Gesellschaft | Discriminazioni

Anche tra chi governa il "diverso" fa paura

Nel Patt difficoltà ad accettare il ddl anti-omofobia in discussione in Consiglio provinciale. Tra strumentalizzazioni, mistificazioni e scene trash.

Mir sein mir, mia san mia, oppure “te sei dei nossi”. Tanti modi di dire diversi per le comunità che vogliono segnare, con una certa decisione, il proprio essere “noi” diverso dal “voi”. Si dice che Ugo Rossi nella concitazione della “sfiducia” all'assessora Donata Borgonovo Re le abbia detto “no te sei dei nossi”, dimenticandosi che Donata, come Ugo, è nata a Milano. Una complessa e non seriosa prolusione per introdurre il tema del “diverso”, che attualmente in Trentino occupa un posto importante nell'agenda pubblica.

“Diverso” sia per provenienza geografica, quindi profugo o straniero residente, ma anche “diverso” perché di un altro orientamento sessuale o di diversa identità di genere. In Consiglio provinciale a Trento attualmente sono depositati due disegni di legge popolari: uno sulla democrazia diretta che non ha avuto molta fortuna ed è stato sospeso nell'estate 2014 e quello che viene definito per brevità “ddl antiomofobia”. L'iniziativa legislativa popolare del “ddl antiomofobia” è partita nel 2012, con la campagna “Firmalove”, primo firmatario Paolo Zanella, presidente di Arcigay trentino.

Finora sono state ben settanta le ore di discussione sul ddl, tre volte quante se ne impiegano normalmente per licenziare una finanziaria. Una lunga battaglia che ha messo a dura prova la tenuta della maggioranza consigliare, forse mai così tanto tesa quanto su questo argomento.

Mercoledì 16 settembre si è riusciti a votare solo l'articolo 1, passato con 21 favorevoli, 10 contrari ed 1 astensione. Ma appunto non senza sofferenze nella maggioranza: Ugo Rossi, di ritorno dal viaggio in Brasile, è anche intervenuto personalmente per invitare alla compattezza, offrendo anche l'opportunità di ritornare in Commissione con la proposta.

Mattia Civico del Pd invece ha sottolineato come dopo 3 anni di discussioni sia venuto il tempo di votare il disegno di legge e di non posporre ancora una volta la trattazione.

L'ex deputato Giuseppe Detomas, consigliere di maggioranza ladino in forza alla Ual, ha ritirato la propria firma al ddl chiedendo di riportare il testo in Commissione. Walter Kaswalder, presidente del Patt, ha espresso il disagio dei “falchi” del partito autonomista, quei consiglieri che si sentono di “tradire” la propria base elettorale supportando un tale testo: Chiara Avanzo, Lorenzo Ossanna, Luca Giuliani e Graziano Lozzer.

Il tutto condito da un po' di concetti sparsi sul tavolo: dai principi del diritto naturale, alle leggi morali, fino alla religiosità delle genti trentine. Questioni riprese più volte dalla minoranza, che ha cercato di far leva appunto sui consiglieri autonomisti per dare corso al proprio lavoro di opposizione.

Un ddl di molti auspici ma poca concretezza

Come ben descritto da Gabriele Di Luca, la discussione ha avuto dei momenti notevolmente trash. Perchè il tema si presta facilmente a qualsiasi modalità che fa capo al “buttare in caciara”. Dalle fiabe per bambini considerate contro la “famiglia tradizionale”, alla masturbazione infantile. Fino a riflessioni forse più di livello che contemplano i ruoli educativi svolti da famiglia e scuola.

Nonostante si sia prestato anche lui al gioco della strumentalizzazione, astenendosi però sulla votazione dell'articolo 1, Giacomo Bezzi è forse il consigliere che più si è avvicinato ad una rappresentazione veritiera del ddl. Cioè poco efficace.

Un testo di 17 articoli che si conclude con una dimostrazione già implicita di inefficacia: il testo non comporta nuovi o maggiori oneri per il bilancio provinciale. Si prevede ad esempio l'istituzione di un osservatorio contro le discriminazioni e si vuole portare la questione sia in ambiente scolastico, che lavorativo.

Rodolfo Borga (Civica Trentina) è convinto che non serva una legge contro la discriminazione, perché la discriminazione non sarebbe così lampante in Italia, dove sono stati denunciati 144 casi di omofobia. Nel mondo il nostro Paese è l'ottavo in classifica per accettazione dell'omosessualità. L'assessora alle pari opportunità Sara Ferrari insiste però sul fatto che sul ddl gli integralismi abbiano portato fuori strada.

Forse appunto non sarà tanto la legge a far conoscere il “diverso”, a portare un qualcosa di nuovo nelle attitudini culturali dei trentini. Ma il dibattito comunque ha fatto emergere chiaramente la paura e la grande forza che l'ignoranza e la disinformazione possono esercitare. Generando inverosimili scenari apocalittici.

La discriminazione agisce e fa danni

Difficile misurare concretamente i casi di discriminazione: si va all'interno di una sfera talmente intima che in molti casi non finisce nemmeno nella statistica. Lunedì a Riva del Garda si è tolta la vita Samuelle Regina Daves, proprio nel giorno del suo 41esimo compleanno.

Samuelle aveva portato la sua battaglia per i diritti civili anche sul piano politico provinciale, candidandosi alle elezioni del 2013 per il MoVimento 5 Stelle. La rivana protagonista anche televisiva (recentemente era stata ospitata su Italia1 nel nuovo programma di Chiambretti) non ha retto ad un mondo di pregiudizi che cercava di nascondere con il sorriso ed il grande attivismo nel mondo della moda.

E martedì è uscito sui giornali nazionali un fatto risalente alla primavera 2015: un professore del Collegio Arcivescovile di Trento, scuola superiore privata, ha consigliato ai ragazzi la lettura di un libro nel quale si parlava dell'omosessualità come una malattia. Il professore non è stato riconfermato, ma la vicenda resta come un momento medievale nella società dell'interdipendenza.

Oggi a partire dalle 10 si ritorna in aula e si ricomincia con l'articolo 2.