Gesellschaft | Il caso

Fino a prova contraria

Tre dipendenti dell’Asl altoatesina coinvolti nell’inchiesta della Procura di Trento su sanità e mazzette. Schael: “Se gli illeciti saranno confermati tolleranza zero”.
Schael, Thomas
Foto: Salto.bz

“E chi sono, Marchionne o la Boschi?”, commenta alludendo alla fila di microfoni allineati sulla scrivania il direttore generale dell’Azienda sanitaria altoatesina Thomas Schael raggiungendo ad ampie falcate il suo posto fra Marco Cappello, direttore di ripartizione per il settore dell’anti-corruzione e della trasparenza, e le giuriste Maria Murgia, esperta nell’ambito della privacy, e Tanja Lageder.

Si cerca subito di stemperare la tensione, perché l’occasione ufficiale della conferenza stampa è la presentazione del piano triennale per la prevenzione della corruzione e la trasparenza, con l’approvazione odierna della relativa delibera (fra le novità l’istituzione di un unico organo di disciplina a livello aziendale e la prossima nomina del cosiddetto “data protection officer”), ma il pachiderma nella stanza è la maxi-inchiesta in atto all’interno del microcosmo sanitario locale, coordinata dai pm Alessandra Liverani e Carmine Russo, e finita negli ultimi giorni sulle prime pagine dei quotidiani locali.

I fatti in breve: la Procura di Trento sta indagando su decine di gare riguardanti la fornitura di attrezzature sanitarie, arredi e bandi per la manutenzione degli ospedali della regione. Si parla di appalti truccati ma in particolare anche di una mazzetta, in questo caso in ambito altoatesino, per favorire determinati fornitori piuttosto che altri.

I reati ipotizzati sono gravissimi e vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio a rivelazione di segreti e associazione a delinquere. Un’inchiesta iniziata circa un anno fa che si dipana su più filoni investigativi interessando i due capoluoghi di provincia e durante la quale gli inquirenti si sono avvalsi anche di intercettazioni telefoniche per certificare le presunte irregolarità. Sulla vicenda, tuttavia, il riserbo resta ancora alto, con parte degli atti che è stata secretata. 

 

Tre sotto la lente

Stando ai dettagli forniti nella conferenza stampa di oggi (30 gennaio) sono tre i dipendenti dell’Asl altoatesina coinvolti nell’inchiesta, due lavorano nell’ospedale di Merano e uno in quello di Bolzano. Nella giornata di sabato 20 gennaio e lunedì 22 sono stati sequestrati loro pc, cellulari di servizio, e documenti, “consegnati spontaneamente”, tiene a precisare il responsabile per l’anti-corruzione e per i procedimenti disciplinari Marco Cappello.

Non si tratta di dirigenti, continua Cappello, “ma non daremo indicazioni sui settori o i reparti in cui operano, in ogni caso partiamo dalla presunzione d’innocenza”. Per il momento i tre collaboratori sono stati quindi adibiti ad altre mansioni impedendo loro di continuare così a mantenere rapporti con le ditte nel mirino dell’inchiesta. 

“È inevitabile che in un’azienda con un fatturato di 1,3 miliardi di euro l’anno e 10mila dipendenti qualcuno possa cadere prima o poi in comportamenti scorretti, è una questione statistica e di questo siamo coscienti”, prende atto Schael. Motivo per cui particolare attenzione - prosegue - è riservata al piano anti-corruzione che ogni anno viene aggiornato e a cui si affianca un lavoro sulla trasparenza e la privacy avendo a che fare costantemente con una miriade di dati sensibili. “Voglio ricordare che ogni settimana riceviamo visite di controllo non annunciate da parte di Nas, Noe (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri), Guardia di finanza, Polizia postale, e dal Garante della privacy, come è normale che sia visto che in ballo ci sono i soldi pubblici”, aggiunge il numero uno dell’Asl puntando anche su un nucleo ispettivo interno all'Azienda sanitaria che condurrà indagini parallele a quelle della magistratura, “il nostro obiettivo è fare chiarezza al più presto, perciò stiamo collaborando attivamente con le forze dell’ordine”.

Attualmente, sottolinea Cappello, “non sappiamo se ci sono persone iscritte nel registro degli indagati, non ce ne è stata data comunicazione ufficiale, siamo in una fase preliminare, abbiamo solo i verbali di sequestro e perquisizione riguardo i controlli effettuati dai carabinieri del Noe e dalla squadra mobile di Trento e Bolzano negli uffici dei soggetti in questione. È lecito pensare, in ogni caso, che queste persone fossero sotto indagine da parecchio tempo”. Se ci saranno condanne l’Azienda adotterà la linea dura, annunciano infine i vertici, verranno quindi adottate tutte le misure previste in casi del genere, compreso il licenziamento senza preavviso.