Kultur | RECENSIONE

Monolith: lei ti protegge

Un high concept a fumetti
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“Monolith, la più potente e sicura automobile mai costruita”

Una ragazza litiga con il suo compagno. Loro hanno un figlio. Lei si vuole prendere una pausa e porta il bambino con se via dal padre e per farlo attraversano il deserto dello Utah. Solo che qualcosa va storto. 

Monolith è un fumetto del 2016 della Sergio Bonelli Editore, la scuderia di Tex e Dylan Dog e del recente Mercurio Loi, uno Sherlock della Roma papalina dell’Ottocento, la Roma dei pazzi. Scritto da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo e illustrato da Lorenzo LRNZ Ceccotti, l’opera è stata divisa in Primo e Secondo tempo, esattamente come un film, dato che ad agosto uscirà anche la versione cinematografica. L’opera nasce come soggetto di Recchioni per un film che non si è mai portato a termine ma una volta rientrato in possesso dei diritti di sfruttamento, la soluzione alla fine risulta più articolata di quanto non fosse prima, con l’uscita nello stesso anno dei due prodotti, che però prendono strade psicologiche diverse. Il film di Monolith, sceneggiato dallo stesso Uzzeo con Elena Bucaccio, Stefano Sardo e Ivan Silvestrini, diretto da Ivan Silvestrini e interpretato da Katrina Bowden, a fine 2016 è stato già presentato in anteprima al FrightFest di Londra e si propone per essere distribuito non solo in Italia ma in campo internazionale.

Monolith racconta una storia estremamente viscerale affrontando anche il tema dell’uomo contro la macchina, o meglio, l’uomo contro la macchina che lui stesso ha progettato e costruito. Un tema declinato in molte maniere differenti e che rispecchia alcune condizioni sociali che permeano il tessuto del consorzio umano occidentale, come delegare la sicurezza o la privacy individuale e soprattutto l’eterno argomento ormai endemico nell’uomo della società post-moderna: il dominio dell’Uomo sulla Natura.

Sandra, questo il nome della protagonista, dovrà lottare giorno e notte per salvare la vita di suo figlio, rimasto intrappolato nella Monolith dopo aver accidentalmente investito un cervo.

Il bambino è dentro.

Sandra è fuori.

E fuori c’è il deserto, dove ci sono i mostri e dove la notte si fa più fredda e scura.

La storia di Monolith è quello che si definisce un high concept, ovvero una di quelle storie che si possono riassumere in una riga, come Duel di Stephen Spielberg: “un uomo viene inseguito da un camion” o come il recente film di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, Mine: “un uomo rimane bloccato su una mina in mezzo al deserto”. L’intreccio è semplice ma la storia non ne risulta meno stratificata e a più livelli di lettura.

Ma ci siamo dimenticati di chi ha reso Monolith un capolavoro grafico: LRNZ. Un’artista romano dal tratto pulito ma estremamente contaminato, che con la sua pittura digitale è riuscito a esprimere tutta l’inquietudine del fumetto sotto forma di immagini spettacolari. LRNZ ha inoltre preso parte alla realizzazione del film curandone la parte visiva e disegnando gli storyboard, essendo anche colui che ha disegnato la Monolith, costruita ovviamente per il film di prossima uscita.

Con il cambio di ambientazione LRNZ arricchisce le tavole di una palette di colori e luci sempre più carichi ed evocativi, con un’attenzione maniacale alla resa del trascorrere del tempo , il ritmo della storia è fondamentale e il tempo speso dall’artista nel deserto dello Utah ha di sicuro aiutato nella realizzazione del progetto. Il culmine della narrazione è nella parte centrale, dove il ritmo diventa serrato e frenetico, dove il mondo onirico e quello reale si confondono e nessuno sa più a chi credere, mentre Sandra non sa a chi chiedere aiuto.

Nella notte fredda e scura ci sono i mostri e Sandra dovrà sconfiggerli. Ma se scoprisse che in realtà, il mostro è lei?

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                DOMENICO NUNZIATA