Gesellschaft | Retrospettiva

Le sfide della cooperazione

Questione abitativa, ricambio generazionale e rapporto con i sindacati, questi alcuni dei temi affrontati da Coopbund nel 2023. “L’Alto Adige è una terra di cooperatori”.
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Foto: Coopbund
  • L’associazione di rappresentanza delle cooperative Coopbund Alto Adige Südtirol, attiva sul territorio altoatesino da molti decenni, illustra le sfide che quest’anno hanno caratterizzato il mondo cooperativo. La presidente Monica Devilli e il vicepresidente Ivan Tomedi hanno discusso della questione abitativa, di un necessario ricambio generazionale e della relazione proficua con i sindacati. Le prospettive per il 2024 sono di una maggiore crescita e dinamicità.

     

    SALTO: Che anno è stato il 2023 per il mondo cooperativo?

    Monica Devilli: In continuità con gli ultimi anni, ci troviamo davanti ad un periodo di transizione, di grandissimi cambiamenti, dovuti anche a tutte le influenze che arrivano a livello mondiale. Ci sono tematiche molto importanti che abbiamo cercato di affrontare, partendo dalla digitalizzazione, di cui si parla da diverso tempo, ma che solo adesso abbiamo capito essere assolutamente necessaria per fare sviluppo all'interno delle imprese cooperative. Inoltre, c'è la necessità di modernizzare le imprese cooperative sociali, adattandole ai tempi attuali, il che implica una riduzione dei contributi pubblici e un maggiore orientamento imprenditoriale. Abbiamo dovuto affrontare una serie di cambiamenti e difficoltà, l'emergenza abitativa, la perdita di capacità d'acquisto, il disagio psichico e psicologico, molto sentito all'interno delle nostre cooperative sociali che si occupano appunto delle fragilità. C’è poi l’importante questione del clima che abbiamo portato avanti anche attraverso le comunità energetiche.

     

    Quali sono i valori che ispirano Coopbund

    Ivan Tomedi: I valori che Coopbund porta avanti sono quelli che la stessa si è data all' atto della Costituzione, noi ci siamo costituiti qualche anno fa e siamo il frutto di una fusione tra due centrali cooperative storiche, che erano appunto Legacoopbund e Confcooperative Alto Adige Südtirol. I principi si basano sui concetti di pluralismo, democrazia, libertà di espressione ed assenza di tutti i tipi di discriminazione, sia dal punto di vista etnico che religioso che soprattutto di parità di genere, il multilinguismo. Siamo molto legati ai bisogni della comunità, non potrebbe essere diversamente, essendo l'impresa cooperativa un'impresa che si basa soprattutto sui valori e non sulla massimizzazione del profitto.

     

    Quali progetti sono stati portati avanti dalle cooperative di Coopbund?

    Monica Devilli: Il 2023 è stato segnato da una grande tematica: la carenza di risorse, che si è manifestata in tutti i settori dell'economia, compreso il mondo cooperativo. Le risorse attuali stanno invecchiando e non riescono a essere rinnovate da un cambio generazionale. È cruciale attrarre le giovani generazioni per affrontare questa sfida, per questo abbiamo avviato dei progetti per avvicinare gli studenti al mondo della cooperazione. L’informazione è poca, i pregiudizi sono tanti e l'impresa cooperativa finisce per essere poco attrattiva per i giovani perché viene ancora identificata come una realtà dove le retribuzioni sono più basse rispetto ad altre forme di impresa, visto che lo scopo non è il for profit. Ci siamo avvicinati anche ad associazioni che rappresentano gli studenti universitari: abbiamo diverse progettualità in partenza, in accordo con le università. Rappresentano assolutamente una mission che ci siamo posti per il 2024.

     

    Che problematiche e che vantaggi offre il nostro territorio rispetto alla cooperazione?

    Ivan Tomedi: L'Alto Adige è una terra di cooperatori, le prime cooperative del credito nascono intorno al XIX secolo, sviluppandosi in maniera molto trasversale rispetto alla società e all'economia del territorio, nel campo dell'agricoltura, del vitivinicolo, dell'ortofrutta e della filiera del latte. Negli ultimi anni si è sviluppata molto la cooperazione sociale, quella di consumo, di produzione e lavoro e anche, chiaramente, l'edilizia. Il vantaggio che può avere una cooperativa qui in Alto Adige, devo essere anche onesto, deriva dal fatto che viviamo in una provincia ricca e quindi c'è un certo appoggio da parte delle istituzioni e della politica nel far crescere determinati progetti, soprattutto, verso le realtà più fragili. Questo aiuto non avviene in tutte le realtà territoriali, quindi io lo voglio definire un vantaggio. Anche se, lentamente, questo aiuto si sta parzialmente riducendo.

     

    E per gli svantaggi?

    Ivan Tomedi: C'è da dire che l'essere un po' frammentati non è sicuramente un vantaggio. Noi abbiamo sempre appoggiato processi di riunificazione e collaborazione, anche tra centrali cooperative, la storia lo dimostra. Siamo stati promotori di una prima fusione, anzi precursori di quello che in Italia sta succedendo attraverso la costituzione dell'associazione ACI (Alleanza Cooperative Italiane). Probabilmente per costruire qualcosa di veramente unitario bisogna lasciare da parte i personalismi e gli egoismi; per poter fare tutti due passi avanti serve che singolarmente qualcuno abbia la capacità di fare anche un passo indietro. È necessario anteporre l'interesse di tanti all'interesse dei pochi.

     

    Come avete affrontato la questione abitativa in Alto Adige?

    Monica Devilli: Stiamo attivamente lavorando ad un manifesto sulle nuove forme dell'abitare, esplorando soluzioni al di là della classica cooperativa rivolta alla fascia più debole. Riconosciamo che le esigenze abitative vanno oltre le agevolazioni provinciali, coinvolgendo aspetti come canoni e modalità di locazione più interessanti ed elastiche. Osserviamo un cambiamento significativo nell'approccio dei giovani rispetto a 10-20 anni fa, caratterizzato da una maggiore flessibilità nel mondo del lavoro. Pertanto, riteniamo essenziale adattare le forme abitative alle esigenze attuali, garantendo praticità e accessibilità.

     

    Quali sono i punti critici?

    Monica Devilli: Va notato che la mancanza di terreni a Bolzano rende attualmente impossibili nuove costruzioni: su questo punto è necessaria una risposta politica. Ad esempio, si discute della costruzione di studentati, ma riteniamo che creare nuove facoltà - come quella di ingegneria all'interno del Noi Techpark - senza alloggi adeguati, rischi di compromettere l'attrattività dell'Alto Adige. Il problema del costo elevato degli affitti per gli studenti è evidente: si parla di stanze da 700 euro, una cifra che può scoraggiare la scelta di Bolzano come destinazione. In attesa di una risposta politica, continueremo a esplorare soluzioni innovative per garantire un'abitazione adeguata e sostenibile, preservando allo stesso tempo l'appeal del nostro territorio.

     

    Come avete affrontato le sfide del mondo del lavoro?

    Monica Devilli: Quest'anno abbiamo percorso una via per valorizzare il lavoro all'interno delle imprese cooperative. Noi non siamo imprenditori, guardiamo anche alle persone, e certe volte si devono prendere delle decisioni che non piacciono all'impresa al 100%, ma magari piacciono di più al lavoratore. Abbiamo ottenuto una grandissima collaborazione con le organizzazioni sindacali, questo è stato per noi sicuramente un grande pregio e anche una grande soddisfazione. Io penso che l'obiettivo di mediare, in determinate situazioni critiche, sia sempre una strada da percorrere.

    Ivan Tomedi: Devo dire che quello di aver trovato unità di intenti con il sindacato è un risultato assolutamente eccezionale, non dimentichiamoci che noi siamo parte datoriale, solitamente si creano sempre frizioni e conflitti. In questo caso, invece, c'è stata un'ampia sensibilità e disponibilità da parte di ambo le parti per raggiungere un risultato condiviso. Personalmente, in 35 anni di attività sul mercato, non mi era mai successo. Noi siamo datori di lavoro atipici e questo risultato, più unico che raro, ci spinge ad andare avanti in questa direzione.

     

    Quali sono gli obiettivi per il 2024?

    Monica Devilli: Dobbiamo continuare ad essere un'organizzazione dinamica, flessibile, pronta ad adattarsi alle mutevoli esigenze. Nel corso degli anni, ci siamo allenati a rispondere agli imprevisti e superare le sfide, compresa la recente pandemia che ci ha spinto a esplorare nuove strade e a sperimentare senza perdere di vista i valori fondamentali del nostro modello cooperativo. Tuttavia, è essenziale sottolineare la nostra aspirazione a essere riconosciuti come imprese con modelli economici propri e una sostenibilità finanziaria. Non possiamo dipendere esclusivamente dai contributi, che vengono erogati solo in determinati casi. In alcuni contesti, come nel caso delle cooperative sociali, assumiamo un ruolo delegato dalla pubblica amministrazione, poiché siamo in grado di svolgerlo in modo efficiente e con costi contenuti rispetto alla gestione diretta da parte delle istituzioni pubbliche. Va notato che non tutte le cooperative ricevono contributi pubblici, una distinzione importante da sottolineare.

    Ivan Tomedi: Speriamo poi di continuare a crescere come numero di cooperative aderenti, sono ormai 3-4 anni che verifichiamo questa tendenza positiva. Oggi abbiamo circa 250 imprese cooperative associate, con quasi 30 nuove adesioni nel corso del 2023. Il nostro lavoro viene apprezzato, lo notiamo dal fatto che anche imprese cooperative presenti da vent'anni sul territorio, che non avevano aderito a nessuna centrale prima, hanno scelto di fare questo salto adesso riconoscendo, evidentemente, quello che noi rappresentiamo per il territorio.