Gesellschaft | Il segretario CGIL Lorenzo Sola

Integrazione al reddito per garantire nel futuro la piena occupazione

Il tema del salario minimo ha fatto capolino nelle primarie della SVP ed il reddito di cittadinanza è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle. Le statistiche provinciali più recenti dicono che il 27% degli assistiti dai servizi sociali sono persone che hanno un lavoro. Abbiamo parlato di questi temi con il segretario del sindacato altoatesino.

Nel campagna elettorale per le primarie dell’SVP e nei preliminari della campagna elettorale per le provinciali d’autunno si sono affacciati i temi del salario minimo e del reddito di cittadinanza. Il salario minimo è stabilito per legge in diversi paesi europei, non in Italia per ragioni storiche legate alle caratteristiche del nostro paese ed alla tradizione sindacale. Il reddito di cittadinanza è invece uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle e questo tema è stato anche al centro della contrattazione con Bersani nella fallita ipotesi di governo. Su Salto di questi temi ne abbiamo già parlato ma oggi riprendiamo il discorso con Lorenzo Sola, segretario provinciale della CGIL, che abbiamo intervistato.

Qual è la posizione della CGIL sul salario minimo?
Cgil è stata sempre molto scettica perché di fatto rischierebbe di inficiare il ruolo della contrattazione. Il principio non deve essere fissato per legge altrimenti provocherebbe di fatto un effetto contrario: col clima che c’è il salario minimo diventerebbe una soglia quasi insormontabile. 

E il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza ha dei connotati diversi perché è scollegato dal tema del lavoro. È un tema che sta a cuore ad un’ampia parte dell’opinione pubblica, all’associazionismo ed a molte forze politiche di sinistra. Il principio è valido, ma vanno evitati abusi e soprattutto facili aspettative, visto che comporterebbe onere per lo stato difficilmente sostenibili nell’attuale periodo di crisi. Abbiamo già molti problemi con gli ammortizzatori sociali in deroga che risultano coperti ancora solo per poco tempo. Anche in Alto Adige dove negli anni scorsi abbiamo risparmiato ma oggi ci troviamo senza risorse perché ci sono state sottratte dal governo Monti. 

Si è molto parlato di una riforma degli ammortizzatori sociali.
In futuro dovranno essere rivisitati e divenire strutturali, non più in deroga. A livello locale abbiamo una delega sugli ammortizzatori sociali integrativi e la provincia di Bolzano potrà legiferare in merito, per coprire tutte le situazioni che gli ammortizzatori nazionali non coprono. 
In Alto Adige la nostra situazione è favorevole perché siamo vicini alla piena occupazione. Però abbiamo una fetta consistente dell’occupazione che è dequalificata e con livelli retributivi molto bassi. Il lavoro stagionale prevale: quando va bene si lavora 7/8 mesi all’anno, quando va male 4. I nuclei familiari monoreddito naturalmente sono in sofferenza se sono collegati a redditi di 12-15 mila euro. E molto spesso, come abbiamo visto, il “pubblico” è costretto ad intervenire. 

Che fare allora?
Dobbiamo distinguere, distinguendo in maniera chiara i soggetti che accedono al sussidio destinato alle situazioni sociali a rischio dove il lavoro manca anche perché ci sono altri motivi, da quelli invece hanno un problema legato alla natura del loro lavoro. Questa seconda categoria di soggetti necessita soprattutto di dignità ed il sostegno da parte dei servizi sociali è senz’altro negativo in questo senso. I lavoratori disoccupati non possono essere trattati come “casi sociali”. Non lo sono: spesso si tratta di gente che magari ha pagato 30 anni di contributi. 

Che cosa propone in merito la CGIL altoatesina?
In provincia di Bolzano si potrebbe creare un sistema d’integrazione al reddito, dedicato agli occupati ed ai disoccupati. 

In questa fase di campagna elettorale per le provinciali esiste un margine per realizzare qualcosa di concreto in questa direzione?
Secondo me sì. Il mantenimento della piena occupazione è un senz’altro obiettivo primario per tutti.

Sarebbe economicamente sostenibile?
Sì, attraverso una revisione complessiva del welfare. 

Ci sono sacche di spreco su cui intervenire?
Si può lavorare molto sulla riqualificazione e sul reinserimento nel mondo del lavoro. Questi sostegni ci sono già, ma al momento non riescono ancora a risposte adeguate alle necessità del mercato del lavoro: la formazione è ampia ma non ancora così mirata come dovrebbe. La provincia è piccola e non può certamente competere attraverso un basso costo del lavoro. Si deve allora costruire uno sviluppo alternativo tale da innalzare il livello di benessere di tutti. I connotati dell’economia dovranno cambiare rapidamente, altrimenti non faremo molta strada. 

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guido margheri Mi., 17.04.2013 - 14:09

Forse, siamo più avanti di un "cavallo di battaglia elettorale". Durante lo scorso anno anche in provincia di Bolzano abbiamo raccolto 50.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare in merito all'istituzione del Reddito Minimo Garantito che sono state consegnate recentemente alla Presidente della Camera Laura Boldrini. Oltre alle associazioni promotrici, inclusi i parlamentari di SEL, erano presenti anche parlamentari di PD e 5 Stelle. A questo link il testo della proposta http://www.redditogarantito.it/#!/proposta-di-legge

Mi., 17.04.2013 - 14:09 Permalink