Kunst | Spaceship Earth 2.0

Museion spaziale

L'utopia è di casa al Museion. Il museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano indaga le possibilità di spazi utopici alternativi tra arte, musica techno e un film di fantascienza afrofuturista.
Copertina Techno esposta nella mostra HOPE
Foto: SALTO
  • Evento spaziale al Museion di Bolzano nell'ambito della mostra HOPE, terza tappa del triennale progetto Techno Humanities. Il co-curatore della mostra DeForrest Brown, Jr., ha guidato, in uno dei giovedì in cui il museo nell'orario serale è aperto liberamente al pubblico, una visita alla specifica sezione della mostra che al secondo piano del Museion dà ampio spazio ai miti tra realtà e fantascienza e alle utopie, legati alla musica Techno. Lo stesso DeForrest Brown, Jr., ha introdotto quindi al Filmclub alla visione dell'iconico film degli anni Settanta Space is the Place con il musicista jazz Sun Ra e la sua mitica band Arkestra, anzi Myth Science Arkestra, proiettato nella stessa serata in una sala gremita dell’ex Cinema Capitol in collaborazione con il Filmclub e il Südtiroler Jazz Festival Alto Adige.

  • Foto: Salto
  • Già nel tour curatoriale alla mostra al Museion ci si sentiva traghettati in uno spazio sconosciuto e fantastico rappresentato dalla serie di opere visionarie dell’artista AbuQadim Haqq, popolate di mondi e personaggi fluttuanti, immaginari, alle pareti. Mentre una mappa, un diagramma tracciato sul pavimento aiutava intanto a non smarrirsi nel viaggio proposto da DeForrest Brown, Jr., che nel suo Third Earth Archive ripercorre le tappe dell’evoluzione umana sul pianeta Terra e in particolare della popolazione nera condizionata storicamente dalla tratta atlantica degli schiavi strappati dal continente Africano. Il musicista, teorico e scrittore dell’Alabama, autore del libro Assembling a Black Counter Culture (2022) vede aprirsi spiragli di autocoscienza e di libertà per l’Umanità non solo nera, nelle origini  e nella creazione della musica Techno dagli anni Ottanta a Detroit, in cui riverberano il mondo subacqueo Drexciya e altri miti. L'energia sprigionata dalla musica e dalla comunità Techno e la sua successiva diffusione a partire dal 1988 in tutto il mondo possono essere secondo DeForrest Brown, Jr. l’antidoto al possibile collasso per overshoot (oltrepassare dei limiti delle risorse) dello Spaceship Earth.

  • Foto: Ina Tartler

    Il ruolo della musica nel processo di liberazione delle coscienze è centrale anche nel film di fantascienza afrofuturista Space is the Place girato nel 1972, diretto da John Coney e scritto dal musicista jazz Sun Ra che lo interpreta insieme alla sua Arkestra. La musica jazz sperimentale di Sun Ra è nel film (e forse simbolicamente nella vita) il mezzo di teletrasporto che porta le coscienze e i corpi delle persone nere in un utopico mondo parallelo nello spazio, salvandoli dalle menzogne e dalle manipolazioni che impediscono loro di avere giustizia ed essere liberi. Pur restando un personaggio eccentrico ed eclettico nella sua filosofia, il pensiero cosmico e pragmatico di Sun Ra resta un’utopia esemplare al servizio dell’emancipazione delle persone di colore, ma anche dell’umanità intera. Il messaggio di pace universale emerge anche nel film realizzato allora con mezzi artigianali, che fanno sorridere, come l’astronave che ha forme e curve di un corpo femminile e gli effetti speciali grossolani. Il film convince comunque e già nella colonna sonora mostra anche le tante innovazioni musicali di Sun Ra, che fu tra l’altro anche un pioniere nell’uso del sintetizzatore e delle tastiere elettroniche.

  • Foto: Ina Tartler

    La comunità  e gli appassionati che seguono la musica Techno hanno potuto partecipare tra gli eventi nell’ambito della mostra HOPE, anche ai due live-set tenuti il giorno successivo, sempre al Museion, rispettivamente da Speaker Music (pseudonimo di DeForrest Brown, Jr.) e da Doppeleffekt (To-Nhan e Rudolf Klorzeiger, alias Gerard Donald, unico componente rimasto del duo techno Drexciya).
    La speranza, indagata da Museion attraverso l’arte, che sia figurativa, musicale o cinematografica, per i curatori della mostra non è quindi un principio astratto, bensì una pratica critica da riattivare per immaginare e sperimentare forme di futuri alternativi possibili, “anche aldilà dell’obsoleto concetto lineare del tempo” come accade in HOPE, che resterà aperta fino al 25 febbraio 2024.