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Verso lo smantellamento della regione?

L’autonomia ha consentito la rinascita del Trentino dopo secoli di sottosviluppo; il suo declino potrebbe portare con sé il destino di quel territorio.
Ausstellung WIr und die Autonomie
Foto: Foto: LPA/Ivo Corrá

Con l’approssimarsi delle elezioni regionale e provinciali di ottobre, aumentano le attese e le tensioni sul loro risultato, man mano che cresce la consapevolezza della crisi che investe le istituzioni autonomistiche del Trentino Alto Adige. L’autonomia è stata la principale risorsa che ha consentito la rinascita del Trentino dopo secoli di sottosviluppo; il suo declino potrebbe portare con sé il destino del nostro territorio.  E da tempo non mancano i segnali di sofferenza nell’economia, nella società e nel sistema politico del Trentino. 

Timori fondati, per lo smantellamento della Regione e la polarizzazione del sistema autonomistico sulle Province, che contrasta colla natura transnazionale e multietnica acquisita dal sistema autonomistico nel corso dei secoli .Non possiamo dimenticare che nei suoi 800 anni di vita il Principato vescovile di Trento ha sempre configurato una “terra di mezzo” fra Papato e Impero, fra Rinascimento e civiltà mitteleuropea, oltre a costituire una area strategica per l’Impero. Questa relazione, anche istituzionale, col mondo tedesco perdurò anche quando, con l’epoca napoleonica il Principato fu abolito, poiché il Trentino fece parte del Land Tirolo, eleggendo i propri rappresentanti nel Landtag, la assemblea legislativa di Innsbruck. 

l’Accordo De Gasperi Gruber e la conseguente istituzione della Regione, restituirono al Trentino il ruolo geopolitico che aveva esercitato per secoli

Quando poi nella prima metà del novecento, dopo due guerre mondiali e lo spostamento del confine al Brennero, l’Italia sconfitta dovette fare i conti con le rivendicazioni austriache di distacco del Sudtirolo dall’Italia, l’Accordo De Gasperi Gruber e la conseguente istituzione della Regione, restituirono al Trentino il ruolo geopolitico che aveva esercitato per secoli. 

Non mi dilungherò nel ricostruire il tumultuoso corso di questa istituzione, c’è solo da dire che in questo tragitto lo stato italiano non ha mai ceduto su una questione prioritaria :che il Trentino era parte essenziale del sistema autonomistico della regione, con assoluta parità di diritti rispetto ai Sudtirolesi ed alla Provincia di Bolzano E su un altro punto, Aldo Moro, che fu il regista del secondo Statuto, rimase irremovibile :che la Regione costituiva l’architrave dell’intera costruzione fondata sulla convivenza e la collaborazione di popoli appartenenti a due grandi nazionalità, e dei gruppi linguistici minoritari.

E a questo punto, guardando alla realtà presente , c’è da chiedersi come sia stato possibile che la istituzione regionale cui hanno messo mano De Gasperi e Moro e che il principale partito di opposizione, il PCI, approvò, votando in favore sia del primo che del secondo Statuto, venisse completamente svuotata, e la carica stessa di presidente della Regione svilita fino al punto di essere attribuita a turno e a scavalco, ai presidenti delle Province .

 

La situazione oggi è tale che se la Lega e la sua coalizione vincessero ancora una volta le elezioni, il destino del Trentino sarebbe quello di una provinciuncola tagliata fuori dal suo secolare retroterra culturale, istituzionale multietnico e geopolitico, satellite di una macroregione del nordest, con tanti saluti alla “specialità” dell’autonomia trentina .La Regione poi diverrebbe  un mero simulacro, come è nelle attese della SVP.
Nè più rassicurante .sarebbe il futuro della comunità italiana dell’Alto Adige abbandonata da Trento, .cui una iniqua legislazione statutaria ha negato un effettivo accesso al bilinguismo, e che la proporzionale etnica marginalizza sempre più. La situazione in Alto Adige può diventare esplosiva e questa sarebbe una delle conseguenze più pericolose della crisi del sistema autonomistico derivante dallo smantellamento della Regione.

C’è da chiedersi, per ultimo come mai i governi dell’poca non abbiano impugnato avanti la Corte Costituzionale le deliberazioni sulla “staffetta” per conflitto di attribuzioni

Tutto questo ci dice che le elezioni di ottobre sono una tappa cruciale, e che quello è il momento decisivo per tentare di raddrizzare la rotta, finché si è in tempo. E il primo passo che la coalizione del centro sinistra autonomista dovrà fare, è quello di porre fine alla mortificante e anticostituzionale esperienza della “staffetta,” ed eleggere finalmente un Presidente della Regione che inizi a ricostituire quel molto che ancora unisce le nazionalità e i gruppi linguistici minoritari del Trentino Alto Adige, compreso il necessario riconoscimento di quello più antico e consistente: il gruppo ladino retico della Valle del Noce.
C’è da chiedersi, per ultimo come mai i governi dell’poca non abbiano impugnato avanti la Corte Costituzionale le deliberazioni sulla “staffetta” per conflitto di attribuzioni, dal momento che la struttura fondamentale dello Statuto veniva alterata, e lo Statuto rappresentava e rappresenta l’adempimento di accordi internazionali, conclusi dallo stato italiano, grazie ai quali la vertenza internazionale relativa a l’Alto Adige Sudtirol è stata chiusa.

Se malauguratamente nella prossima legislatura regionale “la Staffetta” venisse reintrodotta, ulteriori “disattenzioni ” ad opera questa volta del governo in carica, così impegnato nella proclamazione dei valori della” nazione” ( che peraltro l’articolo 67 della Costituzione riconosce e tutela) sarebbero difficilmente comprensibili.
 

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Karel Hyperion Mo., 24.04.2023 - 08:59

Südtirol als "retroterra" von Trient? Abgesehen davon, dass sich die akademische Welt in Italien, im Gegensatz zum Autor, nicht davor scheut, dafür auch das deutsche Wort des "Hinterlandes" zu verwenden, war Südtirol genau das nie. Es wäre auch für das Zusammenleben in diesem Land hilfreich, wenn man nicht ständig eine Marginalisierung einer Sprachgruppe herbeiredete, die es so nicht gibt und so auch nie gab. Die italienische Sprachgruppe verfügt in Südtirol aufgrund des so oft gescholtenen Statutes über eine Reihe von besonders starken Schutzmechanismen und Beteiligungsrechten, die über ihre rein numerische Stärke hinausführen (und somit wahrlich demorkatisch sind) und ihr eine konkrete und starke Teilhabe auch ohne die Verwirklichung geopolitischer Ambitionen Trients ermöglichen. Der Autor hat aber offenbar gleich wenig Ahnung von der Verfassung, vom Statut und von Geschichte wie davon, was Marginalisierung einer Minderheit tatsächlich bedeutet. Manchmal frage ich mich, ob es Salto nicht guttäte von den Autoren auch eine gewisse Seriosität zu verlangen was historische Fakten betrifft.

Mo., 24.04.2023 - 08:59 Permalink
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ezio trentini Di., 02.05.2023 - 22:29

Antwort auf von Karel Hyperion

ho l’impressione che Lei abbia frainteso molte cose dell’articolo di de Carneri, come si evince peraltro dal fatto che non si è accorta che si tratta di una delle persone universalmente riconosciuta come tra i più competenti della Regione in fatto di Costituzione e Statuto, senza contare che la sua visione storica della “natura transnazionale e multietnica della regione” e di aggancio alla civiltà mitteleuropea è tale da valorizzare non solo il ruolo dei trentini ma anche quello dei sudtirolesi, come penso sia nei voti dei più illuminati di loro.

Di., 02.05.2023 - 22:29 Permalink