Wirtschaft | Lavoro

Terziario in agitazione

I contratti scaduti da quattro anni bloccano le trattative e i datori non accettano adeguamenti salariali all'inflazione. I sindacati rispondono con lo sciopero.
Manifestazione sindacati cgil cisl uil asgb
Foto: Othmar Seehauser
  • Le categorie di lavoratori del terziario hanno annunciato lo stato di agitazione. Stamattina (31 ottobre) in conferenza stampa a Bolzano Cgil/Agb, SgbCisl, Uil/Agk e Asgb hanno esposto la questione del rinnovo dei contratti del settore del commercio, denunciando il rifiuto delle associazioni datoriali di accettare condizioni di rinnovo adeguate.

    Il mancato riconoscimento di incrementi contrattuali in linea con l’inflazione è il punto di disaccordo principale, hanno sottolineato i sindacati. Le aziende, affermano, si mostrano restie a concedere quote di salario considerando il prolungato periodo dalla scadenza dei contratti, nonostante l'erosione del potere d'acquisto dei lavoratori a causa dell'inflazione. Inoltre, hanno sottolineato le sigle, le situazioni lavorative sono gravose, poiché le strutture aziendali sono sempre più flessibili e le aperture commerciali del tutto sregolate.

    "C'è una questione salariale che non può essere negoziata a spese dei diritti dei lavoratori – afferma Antonella Costanto (Filcams/Lhfd) –. Gli aumenti devono superare l'inflazione per garantire un reddito dignitoso. Ma dobbiamo anche preservare gli scatti di anzianità, i permessi e le tredicesime che i datori di lavoro vorrebbero mettere in discussione”.

    Confesercenti e Unione per il Commercio finora non si sono mostrati disposti a discutere i rinnovi degli accordi provinciali

    Durante il periodo tra novembre e dicembre, in vista delle festività, i sindacati si uniranno in azioni congiunte: terranno assemblee per aggiornare i lavoratori sui progressi dei negoziati e sui prossimi passi di mobilitazione, inclusa un'importante manifestazione nazionale. “Le richieste sul tavolo sono comuni anche a livello territoriale – continua Costanto –. Una possibile soluzione potrebbe essere rivedere il contratto integrativo provinciale, introducendo elementi territoriali che anticipino quelli a livello nazionale e favoriscano il settore. Tuttavia – conclude la sindacalista –. Confesercenti e Unione per il Commercio finora non si sono mostrati disposti a discutere i rinnovi degli accordi provinciali”.