Politik | elezioni provinciali

I due campionati

Le elezioni provinciali, come quasi tutto il resto in Alto Adige Südtirol, sono divisi in due campionati.
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  • La Serie minore (C o forse anche D) è destinata ai partiti monolingui italiani che, a giudicare dalla frammentazione e dalla qualità del dibattito, raggiungeranno sicuramente il risultato di un ulteriore incremento dell’astensione tra i membri del proprio gruppo linguistico.

    La domanda da farsi è se è giusto e opportuno votare queste aggregazioni politiche, oppure non sia meglio prendere atto dello sfascio, e dirottare i voti verso quei partiti che, con diversa sensibilità, pensano di rappresentare tutte le componenti della società territoriale, e non solo il gruppo dominante. 
     

    I partiti italici monolingui, o sostanzialmente tali, sono: Salvini premier uniti per l’Alto Adige, il Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 stelle, Centro destra, la Civica, e i Fratelli d’Italia. Tutti i partiti si dichiarano autonomisti, perché per sbarcare il lunario in provincia di Bolzano, ci sono dei mantra che devono essere rispettati. Cosa significhi autonomia - se un governo del territorio inclusivo e trasparente o una gestione oligarchica del potere - è tema che nessuno al momento reputa opportuno approfondire. Anche perché si dovrebbe andare a toccare le contraddizioni di un sistema con un livello di clientelismo, affarismo e accentramento oligarchico del potere senza pari in Europa, e è sempre meglio non sputare nel piatto dove si potrebbe mangiare.

    Sarebbe interessante capire quanti dei leader e dei capilista dei partiti italici, cosìamici dell’autonomia, conoscono il tedesco e si sono impegnati a studiare la seconda lingua. Essere autonomisti in fondo al di là della retorica spiccia di casa Athesia, significa rispettare e cercare di capire il proprio vicino e la lingua è uno strumento fondamentale per poterlo fare. Ma si capisce in certi casi che non si può andare troppo per il sottile. Meglio è urlare ai quattro venti che siamo sotto assedio dei migranti. Il richiamo alla chiusura dei confini è sicuramente un buon viatico per dialogare con la Svp. Oppure restare su vaghe dichiarazioni di sostegno a politiche della casa dopo come nel caso del Pd che dal 2000 nei suoi programmi elettorali promette senza alcun risultato il calmieramento dei prezzi dell’abitare nella provincia con il costo delle abitazioni più alto del paese e allo stesso tempo ha promosso le più selvagge operazioni immobiliari (vedi Kaufhaus a Bolzano) nei comuni in cui è ancora al governo.

    Capire se, oltre a qualche slogan sommario, i candidati dei partiti italici hanno degli ideali in cui credono, è anche opera titanica. Il capolista del Pd, Repetto, è stato candidato di Forza Italia CCD, un partito liberale che storicamente si sempre opposto alle istanze riformiste dei partiti progressisti. Il leader locale di Forza Italia, Vettori, il partito che ha scelto come motto elettorale un tra il comico e il funesto ‘credere, combattere, vincere’ proviene dalle file della Lega, e lo stesso percorso è stato seguito da Filippo Maturi, capofila della microscopica lista denominata centro destra che promette il riscatto agli affittuari delle case Ipes, migranti e nomadi compresi. Dell’ex sindaco Bianchi nessuno conosceva le simpatie leghiste fino a un mese fa, la sua richiesta di ottenere un assessorato provinciale che si occupi del capoluogo è originale, anche se probabilmente sarebbe stato più coerente a chiedere una delega per Laives. Su Galateo di Fratelli d’Italia che flitra con il Bauernbund dopo avere trascorso anni a sventolare sul fronte con il collega Urzì il vessillo di battaglia dell’italianità, qualsiasi commento è superfluo.

    Come si possa pensare che questi politici rappresentino gli interessi del gruppo etnico di cui si fanno paladini è naturalmente un mistero. Cosi come accaduto nelle ultime legislature, assai più plausibile è che una volta essi dovessero essere fortunosamente eletti, si dimostrino proni a qualsiasi compromesso pur di essere nominati a titolo etnico assessori della prossima giunta. Il problema del trasformismo politico è ovviamente ormai generalizzato. Nelle trattative del 2018 resta memorabile la dichiarazione dei Verdi di essere disponibili a rinunciare al baluardo storico della scuola bilingue pur di entrare a fare parte del governo provinciale dell’epoca e, più in generale, anche a livello nazionale e internazionale molti studi scientifici rilevano come la politica sia scesa a un livello di degrado mai sperimentato nelle precedenti generazioni.

    Il problema della rappresentanza politica italiana in provincia di Bolzano meriterebbe però una qualche riflessione aggiuntiva, se non fosse che il fenomeno è diventato talmente marginale da non essere preso in considerazione ormai più quasi da nessuno.

    Le ragioni del drammatico impoverimento della classe politica italiana sono da attribuirsi innanzitutto al progressivo e inesorabile indebolimento - sia quantitativo che qualitativo - del gruppo linguistico di riferimento. Gli italiani continuano a diminuire, l’età media degli abitanti dei centri urbani maggiori dove si concentrano i membri del gruppo etnico è elevatissima. Ma soprattutto è incessante il flusso di emigrazione da parte dei giovani più brillanti e preparati. Con rarefatte eccezioni, le persone più promettenti hanno fatto carriera in altre regioni o in altri stati per l’evidente motivo che nascere italiani in provincia di Bolzano comporta un gap di mobilità sociale ascendente difficile da superare. Nella retorica spicciola dominante i giovani italiani se ne vanno perché non hanno dedicato sufficienti energie e passione per studiare il tedesco. E’ la vecchia retorica degli ‘italiani invisibili’ che si scontra con una realtà invero più complessa e sfaccettata. Non pochi giovani italiani che per esempio hanno frequentato scuole o università tedesche e padroneggiano la seconda lingua in modo eccellente semplicemente restano in Austria o Germania, oppure vanno in paesi dove c’è una più ampia opportunità occupazionale e dove le carriere non sono vincolate alla questione della appartenenza linguistica. Di decennio in decennio, il gruppo italiano risulta quindi sempre più povero e la selezione dei candidati politici inevitabilmente pesca in una vasca molto limitata. Segno evidente di questa tendenza è che i due partiti più rappresentativi in termini elettorali, Lega e Pd, sono stati addirittura commissariati da esterni mandati come marziani sul territorio provinciale dalle sedi nazionali per incapacità dei locali di trovare una linea politica unitaria.

    Un secondo motivo che spiega la selezione di politici di bassa qualità (e di pronto uso per la SVP) nel gruppo italiano è legata alle possibilità di fare carriera per chi resta in provincia di Bolzano. Essendo il 95% del potere saldamente nelle mani del gruppo tedesco i percorsi ascendenti sono molto limitati e si basano su criteri di selezione molto rigidi. Per chi non conosce le lingue, non dispone di eccellenti competenze professionali e di reti sociali privilegiate, la strada è semplicemente preclusa. Quindi uno dei pochi strumenti di mobilità esistenti per il cittadino medio è la carriera politica in cui contano principalmente destrezza, furbizia e legami sociali. Il processo di selezione impostato su questi presupposti è distruttivo. Se la politica attrae come unico o quasi unico ascensore disponibile per chi non ha competenze reali per competere in un mercato del lavoro molto complicato, a essere selezionati saranno personaggi capaci al massimo di mobilitare gli istinti primordiali degli elettori - come accade con la campagna anti immigrati - o di fare promesse al vento, ma privi di capacità di rappresentanza dei bisogni dei propri elettori.

    La terza questione del depauperamento della rappresentanza dei partiti italiani è legata infine al fatto che in un quadro di inevitabile marginalizzazione e strumentalizzazione degli eletti nelle liste italiane da parte dei partiti dominanti, le poche persone che operano nelle professioni e hanno fuori dalla politica un proprio reddito e prestigio sociale, difficilmente si impegnano in avventure destinate a portare discredito reputazionale a chi le intraprende. Forse l’unico caso meritorio è quello del candidato sindaco di centro destra Zanin che, pur all’opposizione e con una ottima professione, ha deciso di restare in consiglio comunale a Bolzano per l’intera legislatura.

    In questo scenario sinceramente  plumbeo, cosa resterebbe da fare per gli elettori italiani se si seguisse una logica razionale è piuttosto evidente. Le uniche liste da votare sono quelle non monolingui (o finte multilingui come nel caso del Pd che candida la moglie dell’ex Deus ex machina del partito) che nei loro programmi hanno la tutela e la promozione dell’intera popolazione residente in provincia di Bolzano. Quindi andando per sottrazione: non i partiti della destra tedesca estrema, Knoll, Anderlan e altri sinistri figuri, e non sicuramente la SVP che continua a essere, pur con la narrativa che un partito di raccolta raccoglie diverse anime, un soggetto politico che tutela solo i membri del proprio gruppo linguistico. Per i restanti partiti vale la pena non scegliere le liste piccole senza peso politico specifico. Quindi rimane poco ma come si dice – forse - buono. I partiti di opposizione che candidano anche qualche italiano o che comunque sono chiaramente orientati a una visione aperta e moderna della società locale. Non è detto che questi partiti riescano a spostare gli equilibri storici del governo locale. Ma certamente sono composti da persone che hanno capito che il mondo non finisce ai confini di Salorno e del Brennero,  e che hanno in mente cosa significhi vivere in una società liberale. 

    Sarò molto probabilmente difficile che le cose vadano in questo senso dato il livello di frammentazione e impoverimento della società civile in lingua italiana provinciale. Come si dice in italiano comunque: uomo avvisato, mezzo salvato, Oppure: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.