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Decrescita infelice

Negli ultimi 30 anni i salari medi in Europa sono progressivamente aumentati. Fa eccezione l’Italia.
decrescita infelice
Foto: Sheldon.studio

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), in tutto il mondo la pandemia ha peggiorato nettamente le condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, così come in Europa, con una flessione del -6,5% della massa salariale, intesa come il totale dei salari lordi non standardizzati.
Secondo Openpolis, il fenomeno è perlopiù riconducibile al taglio delle ore lavorative, mentre il problema della perdita del lavoro è stato in parte arginato da una serie di misure applicate a livello nazionale, come il blocco dei licenziamenti, in vigore in Italia da febbraio 2020 a fine giugno 2021, oppure al 31 ottobre qualora le aziende avessero beneficiato degli ammortizzatori sociali introdotti dal Decreto sostegni.
La perdita di massa salariale è stata comunque limitata grazie a ulteriori sussidi statali messi in campo dalla maggior parte dei paesi europei dimezzando, secondo l’Oil, l’impatto della crisi, con una perdita effettiva del -3,1% .
Pandemia a parte, in tutti i paesi Ocse si è registrata una crescita - in certi casi una vera e propria impennata - dal 1990 al 2020. L’unica eccezione, in negativo, è rappresentata dall’Italia: il nostro, infatti, è l’unico paese europeo in cui i salari risultano più bassi rispetto al 1990.

L'aumento maggiore si è dato nei paesi appartenenti all’ex URSS. In Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia il salario medio annuale risulta raddoppiato, mentre i paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) dominano indiscussi la classifica: tra il 1995 e il 2020 i salari sono più che triplicati, la Lituania addirittura ha registrato un incremento del +276,3% del salario medio, attestandosi mediamente sui 32 mila dollari all’anno. Dal canto suo l’Italia, con una media di 37,9 mila dollari all'anno, ha assistito negli ultimi 30 anni a una diminuzione media del -2,9%. Nel 2020, la riduzione del salario medio annuale ammontava a circa il -5,9% rispetto l’anno precedente, scivolando dal settimo posto europeo, preceduta dalla Germania, per salari medi annuali nel 1990, alla tredicesima posizione trent’anni dopo, passando sotto a paesi come Francia, Irlanda e Spagna.