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Kultur | Visioni

La montagna tra custodi e dj

Un documentario premiato al Trento Film Festival, e un dj set in cima alla montagna. Due racconti video profondamente diversi, ma uno stimolo comune a ripensare l'immaginario delle terre alte. Fra recupero del passato e nuovi linguaggi, per uscire dal margine.
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Le copertine del progetto Apex e del film documentario Custodi
Foto: Apex Sound Inside Nature e Marco Rossitti
  • Curiose le coincidenze, a volte. Nella stessa settimana lo schermo di un cinema di paese ha ospitato due filmati dallo sfondo almeno in parte comune, le Alpi. Ma raccontate con approcci e stili del tutto antitetici. Per primo è stato proiettato il nuovo video del progetto Apex – sound inside nature, girato in cima al Monte Amariana e dedicato ai dintorni della conca tolmezzina, in Carnia. Un'ora di dj set con musica inedita autoprodotta da Julio Montana e Cristian Comelli, immersa e sovrapposta alle riprese aeree di un drone sull'ambiente circostante. Poche sere dopo il film documentario di Marco Rossitti Custodi, vincitore in primavera del premio Dolomiti Unesco al Trento Film Festival. Tredici storie di persone che hanno scelto di resistere in periferia – dalla montagna trentina a quella bellunese, altoatesina o appenninica, ma anche la laguna di Marano o i Magredi goriziani – mantenendo o riprendendo culture e saperi del tempo passato. 

    Due materiali video dalla natura molto diversa dunque, cosa che rende impossibile comparare in sé i prodotti finali. Uno destinato a fare da sfondo per eventi live o per una serata al bar, oppure a girare sugli schermi promozionali del turismo regionale. L'altro ad essere proiettato e commentato in sale cinematografiche e festival... E però è quasi inevitabile una riflessione sull'approccio a monte che li ha generati, e sui messaggi che i due video – volutamente o meno – veicolano. 

    Nei commenti di chi ha visto entrambi è facile raccogliere pareri contrapposti: i puristi della montagna trovano invadente e inopportuna la musica elettronica in certi luoghi, per di più portata con un costoso e inquinante elicottero. Oppure segnalano l'indugiare un po' narcisista delle riprese sulla consolle dei dj, circondata dai loghi veleggianti del progetto Apex, molto più che sul magnifico ambiente attorno. Al contrario chi pensa alle terre alte come set di immagini emozionali da offrire ai turisti globali imputa a Custodi uno sguardo nostalgico, lontano dal presente, quasi che il bello venga solo dal recupero del passato. Altri notano che il documentario non affronta i lati difficili del vivere in montagna, e che i personaggi raccontati rischiano di apparire eroi luminosi ma inarrivabili: quanti farebbero come Erica mille metri di dislivello a piedi ogni giorno per andare al lavoro, e per di più col sorriso? 

    Approcci opposti dicevamo, tra una visione puramente estetica e sradicata della montagna – non per niente coperta con riprese aeree di paesaggi, e mai di persone – e una quasi di ricerca etnografica sui valori antichi della cultura montanara, o comunque rurale, da contrapporre alla frenesia insensata della vita contemporanea. Personalmente non ho dubbi nel preferire il secondo. Sento vicine le storie di Cecilia, Konrad, Egidio e degli altri custodi, capaci di scelte radicali per testimoniare il legame alla propria terra. Storie raccolte dal regista con una ricerca preziosa durata un intero decennio. Però è interessante anche cogliere la sfida digitale di Apex che, per quanto lontana dalle idee di lentezza e profondità – dei luoghi ripresi si mostra solo l'evidenza, come la cima del monte, e non il percorso faticoso per raggiungerli – viene comunque da un gruppo di persone appassionate tanto del lavoro musicale, quanto delle terre mostrate e in parte da loro stessi abitate. E capaci soprattutto di raggiungere con i loro video decine di migliaia di persone in tutto il pianeta. “Creiamo emozioni con la musica in location uniche”, dicono di sé i promotori di Apex. Saranno anche le emozioni tiepide e volatili del mondo virtuale, ma la capacità di diffonderle via social, e dunque in una sfera reale ormai quanto il mondo reale, rende importanti i numeri di chi le ha condivise...

    E allora ecco la domanda finale che lasciano le due proiezioni: una maggiore visibilità delle terre alte, che sempre più risultano ai margini del discorso pubblico ad eccezione forse del ricco Alto Adige, passa necessariamente e solo dal recupero del loro passato, o serve anche un'innovazione nel modo di comunicarle e viverle? Detta in modo più diretto, è possibile far dialogare i dj con i custodi, i performer digitali con i sapienti della cultura materiale? Perché gli uni forse potrebbero capire quanto c'è da raccontare in più della montagna, oltre all'estetica del suo paesaggio. E gli altri come portare questo racconto ad una platea maggiore di quella, pur apprezzabile, del buon cinema d'essai.

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Profil für Benutzer Mauro Cereghini
Mauro Cereghini Di., 14.11.2023 - 19:15

Errata corrige: i Magredi sono un luogo naturalistico unico che si trova nel Friuli occidentale, provincia di Pordenone, e non in quello orientale. Ringrazio chi me l'ha fatto notare...

Di., 14.11.2023 - 19:15 Permalink