 

    La seconda edizione, che ha avuto il suo apice nel concerto di Erica Mou, è stata quella della conferma. Si può considerare la rassegna di quest’anno come un ulteriore rilancio?

    Sì, lavorando al programma di quest’anno ci siamo dette “Proviamoci davvero!” e abbiamo puntato in alto. Da qui il maggiore numero di eventi che caratterizza l’edizione che sta per cominciare. Speriamo che per il pubblico Ella rappresenti non solo la possibilità di assistere a delle performance ma anche di dare vita a dibattiti e riflessioni.

    Oltre a un calendario più ricco, quest’saranno diverse anche le location.

    Abbiamo ampliato le location per far sì che l’arte sia di e per la comunità. “Ella” è un progetto per la cultura della città, quindi l’auspicio è che la cittadinanza partecipi spostandosi tra spazi molto diversi. Il nucleo di Ella resta sempre la Bonbonniere, attorno a cui ruoteranno alcuni satelliti, molto diversi tra loro: la Nuova Libreria Cappelli, il Salone Cocò, lo Spazio WE (Women Empowerment), il Parkhotel Mondschein. Vorrei che la cittadinanza prendesse parte a un progetto diverso, percependo l’inusualità di un luogo, per esempio, vedendo “altro” in uno spazio – il Salone Cocò – che è sempre stato “solo” un salone da parrucchiera. Vogliamo agitare e scompigliare un po’ le carte in maniera pop – popolare –, nel senso nobile del termine ovvero di un’arte che parla alla gente. 

  • Foto: Ella
  • Qual è il filo che lega le quattro giornate di eventi in programma?

    Il filo conduttore di “Ella” da sempre sono le donne e il dialogo tra le persone negli spazi e nei luoghi dell’arte. Poi, certo, ogni giornata ha un tema che lega i diversi appuntamenti. Per esempio, gli eventi del 19 novembre sono legati dal tema delle “parole”. Al mattino è previsto “State zitte!”, momento di letture e talk dedicato a Michela Murgia, mentre la sera assisteremo al poetry slam di “Lettere StELLAri”, quindi parole in libertà. Gli appuntamenti del 10 dicembre, invece, ruotano intorno al corpo e al movimento: al mattino Giulia Manzato proporrà “Move Sh*t!”, un workshop di movimento a corpo libero, mentre la sera il dj set di Giulia Gutterer farà ballare la città nel Foyer dell’Auditorium di via Dante. L’obiettivo “macro” di “Ella” è provare coniugare le arti per portare a galla alcune problematiche del nostro tempo legate al femminile (e non solo!) e affrontarle.
     

    Un libro che mi ha ispirata è “Tutti dovrebbero essere femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie.


    Il 29 ottobre si inizia con il concerto di Carmen Souza, artista di assoluto prestigio e prima ospite internazionale della storia di “Ella”. Com’è arrivata a lei?

    La conosco da tempo come artista. Qualche anno fa sono stata a Capoverde e mi sono appassionata poi alla musica capoverdiana. Tornata dal mio viaggio sono andata a sentire Carmen Souza a Trento. Il suo nome lo avevo quindi appuntato da tempo in agenda. Quando quest’anno sono entrata in contatto con la sua manager, che l’ha descritta come “l’Ella Fitzgerald di Capoverde”, ho pensato che avremmo potuto aprire solo con lei. In Carmen Souza c’è tanto: l’afro, il black (che torna nell’appuntamento del 26 novembre), il global jazz, il rimando a Ella Fitzgerald. Le cose poi si sono incastrate alla perfezione, perché Souza e Theo Pascal, il bassista che l’accompagna, a fine ottobre erano liberi. Sono molto contenta che sarà Souza a dare il via alla terza edizione di Ella. 

  • Foto: Ella

    È possibile, secondo Lei, inserire “Ella” nei percorsi femministi che animano la città di Bolzano?

    Sicuramente “Ella” si inserisce in una serie di percorsi femministi che – da diversi posizionamenti e con differenti approcci – la città sta vivendo.  Ovviamente è diversa da una Frauenmarsch o dal corteo dell’8 marzo. Per me Ella è già di suo un manifesto, con una delicatezza particolare che la contraddistingue. Mi piace molto includere nella visione d’insieme il termine “delicatezza”, anche se quest’anno ci saranno delle declinazioni più decise, come per esempio il talk “Blues, memorie e femminismo nero” che parte dal libro in cui Angela Davis ripercorre le traiettorie di tre grandi donne e artiste: Gertrude «Ma» Rainey, Bessie Smith e Billie Holiday. 

    Gli uomini come possono contribuire?

    Un libro che mi ha ispirata è “Tutti dovrebbero essere femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie. Il femminismo lo fanno certamente le donne, ma ritengo coinvolga tutti e tutte. Nel momento in cui un uomo è femminista dà valore e forza alla collettività. L’uomo e la donna femministe hanno la possibilità di creare una società femminista. Si parte sempre dalle donne, ma è necessario a mio avviso portare avanti il dialogo con gli uomini. Questo è anche quanto avviene in Ella. Nel nostro programma, infatti, sono presenti uomini che entrano in dialogo: Michele Giro lo farà con la musica, Gianpaolo Chiriacò con le parole. Siamo in gioco tutte, tutti e tutt*.

  • Chiamando in causa la Sua carriera di cantante e performer, rispetto ai colleghi uomini quanta fatica in più deve fare un’artista per emergere e affermarsi?

    Ancora parecchia. Il mondo della discografia e del business è estremamente sessista. Pensiamo all’immagine femminile del pop e dell’R&B. Ancora oggi la scelta fra carriera e famiglia – o meglio, fra carriera personale e quella lavorativa –, è un tema sociale enorme che conosco “da vicino”. Abbiamo tanta strada da fare in questo senso.

    Quanto tempo impiega per la produzione di “Ella”?

    Direi più o meno un anno, visto che al termine della rassegna inizio già a pensare all’edizione dell’anno successivo. Di solito uso tutta l’estate per viaggiare, ascoltare, appuntare nomi e ascolti di artiste che possono fare al caso nostro e poi dopo una selezione mi muovo per capire l’eventuale disponibilità delle artiste. A volte capita anche che le cose si incastrino quasi per magia. Il libro “Blues e femminismo nero”, per esempio, l’ho ricevuto in regalo e ho subito pensato a Gianpaolo Chiriacò che sta svolgendo un lavoro di ricerca proprio con Marie Moïse, traduttrice del libro. Oltre alla parte “creativa” ci sono poi gli aspetti prettamente burocratici che hanno dei tempi molto lunghi.

    Quali sono le Sue aspettative per questa edizione di “Ella-Women on stage”?

    Spero che la cittadinanza si senta partecipe e funga da vettore per le questioni che affronteremo nei quattro giorni di eventi, perché sono convinta che la cittadinanza attiva sia già parte della rivoluzione. Vorrei, inoltre, che Ella diventi un’amica che si va a trovare con piacere, che le persone dicessero “stasera vado da Ella”, come se andassero a cena da una persona cara.

  • Il programma della terza edizione di Ella-Women on stage è disponibile qui: 
    www.instagram.com/ella.womenonstage/
    www.facebook.com/ella.womenonstage