Gesellschaft | Isis

“Non nel nostro nome”

Il fenomeno Isis e la sua influenza sui giovani: parlano le associazioni islamiche. Il primo imperativo è scongiurare l’islamofobia.

Ieri (24 settembre) si sono incontrati nella Sala di rappresentanza del Comune di Bolzano alcuni esponenti delle associazioni islamiche insieme al sociologo Adel Jabbar, alla presidente Rete dei Diritti Elisa Pavone e all’Imam di Trento Aboulkheir Breigheche per discutere del fenomeno Isis, epicentro nevralgico dell’estremismo più violento, e della sua influenza sulle giovani generazioni. L’incontro – presenziato nella prima parte anche dal sindaco Spagnolli e molto sentito dagli astanti – ha strutturato il suo contenuto, al riparo da ogni leziosità retorica, partendo dalla necessità di sgretolare i pregiudizi sull’Islam. Occorre non solo utilizzare una corretta nomenclatura che aiuti a separare l’operato degli scherani della religione dall’essenza della religione stessa, perseguendo così una disciplina della verità, ma anche essere cauti nel giudicare una società esclusivamente in base alla fede tralasciando, nel caso dei paesi musulmani in questione – come ha precisato il moderatore dell’incontro Jabbar –, altri fattori determinanti come la povertà, l’ingerenza delle potenze straniere, la repressione politica.

“La situazione attuale riporta in prima pagina il nome dell’Islam, dal momento che questi gruppi terroristici operano facendosi scudo della religione. Il Corano al contrario predica il rispetto per la vita, il pluralismo, l’altruismo; un insegnamento del nostro Profeta dice addirittura che bisogna offrire la propria esistenza per salvare quella degli altri. ’Saranno disgraziati gli estremisti’, è un altro precetto che dimostra come l’esasperazione religiosa sia inaccettabile per l’Islam, come è inaccettabile l’estremismo perfino nella pratica della fede stessa.”

Queste le parole dell’Imam di Trento Breigheche che insiste sulla dicotomia Islam-Isis, ricordando che è necessario condannare qualsiasi forma di terrorismo.

“Si tratta di gruppi strumentalizzati con un chiaro interesse politico alle spalle: si vuole portare al potere le frange ultraconservatrici violente perché poi si possano identificare con l’Islam tout court. Che forse non ci sono estremisti e terroristi di altre religioni?”

Al dibattito hanno partecipato attivamente anche alcuni giovani rappresentanti delle varie associazioni musulmane, uno fra tutti, Sami, un ragazzo della Bozen Muslim Youth (BMY), che è intervenuto rifiutando ogni espressione di violenza perpetrata nel nome di Allah e ha poi letto un eloquente versetto del Corano:

Per questo abbiamo prescritto ai figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato l'umanità intera.”

Per i giovani musulmani nati e cresciuti in Italia dissociarsi dal radicalismo più assoluto è complicato e frustrante e richiede un impegno costante, a metà fra il dialogo interreligioso e una maggiore diffusione delle informazioni sulla religione islamica, magari anche nelle scuole. Questo in sostanza il messaggio plasmato dall’iniziativa, un primo approccio per decespugliare preconcetti e banalità retrograde.

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Martin B. Do., 25.09.2014 - 14:17

Total Unbeteiligte werden bestialisch ermordet, ein Engländer sogar im Heimatland auf der Straße, zuletzt ein Franzose in Algerien. Und da gehen Moslems, Experten, Therapeuten bzw. liebe "Gutmenschen" noch her und diskutieren, ohne diese "Kämpfer im Namen Allahs" (Zitat "mein islamischer Glaube zwingt mich dazu Ungläubige zu töten"), welche auf die Genfer Konventionen vom Anfang bis zum Ende spucken, eindeutig und radikal als das zu bezeichnen und zu behandeln! (nicht nur hier in einer harmlosen unbeachteten Diskussion) was sie sind: unmenschliche ungläubige Verbrecher, die gejagt und zumindest bis an ihr Lebensende eingesperrt gehören. Diesselbe "Intoleranz" muß gegenüber lokalen Sympatisanten angewendet werden. Die "Gemäßigten" schafften es noch nie Radikale zu stoppen, sobald diese im eigenen Land herrschten (siehe Nazis, Japaner, usw.). Eines der besten Videos zum Thema "Islamophobie": http://youtu.be/Ry3NzkAOo3s

Do., 25.09.2014 - 14:17 Permalink