Chronik | Il lutto

Gualtiero, cristiano maturo

Addio a Gualtiero Meneghelli, anima della parrocchia bolzanina di Corpus Domini e di Pax Christi. Oggi alle 11 la messa in suffragio in via Gutenberg.
Gualtiero Meneghelli con Don Bruno Carli
Foto: Gilberto Cavalli
  • Si è spento mercoledì mattina Gualtiero Meneghelli, punto di riferimento del Corpus Domini e di Pax Christi. La messa in suffragio verrà celebrata stamani (29 settembre) alle ore 11 nella parrocchia di via Gutenberg.

    Gualtiero Mengehelli (nella foto di apertura a destra, con Don Bruno Carli, a sinistra) era un cristiano maturo. Ossia un cristiano che sapeva essere responsabile nei confronti di sé e nei confronti del mondo. Penso sia stata questa la caratteristica più evidente del suo silente impegno per la pace, per i diritti umani, per la giustizia, per l'ecumenismo, per il dialogo culturale e religioso dentro e fuori la chiesa, di cui egli si sentiva parte attiva e coscienza critica. D'altronde era proprio Dietrich Bonhoeffer, il teologo della chiesa confessante tedesca impiccato a Flossenbürg nell'aprile del 1945 con l'accusa di fa parte dei congiurati contro Hitler, che aveva segnato un nuovo esserci nel “mondo divenuto adulto”, un esserci della fede anche senza più l'ipotesi di un Dio, credere nonostante tutto, “etsi deus non daretur” senza bisogno di avere un Dio tappabuchi, buono per tutte le stagioni, un Dio che pretende di manifestarsi a seconda delle ideologie o di determinate visioni religioni escludenti. Un Dio sotto la cui ala tanti potenti e prepotenti hanno trovato ristoro e consolazione (perfino i nazisti incidevano la parola “Gott mit uns” nelle fibbie delle loro divise).

  • Perché Dio è dove non è. Meneghelli ha cercato questo Dio presente nell'assenza. E lo ha inseguito dentro il racconto evangelico più cristallino, come aveva fatto Francesco d'Assisi quando chiedeva di non redigere una regola per il suo movimento di “giullari di Dio”, di folli cristiani in un mondo libero e liberante: “A me basta il vangelo!” diceva Francesco al cardinale Ugolino, mentre questi gli imponeva un regola per dare avvio a un ordine che il poverello del Signore non voleva. Questa era la dimensione di fede che Meneghelli ha cercato di testimoniare con il suo impegno maturo nella parrocchia del Corpus Domini, al fianco di don Bruno Carli, lavorando per sistemare gli ambienti, costruire mobili, sistemare le sale, tenere in ordine il giardino, mettere a punto tutto il necessario per le feste e per gli incontri pubblici. Con professionalità e sentimento. E poi con quell'ideale della pace che lo ha sempre affascinato, aderendo al movimento ecumenico di Pax Christi, catturato da un vocabolario del tutto inedito nel linguaggio ecclesiale. Gualtiero è stato soggiogato, come tanti, dalla figura del vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi don Tonino Bello, a cui ha voluto dedicare, insieme a don Bruno, un pezzo del giardino davanti alla chiesa con un olivo tipico della terra di provenienza di don Tomino, la Puglia. E fu felice Gualtiero, quando ebbe la fortuna di incontrare don Tonino a Bolzano, nella notte di capodanno del 1990, quando venne e si mise alla testa del marcia della pace insieme ad Alexander Langer e al vescovo Egger. Era la notte fosca perché nell'aria si sentivano rullare i tamburi della guerra che di lì a poco si sarebbe scatenata in Iraq. Il vocabolario di don Tonino parlava la stessa lingua di Meneghelli: «Convivialità delle differenze», «chiesa del grembiule», «no ad archi di guerra e si ad arche di pace», «no a segni del potere, sì al potere dei segni», «In piedi costruttori di pace!»...

    Meneghelli era come bruciato dalla profezia di queste grandi figure della chiesa su cui si discuteva a lungo nelle nostre riunioni, e ci si scambiava libri, riflessioni, idee, fascinazioni. Di tanto in tanto veniva agli incontri con una poesia di Turoldo o con una predica di Padre Balducci o con un insegnamento di don Milani o con i libri di Arturo Paoli. Era affascinato dalla teologia della liberazione latinoamericana, dalle parole di fuoco del vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, pronunciate nella famosa omelia alla vigilia del suo assassinio il 24 marzo del 1980. E poi il lavoro per far conoscere la vicenda di Josef Mayr-Nusser e le tante conferenze organizzate in quegli anni. Aveva scritto anche due libri per riflettere sul fenomeno religioso e negli ultimi temp0i seguiva gli insegnamenti di Antonio Thellung, pittore, poeta, pilota, scrittore e fondatore di comunità familiari, morto per Covid. Questo era il suo orizzonte utopico di una chiesa al fianco dei poveri e costruttrice di pace. D'altronde era tutto il Discorso della Montagna di Gesù, che Gandhi considerava come un manifesto dell'età futura.

  • Buoni amici: In primo piano Gualtiero mentre aiuta Don Bruno Carli Foto: Gilberto Cavalli
  • Meneghelli c'è sempre stato fin dalla nascita del gruppo di Pax Christi Bolzano e ha sempre offerto la sua disponibilità a lavorare per farlo crescere. È stato uno dei bastioni portanti del Centro per la pace, fin da suo sorgere. Ricordo tanti momenti in cui ci si affidava al sui savoir fare per sbrigare alcune faccende formali. Ha fatto anche una fugace esperienza politica nella lista Pace e Diritti nel 2003, quando il centrosinistra scelse di centrare il suo programma per le elezioni provinciali sul tema della pace e dei diritti umani, come a dire che i grandi problemi del mondo sono anche i problemi della nostra piccola Heimat.

    Era bello vedere Meneghelli al fianco di don Bruno Carli perché si percepiva un carattere onirico dell'impegno ecclesiale, non sempre facile perché anche la parrocchia del Corpus Domini ha dovuto subire contrasti e tensioni interne. Ma c'era quel guizzo di utopia dentro quella pastorale ecclesiale che in quegli anni era una cosa rara.  Da un po' di tempo si era ritirato nell'ombra di una malattia che, negli ultimi mesi lo aveva debilitato tantissimo fino a mercoledì mattina, quando è iniziato il viaggio cosmico vero la luce di u altro domani.

    Il suo insegnamento e il suo carattere raffinato e dotto, rimangono i tratti indimenticabili della sua testimonianza. Un cristiano che ha camminato, con largo anticipo, nell'orizzonte della chiesa di Francesco: una chiesa in uscita, quasi fosse un “ospedale da campo”, come ha detto lo stesso Francesco cercando di definire la sua idea di chiesa che si apre al mondo. Ossia una chiesa che si fa servizio a partire dal diritto del povero che oggi ha tanti nomi e tanti volti, quelli dei cercatori di casa, Cristi di oggi in cerca di un luogo dove poter sopravvivere alle logiche spietate dello sviluppo: il profugo, il richiedente asilo, il migrante in generale, su cui continua a incombere il cinismo di una certa politica e di una certa visione del mondo. Forse solo lì, in mezzo ai vortici del mare Nostrum divenuto Monstrum, possiamo onestamente pensare di trovare quel Dio assolutamente inerme senza luogo né nome. Il Dio che ha segnato la traversata di pace di Gualtiero Meneghelli, verso l'altra riva dell'esserci.