Chronik | Montagna tragica

“Il momento più brutto della mia vita”

Senales, il soccorritore Klaus Tumler era sulla valanga che ha ucciso una mamma e due bimbe. “Erano sotto un metro e mezzo, nulla da fare”. Un morto anche in Trentino.
valanga Senales Schnals
Foto: Klaus Tumler

Tre morti sabato. Una mamma di 35 anni, sua figlia di 7 e un’altra bambina della stessa età, provenienti dalla Germania, sono state travolte dal fronte di neve largo un chilometro che ha investito la pista da sci Teufelsegg della val Senales. Un altro morto, il giorno seguente: Andrea Concini, guida alpina di 28 anni, è deceduto sulle Dolomiti di Brenta, in Trentino. Un fine settimana certamente tragico per le numerose valanghe che hanno interessato le montagne della regione, in condizioni di rischio elevato - grado 3 in alta quota - per l’instabilità dei nuovi accumuli di neve ventata. Sicuramente una giornata che non dimenticherà facilmente Klaus Tumler, capostazione del soccorso alpino di Schnals-Senales, impegnato assieme ad altri 75 soccorritori nel cercare di salvare più vite possibili sul ghiacciaio. “È stato il giorno più brutto della mia vita in 25 anni in cui faccio il volontario. Ma è difficile dire se sabato fosse un giorno più pericoloso di altri: sicuramente la neve caduta a dicembre e il vento hanno aumentato il pericolo”. Sarà ora la procura di Bolzano, che ha aperto un’inchiesta, a cercare di appurare se ci sono responsabilità umane nella tragedia.

 

Pista Teufelsegg, 12.10 di sabato 28 dicembre 2019

 

È una giornata d’inverno come tante - malgrado il bollettino valanghe avvisi del grado 3, marcato - per il comprensorio sciistico del ghiacciaio della val Senales, in Alto Adige. C’è il sole, le piste e gli impianti sono aperti e numerosi sciatori si godono le discese. Poco dopo mezzogiorno avviene il fatto che cambia irreparabilmente il corso della giornata, oltre al destino di due famiglie. Alle 12.10 una massa larga all’inizio 200 metri, poi fino a un chilometro, si stacca tra la forcella dei Contrabbandieri e il rifugio Teufelsegg - e investe la pista sottostante, che dal ghiacciaio scende a valle.

 

 

“10 minuti prima che passassi io. Mi sento fortunato, ma due famiglie sono distrutte” scrive su facebook uno sciatore originario di Napoli. Non va altrettanto bene ad una comitiva di turisti tedeschi, che viene investita. Si tratta di cinque persone, come stabiliranno i soccorritori giunti sul posto.

 

 

Immediatamente accorrono i primi sciatori indenni e si muove la macchina dei soccorsi altoatesina. In 20, al massimo 30 minuti arrivano quasi ottanta persone. I militari del soccorso alpino della guardia di finanza in servizio di vigilanza piste con un’unità cinofila, il soccorso alpino di Alpenverein e Cai, i vigili del fuoco dei paesi limitrofi, la croce bianca e quattro elicotteri di soccorso, il Pelikan 2, l’Aiut Alpin Dolomites, l’elicottero della sezione aerea della Finanza di Bolzano e l’elicottero di soccorso Christophorus 7 dal Tirolo. 

Tutti si dispongono in file, una a fianco all’altra, per setacciare l’area del distacco. Lottano contro il tempo, perché in una valanga i minuti possono decretare la vita e la morte. Anche i secondi. Purtroppo, solo due persone vengono estratte in buone condizioni. Per tre, la mamma di 35 anni, la figlia di 7 e un’altra bambina, ci sarà poco da fare. Le prime due sono prive di vita, la terza viene portata a Trento in elicottero. Rianimata sul posto ma in grave stato di ipotermia, morirà all’ospedale Santa Chiara. Momenti che Klaus Tumler, soccorritore esperto, ha vissuto in prima persona.

 

 

Pista Teufelsegg, 12.35 - Il racconto

 

salto.bz: Klaus, quando è arrivato sul posto?

Klaus Tumler: l’allarme è giunto alle 12.10. Subito dopo i primi sciatori che stavano scendendo erano già sul posto per cercare di estrarre le persone coinvolte, assieme agli operatori del soccorso piste in servizio nel comprensorio. Io invece sono stato uno dei primi del soccorso alpino volontario ad arrivare: alle 12.35 ero lì.

È salito con l’elicottero?​

No, sono salito con l’impianto e poi con la motoslitta. Anche gli altri come me, i primi soccorritori, sono arrivati così. In un secondo momento è arrivato l’elicottero, che ha trasportato gli ulteriori volontari e operatori che giungevano in valle.

Sono arrivato con la motoslitta alle 12.35, 25 minuti dopo la valanga. In poco tempo sul posto c’erano 75 soccorritori, da tutto l’Alto Adige. Abbiamo fatto il possibile

Quante persone in tutto, in così poco tempo?​

Settantacinque persone sulla valanga, mentre il totale considerando gli elicotteri e quelli a valle sale a più di cento persone. Soccorso alpino della val Senales, di Laces, Merano, sia Cai che Avs, ancora cinque cinofili, i pompieri di Madonna di Senales, di Certosa, Monte Santa Caterina, e poi finanzieri, carabinieri, l’assistenza spirituale a valle, la croce bianca, quattro elicotteri.

In che condizioni erano gli sciatori estratti dalla neve?

Su cinque, i feriti erano due. Poi c’erano le vittime e la bambina in gravissime condizioni.

È stato bruttissimo. Difficile da spiegare ciò che si vede lì sul posto. La donna e le due bambine si trovavano sotto un metro e mezzo di neve

Cos’ha pensato nel vedere le vittime?

È stato bruttissimo. Difficile da spiegare ciò che si vede lì sul posto. La donna e le due bambine si trovavano sotto un metro e mezzo di neve.

Per lei è stata l’esperienza più brutta da soccorritore?

Sì, la più brutta della mia vita. E faccio il volontario dal 1994: 25 anni, di cui 12 da capostazione

La più brutta esperienza della mia vita. E faccio il volontario dal 1994: 25 anni, di cui 12 da capostazione

 

Di valanghe quante ne ha viste?​

Eh, ogni giorno. Ma con feriti non sono così tante. Come soccorritore ne ho viste meno di dieci.

Dunque di fronte a un fine settimana come questo si può pensare che il pericolo negli ultimi anni sia aumentato?​

Non è detto. Ci sono anni in cui ce ne sono di più, altri in cui diminuiscono. 

Di valanghe con feriti ne ho viste meno di una decina in 25 anni. Non posso dire che il pericolo sia aumentato. Ma certamente le grandi nevicate e il vento hanno aumentato il pericolo in alta quota

Ma questo periodo è più pericoloso di altri?​

Chiaramente in primavera il manto nevoso si può stabilizzare. Adesso in alta quota è più rischioso per via dell’instabilità. Ci sono state grandi nevicate a metà dicembre, in alto c’è tanta neve. E poi il vento rende tutto più pericoloso.

In molti si chiedono se la tragedia si potesse evitare, se l’impianto andasse chiuso: lei che idea si è fatto?​

Non posso dirlo, non sono andato in cima a vedere dove è avvenuto il distacco, ma in fondo dove c’era da fare l’intervento. Posso solo dire che secondo i miei calcoli sulle mappe il fronte della valanga era largo all’inizio 200 metri, poi si è allargato fino a un chilometro in basso.