Gesellschaft | Digitalizzazione

Office acquistato, ma non istallato?

Dopo un anno l'installazione non è stata completata. E la stampa nazionale indica la Provincia di Bolzano quale esempio negativo di ‘dipendenza da software proprietario'.
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Foto: web

Il dibattito sull’uso o meno del software libero nella pubblica amministrazione altoatesina, che giusto un anno fa si era infiammato a più riprese su Salto, in questi giorni ha goduto addirittura di una ribalta nazionale attraverso alcuni articoli apparsi sul giornale Il Fatto Quotidiano

Domenica scorsa 9 aprile infatti è stata pubblicata la prima parte di un’inchiesta realizzata dal network Investigate Europe, che riunisce nove giornalisti di otto paesi ed altrettante testate. Scopo dell’inchiesta era ed è la denuncia dei presunti ‘sprechi digitali’ perpetrati attraverso il monopolio di Microsoft sui computer delle pubbliche amministrazioni continentali, di fatto in ostaggio della multinazionale fondata da Bill Gates

L’articolo sui quotidiano nazionale diretto da Marco Travaglio inizia ricordando come Microsoft continui a perdere terreno in diversi campi (smartphone, supercomputer, elettrodomestici ed auto iperdigitali), ma resti fatto a tutt’oggi monopolista nei desktop della pubblica amministrazione, totalizzando in questo settore il 30% dei ricavi di IT in tutta Europa
Il Fatto non usa eufemismi, sentenziando senza mezzi termini che i pc degli uffici pubblici europei sono di fatto incatenati ai programmi Microsoft, sulla scia di un meccanismo che gli esperti oggi chiamano 'vendor lock-in’. Ovvero: legati a un solo venditore. 
Quella dal software monopolista è una situazione che si sarebbe addirittura accentuata negli ultimi 10 anni, precipitando le amministrazioni pubbliche in una condizione di vera e propria ‘dipendenza’ dal dai sistemi e dal livello di sicurezza decisi unilateralmente da Microsoft in un regime in cui di fatto manca la concorrenza

I giornalisti che hanno realizzato l’inchiesta sulla persistenza del monopolio Microsoft puntano il dito sulla ‘sovranità limitata’ in cui sono di fatto relegati i paesi legati a filo doppio con i sistemi operativi, la suite da ufficio e il cloud di Bill Gates.  E sì che - scrive Il Fatto - la commissione europea conosce bene il problema causato da questa ‘dipendenza’, visto che nel 2013 ha fato realizzare un apposito rapporto in cui si chiede esplicitamente una nuova politica volta a trovare una via d’uscita dalla ‘necessità’ di affidarsi a software proprietari
Le istituzioni europee sono addirittura riuscite a quantificare il costo annuo della ‘non concorrenza’ software nel settore pubblica, quantificandolo in 1,1 miliardi di euro
E sì che Google, Facebook, controllo traffico aereo europeo, uffici fiscali di mezza Europa, persino Skype che è di Microsoft funzionano con Linux”, scrivono i giornalisti di Investigate Europe ricordando che - paradossalmente - persino la Difesa Italiana è passata all’Open Source. Raggiungendo ottimi risultati e facendo risparmiare alle casse dello stato quasi 30 milioni di euro

L’articolo de Il Fatto ricorda anche un aspetto, noto a tutti e confermato anche da studi specifici. E cioè che solo il 15% degli utenti usa appieno Office, mentre gli altri utenti dei computer delle pubbliche amministrazioni usano in pratica il desktop solo come una macchina per scrivere. Da qui la domanda sorge spontanea: perché allora pagare per tutte quelle licenze?

Se ricordate, prima avevamo detto che il caso della Provincia di Bolzano aveva avuto la sua ribalta nazionale. 
Ebbene: l’Alto Adige è stato citato nell’articolo de Il Fatto di domenica scorsa come una sorta di ‘esempio negativo paradigmatico’. Riferendo nello specifico che in Provincia di Bolzano “per 4 anni un’equipe di 4 funzionari ha lavorato a tempo pieno per la migrazione verso LibreOffice che avrebbe comportato il risparmio di 500mila euro in licenze nel primo anno e 1 milione nel secondo secondo”. Questo prima che nel 2014 con il rinnovo della giunta avvenisse il contestato cambio di rotta di 180 gradi, con la conseguente “contestata delibera del 2016 che ha portato ad un appalto Consip per 5,2 milioni + IVA con lo scopo di spostare tutto sul cloud Microsoft gestito con Office 365”. 
Il Fatto nel suo articolo di domenica - a cui ha fatto una seconda pagina sul tema l’11 aprile ma questa volta senza riferimenti al ‘caso’ altoatesino - cita anche la consulenza affidata lo scorso anno prima della delibera e dell’appalto alla società Alpin di Bolzano. Mettendo in dubbio la terzietà della società (“la Alpin, che sul suo sito fa promozione di prodotti Microsoft, in sei giorni e al prezzo di 12mila euro ha concluso che per la Provincia di Bolzano è meglio restare con Microsoft”). 
Il riferimento all’Alto Adige da parte dell’inchiesta di Investigate Europe si conclude citando lo stesso responsabile IT ella Provincia Kurt Pöhl che nella delibera ammette come “la banda non sia pronta a sopportare una tale migrazione verso il cloud” e dicendo che di fatto “da maggio 2016 la Provincia versa 150mila euro al mese nelle casse della Microsoft per un programma non ancora installato”. 

Tutte falsità? 
Non proprio, perché di per sé - da informazioni in possesso di salto.bz - in effetti il pacchetto di software acquistato all’inizio della scorsa estate dalla Provincia in effetti non risulterebbe ancora completamente installato
Alcune fonti ritengono che addirittura una buona parte dei client di Office 365 non sarebbero ancora stati installati nel computer degli impiegati provinciali e di quelli attivi nel settore della sanità. E che dunque di fatto finora per ben un terzo del periodo di tre anni di durata nuove licenze, le stesse di fatto risulterebbero inutili per mancato utilizzo. 
La stessa voce è giunta anche ai Verdi e nello specifico alla consigliera provinciale Brigitte Foppa che lo scorso 31 maggio 2016 aveva presentato una dettagliata interrogazione in Consiglio Provinciale, chiedendo lumi in merito alla scelta di abbandonare l’Open Source e chiedendo il ‘conto della spesa’ relativo ai 5 milioni e rotti spesi invece per il software proprietario Microsoft. 
Abbiamo dovuto sudare 7 camicie per ottenere la risposta dell’assessora competente Waltraud Deeg e quindi appunto il dettaglio delle spese effettuate; da parte nostra resta un grande disappunto per una scelta onerosa per le casse della Provincia e che pregiudica la spinta all’innovazione”, conferma Foppa da noi raggiunta. 

Ma come sono andate veramente le cose per quanto riguarda le licenze e l’installazione dei nuovi Office sui computer della Provincia? 
Di fatto il roll out (ovvero la parte di training di un nuovo sistema informatico prima della sua definitiva messa in esercizio) non è stato completato, anche perché riguarda ben 6mila utenti. In merito poi alla quantificazione della percentuale di software già installati ed operativi c’è chi dice che sarebbe molto bassa, chi la quantifica in un 50% e chi invece - come il direttore della Ripartizione 9 della Provincia Kurt Pöhl che sovrintende all’intera operazione - la considera invece “a buon punto”. Forse proprio l’imminente nuova interrogazione dei Verdi contribuirà a far luce in questo senso. 
Altra cosa naturalmente è la questione delle licenze. L’anno scorso la vera emergenza, dal punto di vista della Provincia, era legata all’imminente scadenza (maggio 2016) delle precedenti licenze Microsoft. E quindi di fatto la situazione attuale dopo l’acquisto delle nuove licenze Office 365 Pro Plus mette in sicurezza gli uffici provinciali che, se non hanno ancora migrato nel cloud con Office 365 possono comunque operare con la precedente versione di Office in locale. 
La lentezza della migrazione al nuovo sistema è legata - ricordano ancora gli uffici provinciali - al fatto che in questa fase devono essere sostituiti circa 300 applicativi finora in usa alla Provincia, un’operazione che di certo non è realizzabile nel giro di qualche mese. 

Resta naturalmente l’amarezza da parte del mondo dei sostenitori dell’Open Source, che si estende in parte anche all’interno della stessa amministrazione provinciale. Un ambiente composito che si chiede in sostanza se la Ripartizione 9 e la Siag saranno in grado di completare la migrazione entro la primavera del 2019 quando scadranno le licenze triennali acquistate dall’amministrazione provinciale
Il direttore di Ripartizione Kurt Pöhl, da noi contattato, si dice convinto che "l’attivazione di tutte le installazioni i servizi connessi possa essere completata entro quest’estate". 

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Profil für Benutzer Dai retta a un cretino
Dai retta a un… Fr., 14.04.2017 - 12:15

Bene mettere in evidenza certi aspetti ma attenzione a non semplificare. La questione è molto complessa e ricchissima di sfaccettature anche di natura tecnico/economica.
Importante è non affrontarla in termini di "credo" quasi religiosi, non deve passare il concetto che ci sia qualcosa di buono o cattivo a prescindere. Nel mondo ci sono diversi approcci e modelli di business all'IT, il compito del (buon) amministratore sarebbe quello di valutare caso per caso quale strumento/tecnologia/strategia meglio si adatti al raggiungimento degli obiettivi compatibilmente con la sua convenienza e sostenibilità economica e mitigando gli eventuali rischi, quali ad esempio il citato "vendor lock-in".
Nell'IT pubblico ci sono cose ben più importanti che richiederebbero attenzione, tutto questo focus solo su questo specifico aspetto più che aiutare tende solo a distrarre.

Fr., 14.04.2017 - 12:15 Permalink
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anton auer Fr., 14.04.2017 - 14:59

Antwort auf von Dai retta a un…

cito:
"Nell'IT pubblico ci sono cose ben più importanti che richiederebbero attenzione, tutto questo focus solo su questo specifico aspetto più che aiutare tende solo a distrarre."

>>>> prego dire da che cosa distrae :-)

Infatti, la distrazione attualmente molto diffusa è un problema di fondo: è la mancata attenzione a curare il bene comune digitale (accanto ad altri beni come a:ria, terreno, acqua...), che ci porta a confondere gli "standard di mercato" (derivanti da posizioni dominanti sul mercato) con gli "standard aperti" (derivanti da una faticosa ricerca di consenso nella comnunity globale di conoscenza).

Fr., 14.04.2017 - 14:59 Permalink
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Dai retta a un… Mo., 17.04.2017 - 09:58

Antwort auf von anton auer

Beh, se nessuno si accorge dei problemi dell'informatica pubblica non so più che dire. In italiano c'è un detto un po' volgare ma molto efficace per descrivere questa situazione: "lamentarsi per la pagliuzza nell'occhio e non accorgersi del palo piantato nel di dietro"

La mancata adozione di sw open non è il problema ma eventualmente solo uno dei sintomi dello stato in cui versa l'IT pubblico. E di questo nessuno parla...

Mo., 17.04.2017 - 09:58 Permalink
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Karl Lunger Fr., 14.04.2017 - 16:17

Antwort auf von Dai retta a un…

Caro "Dai retta a un cretino", non semplificare neanche te, perchè su 150.000 euro mensili non si scherza, sono tanti stipendi che si pagano con questa cifra! Quanto costa un informatico in provincia al mese, 4000 Euro? O 5000 Euro? Facciamo 5000, allora 150.000/5.000 fa 30 stipendi di informatici che potevano dare il loro contributo al mondo dell'office nella nostra PA! Dubbito che con un software libero come LibreOffice e i soldi per 30 informatici che aiutano non si poteva creare una situazione vincente. Ma ormai fatto e' fatto, per 3 anni, ma dopo non è finita, bisogna versare altri soldi e poi altri e poi ancora, ... Che bel mondo delle licenze M$, bisogna anche rinnovarle, non basta comprarle una volta e basta. In tedesco esiste il termine "Abofalle", e questi contratti lo sono, una volta dentro è difficile uscire, ma visto che lo usano in pochi si potrebbe anche valutare un uscita!

E poi un altro argumento, chi permette alla PA l'utilizzo della cloud di M$? M$ è un azienda americana e deve rispettare le sentenze loro. La sentenza contro Google sulla richiesta di dati su server stranieri da parte del FBI è chiara: un azienda americana deve fornire tutti i dati richiesti, anche quelli sui server europei (http://www.netzwoche.ch/news/2017-02-06/us-gericht-zwingt-google-daten-…). Se domani un cittadino chiede chi detiene i suoi dati li rispondiamo che li abbiamo passati agli stati uniti d'america? Ma siamo matti, è da gallera questa situazione con la cloud! altro che risparmiato, abbiamo buttato soldi e dati nostri! Io e 500.000 cittadini di questa provincia non hanno mai dato il consenso di dare i loro dati i una cloud di una rete americana!

Qualche volta mi chiedo per chi lavora certa gente, per il bene nostro o per il bene delle aziende del presidente Trump, che non ci vuole neanche un pò bene!

Fr., 14.04.2017 - 16:17 Permalink
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Dai retta a un… Mo., 17.04.2017 - 10:15

Antwort auf von Dai retta a un…

Sorry, ho sbagliato.
Il pacchetto office365 "E3" che penso sia quello della provincia costa un po' meno di 300 euro annui per utente. Utenti che sono circa 5000 e quindi circa 1.500.000 annui. Il tuo calcolo è corretto.
Quello che si può sicuramente dire è che il calcolo a utente con quelle cifre è spropositatamente caro. Come per altro anche altri sw in uso in Provincia, uno su tutti quello contabile, per cui si spendono annualmente cifre paragonabili.

Mo., 17.04.2017 - 10:15 Permalink
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Diti P. Fr., 14.04.2017 - 18:39

Antwort auf von Dai retta a un…

"""Importante è non affrontarla in termini di "credo" quasi religiosi, non deve passare il concetto che ci sia qualcosa di buono o cattivo a prescindere"""
Queste frasi fatte sinceramente hanno anche un po' stancato...

Parlando di software mi spiace contraddirti, ma l'Open è proprio meglio del Closed a prescindere!!!

Fr., 14.04.2017 - 18:39 Permalink
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anton auer Fr., 14.04.2017 - 13:50

cito e commento a caldo:
"Il direttore di Ripartizione Kurt Pöhl, da noi contattato, si dice convinto che "l’attivazione di tutte le installazioni i servizi connessi possa essere completata entro quest’estate".
....
intanto però, (se non sbaglio e vorrei capire meglio da cittadino che paga le tasse anche sulla pensione) mi pare che si polverizzano ogni mese ca. 150.000 euro di servizi acquistati e non utilizzat, i per mancata programmazione trasparente della (ri)strutturazione del sistema digitale pubblico in provincia..
Ci vorrebbe un confronto ampio e culturale su cosa significa "sostenibilità digitale" oppure "digitale sostenibile" in alto adige.
I tecnici, se lasciati soli, non ce la fanno.
( https://openbz.eu )
ps: Devo dire grazie a Brigitte Foppa, Riccardo dello Sbarba e Hans Heiss (e Luca Sticcotti) per la loro disponibilità di affrontare il terreno arido delle tecnologie digitali, cercando di capire la gabbia dorata, nella quale sta finendo non solo la provincia, ma anche l´unione europea.
( http://www.tagesspiegel.de/weltspiegel/it-in-der-oeffentlichen-verwaltu… )

Fr., 14.04.2017 - 13:50 Permalink
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Profil für Benutzer Martin B.
Martin B. Fr., 14.04.2017 - 18:05

Jeden Tag fluche ich innerlich da ich beruflich das M$ Ecosystem einzusetzen habe. Outlook und die ganzen anderen Ribbon-Programme sind teils ein paradoxes Sammelsummerium an GUI-Bestandteilen und Eingabe-Konzepten die bis zu Office 2003 zurückreichen. Modern und intuitiv sieht für mich anders aus, die proprietären Limits schränken viele Anwendungsgebiete ein, z.B. bei den Signaturen und anderem generierten "Bad-Code". Da arbeite ich (privat) viel lieber mit Thunderbird bzw. LibreOffice mit den klassischen aber gut durchdachten (für den Standardnutzer) Iconleisten. Auch sonst gibt es sehr solide und innovative FOSS-Software. Wo diese scheinbar nicht mithalten kann (zumindest für IT-Admins und Entscheider) sind Message/Phone und Cloud/Groupware-Dienste. Hier hat es M$ wieder einmal geschafft einen Trend aufzugreifen und "irgendwie" zu implemetieren. Just my two Cents.

Fr., 14.04.2017 - 18:05 Permalink
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Profil für Benutzer Diti P.
Diti P. Fr., 14.04.2017 - 18:33

Cito: “Abbiamo dovuto sudare 7 camicie per ottenere la risposta dell’assessora competente Waltraud Deeg e quindi appunto il dettaglio delle spese effettuate; "

Sudare per avere delle informazioni PUBBLICHE che dovrebbero essere accessibili a ogni libero cittadino???

Ho provato a fare una ricerca sul sito della provincia ma senza successo... come è possibile questa cosa?

Qualcuno gentilmente potrebbe indicarmi il link... dove poter vedere il dettaglio delle spese effettuate?

Grazie

Fr., 14.04.2017 - 18:33 Permalink
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anton auer Fr., 14.04.2017 - 19:50

Bitte Chris, reden wir doch über die Zukunft und lernen wir aus der Vergangenheit, wo es zu lernen gibt.
Ein ernsthaftes transparentes Monitoring der laufenden und anstehenden Prozesse bei Landesverwaltung, SIAG und !!-Sanität-!! wäre im Interesse aller Bürger.
Könnten wir nicht die Energien bündeln, um sowas vorzuschlagen, einzufordern. !
... und gleichzeitig untertützen wir FUSS in den Schulen und Bürgerschalter open&linux in stadt&land :-)
Das macht auch mehr Spass als die Vergangenheit :-)

Fr., 14.04.2017 - 19:50 Permalink
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Diti P. Sa., 15.04.2017 - 14:20

Antwort auf von anton auer

"Lernen wir aus der Vergangenheit..."
c'è solo UNA cosa che bisogna imparare, ma attorno alla quale si gira sempre:
"PRENDERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA'!!!

Oggi stiamo osservando l'evolversi di una scelta scellerata fatta più di un anno fa, giustificata da uno studio largamente discutibile e di parte, (della ditta Alpin) ed avvalata da un'Assosore all'informatica incompetente come Lei stessa si è autodefinita.

Alle tante critiche sollevate in passato il Signor Moar rispondeva cosi: “però quasi tutti, anche i critici, lo studio evidentemente lo hanno solo scorso, non letto sul serio”

Stiamo apprendendo questi gioni, che la Provincia BUTTA via 150.000 € al/mese...

Per me Moar può anche non prendere posizione a proposito di questo articolo... e nascondersi... rimane una scelta personale sua

ma da parte della politica e dell'assessore all'informatica Waltraud Deeg una risposta è dovuta!!!

Sa., 15.04.2017 - 14:20 Permalink
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anton auer Fr., 14.04.2017 - 20:54

lettera dall´amico leo, che mi è arrivata da lontano in telegram. ciao leo :-) pungente come sempre !
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Ciao anton, ho letto l’articolo su salto.bz, e devo dire che l’approccio, derivato dal Fatto, un giornale che in Italia fa da megafono ad un vasto consenso liberale (un consenso che accomuna scrittori tipo Roberto Saviano, programmi televisivi tipo Report, le Iene, Striscia la notizia, eccetera), mi trova in totale disaccordo. Si tratta di un approccio moralizzante. E il tema della sostenibilità economica è sola una foglia di fico.
L’idea centrale in questo approccio liberale è che il sistema funzionerebbe alla perfezione solo se si fosse in grado - se si avesse il coraggio - di eliminare ogni impedimento, ogni malcostume, ogni malaffare presente nella società. Un malaffare e un malcostume che bloccano un naturale processo, il quale, lasciato stare, andrebbe a gonfie vele.
È vero che queste inchieste entrano nel vivo e mostrano il lato osceno, depravato, corrotto, decadente del potere. Ma lo mostrano con lo scopo, nemmeno troppo nascosto, di ripristinare un immaginario stato adamitico, in cui le cose e le persone andavano d’amore e d’accordo, e non c’erano crisi e problemi, non c’era la necessita di dover trovare, pazientemente, soluzioni ad hoc.
Per quanto riguarda la questione più prettamente inerente il software libero, concordo con i tuoi commenti. Si tratta di portare il tema del software sullo stesso piano di discussione della questione dell’acqua o del suolo.
Software libero, come dice Richard Stallman, non è free beer. Ma, soprattutto, software libero, non è codice aperto, non è IT. Il software è ciò che resta di noi quando non possiamo essere presenti. Il software è legato alle nostre vite, alla nostra intimità, alla nostra possibilità di essere con gli altri, di essere vicino agli altri quando siamo assenti. È una questione che riguarda la nostra presenza differita. È un problema che attiene alla differenza, a quella cosa che la sensibilità ecologista chiama biodiversità.
Il problema non è se il software richiede un costo monetario alto o basso. Il problema è come siamo, cosa diventiamo, quando, in nostra assenza, a parlare per noi sono le parole trasmesse con Word, le immagini trasmesse con Facebook o Google, la voce riportata da Whatsapp o Telegram, eccetera. Lo strumento non è neutro, Excel non è neutro, non è un mero mezzo di comunicazione. La scrittura, mi riferisco proprio ai fonts memorizzati da word sull’hard disk, fanno accadere delle cose, cambiano il contesto in cui si innestano. Il software non è uno strumento, word non è un sussidio per la scrittura, word (lo stesso vale per Writer di LibreOffice), in una certa misura, altera ciò che scriviamo. La questione posta da Austin negli anni ‘50 con il motto How to Do Things With Words è ancora molto attuale.

Fr., 14.04.2017 - 20:54 Permalink
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Profil für Benutzer Marco Ciampa
Marco Ciampa Sa., 15.04.2017 - 21:02

Titolo: sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

Premetto una osservazione.
I commenti all'articolo sono praticamente unanimi nel criticare la scelta dell'Assessora.
Tutti i commentatori si firmano per nome e cognome; l'unico che difende l'assessora è l'anonimo "dai retta ad un cretino" che non si capisce se è uno pseudonimo o se un modo per presentare il motivo della propria posizione... scherzo naturalmente ...
Ricapitolando:
* la PA Bolzanina sperpera senza senso 150.000 euro l'anno;
* anche ammesso che non ci fossero questi soldi sperperati, la scelta di pagare per un servizio per molti versi scandente (Office 365 funziona peggio di LibreOffice, gli unici che lo preferiscono sono o Microsoft o venditori o rappresentanti di Microsoft o persone che ne di informatica ne capiscono poco)
* anche ammesso che Office365 fosse gratuito per la PA Bolzanina, funzionerebbe comunque peggio;
* anche ammesso che Office365 funzioni meglio, salva in un formato proprietario;
* anche ammesso che Office365, in una qualche versione futura dovesse salvare in un formato _realmente_ pubblico, ratificato da enti certificatori internazionali come l'ISO, Office365 ha problemi di sicurezza visto che, è noto, salva i dati su server che non garantiscono la privacy che la PA Italiana _deve_ garantire a tutti i cittadini italiani che fanno uso dei suoi servizi.
* anche ammesso che tutti i punti di criticità sovraesposti fossero sanati in qualche modo, Office365 rimarrebbe comunque un programma proprietario a codice chiuso e quindi intrinsecamente insicuro, dato che il codice binario di cui è fatto non è verificabile per il rispetto di privacy e sicurezza senza i sorgenti. L'accesso ai sorgenti è attualmente negato: esplicitamente proibito o negato dal fatto che il costo di accesso ai codici sorgenti del programma sarebbe sicuramente proibitivo ed insostenibile dalla PA oltre ad essere un altro spreco di denaro pubblico a fronte di programmi i cui codici solo liberamente disponibili per l'analisi a costo zero come, di nuovo, LibreOffice
* infine anche ammesso l'inconsistenza di _tutti_ i punti sovraesposti, i programmi a codice sorgente aperto e libero hanno delle caratteristiche che sono semplicemente assenti da qualunque programma proprietario:
-> possibilità di traduzione, creazione di dizionari e controlli grammaticali da parte della PA stessa: per LibreOffice esiste un progetto di traduzione in ladino sponsorizzato dalla PA AltoAtesina che, oltre che rispettare le minoranze linguistiche, non si applica a Office386 (altro spreco di denaro pubblico): https://extensions.libreoffice.org/extensions/building-ladin-writing-ai…
-> possibilità di funzionare su sistemi operativi aperti e liberi come GNU/Linux: gli unici che garantiscono i livelli di sicurezza e di rispetto della privacy che la gestione dei dati dei cittadini della PA impone: Office365, per ora per lo meno, non funziona su GNU/Linux
-> possibilità di partecipare direttamente allo sviluppo del programma ottenendo estensioni e personalizzazioni che rimarrebbero e verrebbero mantenute dalla comunità degli sviluppatori di LibreOffice: chiedere delle estensioni o modificare lo sviluppo di un programma come Office365 è praticamente impossibile per la PA italiana;
-> la creazione di estensioni/personalizzazioni/traduzioni di LibreOffice potrebbe essere affidata a ditte locali con una ricaduta locale sia in termini economici che di know-how che con programmi proprietari sviluppati oltreoceano è logicamente impossibile, oltre a creare una ulteriore uscita di denaro dai confini nazionali, fatto molto negativo per la nostra bilancia dei pagamenti.

... e questi sono solo i primi fattori di criticità che mi vengono in mente, se ci penso un po' su me ne vengono senza dubbio in mente degli altri ma direi che questi bastano e avanzano per invitare l'Assessora a un istantaneo dietro-front.

E quindi il titolo per l'Assessora: si dice "sbagliare è umano ma perseverare è diabolico". Penso che se l'Assessora ci ripensasse gliene saremmo tutti molto grati!

Sa., 15.04.2017 - 21:02 Permalink
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Profil für Benutzer Dai retta a un cretino
Dai retta a un… Mo., 17.04.2017 - 10:34

Antwort auf von Marco Ciampa

Scusa ma da dove desumi che la mia posizione sarebbe quella di difendere l'operato dell'assessora ?
Ho forse detto che hanno fatto bene ? O che la scelta di acquistare le licenze (a quei prezzi poi!) senza accertarsi di essere in grado di attivarle sia una scelta giusta ?
Io ho detto che ci sono problemi molto più grandi nell'IT pubblica. Per essere espliciti, talmente grandi che la questione Office365 è quasi marginale, più che altro un effetto collaterale di una politica dell'IT pubblica da anni disastrosa e di cui nessuno parla. Il mio è più che altro un invito a grattare sotto la crosta...
Poi sì, lo ammetto, nutro un certo scetticismo se non un certo fastidio per chi si fa propugnatore del giusto o della verità e considera tutti gli altri dei cretini.
L'Open Source non è la panacea di tutti i mali, specialmente se lo si interpreta semplicemente come gratuità del sw. Anche qui, meglio che espliciti per evitare ulteriori fraintendimenti, non ho detto che è un modello sbagliato ma che non sempre è quello più opportuno e spesso mal interpretato.
Se questa posizione è essere a favore dell'assessorato allora ok, lo sono...

Mo., 17.04.2017 - 10:34 Permalink
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Profil für Benutzer DONGILLI PAOLO
DONGILLI PAOLO Mo., 17.04.2017 - 15:02

Antwort auf von Dai retta a un…

Dai retta a un cretino, scrivi che "ci sono problemi molto più grandi nell'IT pubblica. Per essere espliciti, talmente grandi che la questione Office365 è quasi marginale, più che altro un effetto collaterale di una politica dell'IT pubblica da anni disastrosa e di cui nessuno parla."

Per non parlare di aria fritta, condividi qualche esempio concreto di politica disastrosa di cui nessuno parla.

Mo., 17.04.2017 - 15:02 Permalink
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Profil für Benutzer Dai retta a un cretino
Dai retta a un… Di., 18.04.2017 - 12:22

Antwort auf von DONGILLI PAOLO

Credo che sia compito degli interni, che sono bene informati e che hanno vissuto sulla loro pelle tutta una serie di cose, passare concretamente ad esplicitare le magagne del sistema. Io mi limito solo ad osservare che si parla di IT pubblica in modo critico solo quando si tocca questo tema. Probabilmente mi sbaglio io, è tutto perfetto e l'unico problema è l'office di microsoft...

Di., 18.04.2017 - 12:22 Permalink
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Profil für Benutzer Werner Pardeller
Werner Pardeller So., 16.04.2017 - 23:14

Das ganze setzt sich in den Schulen fort. Den Schülern wird MSOffice ('gratis') zur Verfügung gestellt, anstatt auf freie Software zu setzen - und das für didaktische Zwecke.
Unglaublich.
Der Kreis schließt sich.

So., 16.04.2017 - 23:14 Permalink
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Profil für Benutzer Markus Egger
Markus Egger Mo., 17.04.2017 - 09:10

Ich finde es skandalös dass seit einem Jahr monatlich 150.000 € an Miete für eine Software bezahlt wurde, die für ein Jahr nirgends in der Verwaltung eingesetzt wurde (Stand März 2017).
Denn um einen Mietvertrag für einen Dienst handelt es sich hier.

Für diejenigen, die sich nicht täglich mit Software beschäftigen, ein äquivalentes Beispiel:
Man stelle sich vor, die Landesverwaltung würde beschließen monatlich einen Fuhrpark von 10.000 Fahrzeugen für die eigenen Mitarbeiter anzumieten, und dann von diesen 10.000 Fahrzeugen effektiv nur 100 Fahrzeuge für ein Jahr zu benutzen.
Das ist entweder ein Geschenk für den Lieferanten. Oder totale Ineffizienz und Hauruck-Wirtschaften ohne Planung.
Wobei es traurig ist, wenn der Mietvertrag damit begründet effizienter arbeiten zu können. Und sehr ärgerlich dazu wenn Geschenke an Firmen verteilt werden, die diese Geschenke nicht nötig hätten.

Wie hätte man hingegen effizient gehandelt, wie wäre ein guter Verwalter oder ein guter Wirtschafter vorgegangen?
Ich lasse dazu mal die Diskussion über Open Source und Microsoft beiseite.
Der Ankauf wurde mit den Schlussfolgerungen begründet, die in einer kurzfristig beauftragten Studie enthalten waren. Die Studie von Christoph Moar basiert zum Teil auf Daten die ihm von der Verwaltung geliefert wurden, unvollständige Daten wie man heute sieht. Diese hätte man intern in der Verwaltung vervollständigen müssen, unmittelbar nach der Studie und vor einer Miete der Software.
Man hätte sehr schnell gesehen dass nur ein stufenweises Vorgehen sinnvoll wäre.
Zum Beispiel: zu Beginn Miete von 100 (statt 10.000 ! ) Benutzungslizenzen um diese in der Betriebsumgebung zu testen und festzustellen ob sie
- die Anforderungen ganz, teilweise oder überhaupt nicht erfüllt
- mit den vorhandenen Gegebenheiten (Bandbreite, Kompatibilität) sofort oder erst in einigen Jahren nutzbar ist
- zuerst andere Voraussetzungen (höhere Bandbreite) geschaffen werden müssen

Eine solche Vorgangsweise wäre übrigens für öffentliche Verwaltungen vorgeschrieben.
Erst im Anschluss hätte man entscheiden sollen wie vorgehen.
Wenn man die Studie/Analyse vervollständigt hätte, wäre man vielleicht auch zu anderen Schlüssen gekommen.
Zum Beispiel dass üebrgangsweise die Nutzung eines billigeren CloudOffice als jenes von Microsoft, für die - wenigen - Benutzer die online arbeiten wollen/müssen, eine sinnvollere Variante gewesen wäre.

Das hier nicht so vorgegangen wurden zeigt meiner Meinung nach:
Man wollte vollendete Tatsachen schaffen, koste es was es wolle, und wollte sich nicht vor (!!) der Entscheidung einer Diskussion stellen.
Die Landesregierung/Verwaltung hätte dazu mit dem runden Tisch zur freien Software, der vor einigen Jahren zwischen Landesverwaltung Gewerkschaften und Vertretern der Zivilgesellschaft eingeführt wurde, die Chance gehabt eine Diskussion unter überschaubaren Bedingungen zu führen.
Dass der runde Tisch von der Landesregierung gar nicht mehr einberufen und informiert wurde, ist ein Symptom für Unzuverlässigkeit und mangelnder Diskussionskultur. Oder der Wechsel der Zuständigkeiten in der jetzigen Legislaturperiode hat dazu geführt dass die zuständige Landesrätin darüber gar nicht oder nur parteiisch darüber informiert wurde. Schade!

Man könnte sagen das ist ein Einzelfall dass eine vorherige Diskussion und Information 'vergessen' wurde. Leider ist das kein Einzelfall, und wiederholt sich kontinuierlich.
So ist es leider!

Mo., 17.04.2017 - 09:10 Permalink
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Diti P. Mo., 17.04.2017 - 10:10

Antwort auf von Markus Egger

L'esempio delle macchine è molto interessante, aggiungerei anche le opzioni tra cui si é scelto...
Da un lato:
1) Contratto triennale alla fine del quale se la provincia vuole continuare ad usare il parco macchine sarà costretta a rinnovare il contratto, cosa molto probabile visto che tutti gli accessori nel frattempo acquistati: gomme, catene, benzina etc. possono essere usate solo con quel tipo di macchine.
Dall'altro:
2) Un "contratto", alla fine del quale la Provincia potrà scegliere se tenerle o meno, senza pagare alcun tipo di riscatto o penale, gli accessori nel frattempo acquistati potranno essere riutilizzati facilmente con altri tipi di macchine essendo compatibili. Quindi la Provincia si troverà in una posizione di maggior potere contrattuale per le scelte future.

Ovviamente la scelta giusta sarebbe la due, ma per qualche motivo (...soldi, favori, qualche busta? si ipotizziamolo pure a questo punto... sarebbe il compito di qualcun altro capire questo...) si vuole andare sulla scelta 1.
Ma non si può, e per giustificare questa scelta, si fa fare uno studio ad un'azienda, dove parte del suo business si basa proprio nel piazzare contratti di TIPO 1...
Chiaramente nascono forti perplessità tra gli esperti e per impedire che il tutto si fermi si procede a gran velocità a piazzare l'ordine del contratto 1...

Mo., 17.04.2017 - 10:10 Permalink
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Dai retta a un… Mo., 17.04.2017 - 11:23

Antwort auf von Diti P.

Quello che descrivi è un problema tipico di tutte le soluzioni cloud, dove non acquisti un bene ma noleggi un servizio.
M$ poi ci ha giocato in modo furbo, confondendo il discorso office con il cloud. Office365 non è un vero servizio cloud puro. Tramite il servizio cloud "noleggi" anche le licenze dei prodotti desktop. E a mio parere è qui che sta la "fregatura" (o la furbata di M$) perchè di fatto paghi i costi di una licenza piena ma senza realmente possederla.

Ormai ci hanno convinto che il cloud sia l'unica soluzione informatica "moderna" ma come al solito siamo di fronte ad una posizione strumentale. Il cloud è una delle possibili soluzioni, a volte è vantaggioso e/o comodo/utile, altre volte non lo è affatto.

Nel concreto ad esempio sarebbe stato possibile tenere la parte realmente cloud della soluzione M$ (cioè il contratto E1, con servizi di posta/collaboration e file sharing, probabilmente vantaggiosi sotto molti aspetti - tenendo comunque presente che ne esistono di alternative come ad es. quella di Google) e come prodotti desktop mantenere la soluzione libreoffice.

Mo., 17.04.2017 - 11:23 Permalink
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Dai retta a un… Mo., 17.04.2017 - 11:01

Antwort auf von Markus Egger

Che poi è esattamente quello che volevo dire io nei miei interventi...
Un unico appunto, e premetto, visto che siamo in un contesto molto sensibile e non è mia intenzione offendere nessuno: ma al tavolo per l'open source ci avete davvero creduto ? Soprattutto per chi viveva le cose dall'interno, conoscendo bene qual'era il reale "trend" dominante, avrebbe dovuto da subito sembrare quello che poi è risultato (ahimè) essere: un semplice sistema per tacitare le (pochissime) voci fuori dal coro. E dipingerle poi come una specie di gruppo di estremisti e sognatori.

Mo., 17.04.2017 - 11:01 Permalink
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DONGILLI PAOLO Mo., 17.04.2017 - 18:41

Flavia Marzano, assessora del Comune di Roma, già docente in Tecnologie per la pubblica amministrazione presso le università di Bologna, Torino, Roma Sapienza e Link Campus University ribadisce in una sua recente intervista due aspetti importanti
1) "la pubblica amministrazione non può e non deve essere ricattabile da un fornitore"
2) "la pubblica amministrazione deve poter avere il controllo sul software che controlla i dati dei propri cittadini"
https://youtu.be/iHXFbvzFvg8

Mo., 17.04.2017 - 18:41 Permalink
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Dai retta a un… Di., 18.04.2017 - 12:56

Antwort auf von DONGILLI PAOLO

La Marzano dice cose ampiamente condivisibili ma anche alquanto teoriche e che non tengono conto né della realtà del mercato né di quella dell'IT italiana. Il discorso richiederebbe spazi ben diversi da questi ma provo a riassumere per sommi capi :

1. per realizzare quanto descritto dalla Marzano è necessaria una visione dell'IT assolutamente diversa da quella attuale, disponibile ad investire in persone ad elevata capacità tecnologica riportando il focus sulle competenze progettuali E realizzative; oggi al contrario la PA (e in questo l'IT non fa eccezioni, tanto meno a livello locale) è orientata ad un modello assolutamente opposto, che la vede trasformarsi (involvere ?) in una semplice centrale di committenza; per questo dico che la questione office365 è solo laterale: è la logica conseguenza di aver scelto un certo modello di PA e IT pubblico;

2. al di là di quanto detto sopra (che è comunque condizione necessaria e propedeutica) credo che il raggiungimento di certi obiettivi non passi solo per l'adozione quasi fideistica dell'Open Source; c'è l'aspetto dei formati aperti che è forse più fondamentale, c'è la possibilità per la PA di pretendere software con interfacce aperte in modo da poter interoperare riducendo al minimo le interdipendenze, c'è la possibilità di aggregarsi e realizzare sw da condividere in riuso; c'è sempre la possibilità di agire contrattualmente tutelandosi in modo opportuno...solo per citare alcune possibilità...anche il cloud è una possibile via, magari un community cloud come dice la Marzano o un modello ibrido (e comunque le soluzioni cloud più diffuse hanno tutte interfacce aperte e ben documentate, il rischio di lock-in è mitigabile)

3. va sempre tenuto conto anche del mercato e delle aziende: è corretto obbligare le aziende ad adottare un modello di business ? chi produce sw ha bisogno di rientrare dai cospicui investimenti e ha il diritto di goderne a pieno (se pensiamo che in ambiti ben più strategici come ad esempio l'industria farmaceutica si è lontani anni luce da questa visione) e anche di scegliere le strategia più opportune; l'industria IT ha bisogno di crescere e svilupparsi (in Italia soprattutto), siamo sicuri che un'imposizione simile faccia davvero bene all'industria IT ?

Di., 18.04.2017 - 12:56 Permalink
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Diti P. Di., 18.04.2017 - 15:27

Antwort auf von Dai retta a un…

Se riascolti con piu attenzione il messaggio penso che trovi le risposte...

Sul discorso della teoria, la Marzano fa un esempio pratico appunto del LibreOffice. Tu poi reputi sempre marginale il tema O365. Io non la penso affatto cosi. E'una scelta che va in direzione opposta a quella che una sana amministrazione dovrebbe andare

1) Per quanto riguarda le capacità magari penso che esageri un po' forse basterebbe mettere dirigenti che abbiano una laurea/specializzazione in Informatica e non in Matematica... magari un'assesore che sappia cosa è un Software un Compilatore un SO... molte cose si radrizzerebbero gia da sole...
Poi anche qui, si investe in contabili (di licenze intendo) e non in tecnici... direzione opposta...

2) Full ack.

3) Direi che la pubblica amministrazione deve pensare ai propri interessi e non a quella delle aziende statunitensi.... e se è vero quanto emerge dallo studio che il 30% del business di M$ in europa arriva dalla pubblica amministrazione... la risposta penso sia chiara...

Di., 18.04.2017 - 15:27 Permalink
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anton auer Di., 18.04.2017 - 14:35

hallo,

mein freund leo hat mir noch einen langen kommentar geschickt, der recht provokant ist.
mit einer seiner überlegungen bin ich aber sicher einverstanden: es geht nicht um "free beer", sondern um die gestaltung der zukunft, mit unseren heutigen entscheidungen.
-------
Leo [17.04.17 16:20]
I sostenitori dell’Open Source sono entrati in campo a gamba tesa contro la decisione della provincia di Bolzano di acquistare le licenze d’uso di Office365.
La provincia ha fatto male a comprare le licenze di Office365 - dicono i Foss – e ha fatto male non solo perché, ad un anno dall’acquisto, il software non è pienamente installato, nonostante si paghi un costo di 150 mila euro al mese; ma ha fatto male soprattutto perché sul mercato ci sono alternative più economiche e più efficienti, per esempio LibreOffice.
LibreOffice garantisce una maggiore sicurezza, dicono i Foss, è facilmente adattabile alle esigenze locali con eventuali ricadute economiche positive sul territorio, soprattutto, non costa niente.
Non c’è bisogno di scomodare la scuola austriaca di economica (Menger, Mises e Hayek) per mostrare all'assessora come operare una scelta più razionale e sostenibile dal punto di vista economico. Se l’assessora non è stata informata e le leggi del libero mercato sono state violate, nasce il sospetto che dietro l'affare ci sia del marcio. Lasciata a se stessa, dice chi se ne intende di teoria liberista austriaca, l’economia di mercato produce da sé la migliore soluzione possibile. E in questo caso la migliore soluzione si chiama LibreOffice. Andatelo a dire all’assessora, scrivono i foss sui loro blog.
Come mai i Foss si sono impuntati sulla questione del costo del software?
L’equivoco sul costo del software ha la stessa età del software libero.
Quando nel 1985 Richard Stallman sentì l’esigenza di tradurre in linguaggio un suo intimo pensiero, scelse il nome inglese Free Software. Con questo nome voleva dire che nel cuore della questione del software c’è un problema di libertà – libertà di accesso – un problema grande come una casa.
La scrittura - il medium - si è fatto carico di trasmettere al mondo il messaggio di Stallman. Senonché, la parola free – il medium free – ha permesso la legittima traduzione dell’intenzione originaria di Stallman nell’idea che il software deve essere accessibile a tutti, che deve essere gratis, come l’aria.
Per Stallman il nome traduceva in modo trasparente il suo pensiero. Non si è accorto che in inglese la parola free, oltre che libero, traduce anche gratis. La sua intenzione era chiara, il mezzo l’ha tradita.
Il traduttore è sempre un traditore.
Le traduzioni non sono tutte uguali. Sta alla sensibilità, all’etica, se non anche alla politica di chi traduce, scegliere un termine anziché un altro.
I foss Sudtirolesi (e qui l’aggettivo che tradurre foss in sudtirolesi, anziché altoatesini, ha il suo peso storico), hanno scelto di tradurre free con gratis.
Questa traduzione avrà delle conseguenza che si apprezzeranno nel tempo, e produrranno effetti in una certa misura irreversibili.
Il mezzo non è neutro. Nella traduzione-trasformazione del pensiero in caratteri e parole, nel transito da una lingua all’altra, da un linguaggio informatico all’altro, da un codice sorgente e da un compilatore all’altro, rimane un resto, qualcosa si perde, e qualcos’altro si guadagno. Lo sa bene chi ogni giorno ha la necessità di passare da una lingua ad un’altra, da una lingua minore, o da un cosiddetto dialetto, a d una lingua maggiore. Lo dovrebbero sapere bene i Foss sudtirolesi. Ma quando si tratta di software, pare se ne dimentichino, perché il software (che non è altro che linguaggio) per loro, forse, è un semplice e neutro strumento di lavoro.
Ma il software non è neutro.
Facciamo qualche esempio banale.
Mia sorella è passata dalla macchina da scrivere Olivetti al PC. E per anni ha continuato a battere sulla tastiera del computer come se battesse sulla Olivetti.
Per allineare a destra o centrare il testo usava la barra spaziatrice o la tabulazione. Poi cambiava qualche parola in una riga precedente, e tutto si alterava, diventava quasi una marmellata incomprensibile.

Leo Hinterland Santoro, [17.04.17 16:20]
Lo stesso dicasi dell’allineamento giustificato e della sillabazione. La sillabazione e l’allineamento giustificato immagino siano state invenzioni di una certa rilevanza per la stampa a caratteri mobili. Aumentando la quantità di testo contenuta in una singola pagina garantivano un risparmio economico e ecologico. Aumentavano al produttività.
Mia sorella continua a sillabare e a giustificare, nella speranza di economizzare spazio. Senonché, sillabazione e giustificazione, nelle macchine odierne, diminuiscono l’efficienza, aumentano lo spazio hard disk necessario per la conservazione. Due identiche intenzioni, tradotte da due macchine diverse, producono risultati opposti. La macchina non è neutra. Traduce l’intenzione. E ogni macchina, ogni robot, ogni software la traduce a modo suo, seguendo le sue routine. Lo sanno ben gli utenti di Facebook, i quali si vedono vomitare addosso sempre ciò che è familiare.
Il problema dalla traduzione da una medium all’altro crea anche frustrazione.
Da un po’ di tempo l’ufficio pubblico con il quale mia sorella interagisce, dice che riceve solo pdf. Bene, finalmente un passo avanti. Non vogliono più carta.
Mia sorella adesso riceve solo pdf, quando si tratta di tradurli-convertirli in word non riesce più a giustificarli o allinearli in modo decente. Ogni riga è un mondo a sé. Per comporla insieme a tutte le altre bisogna levare il segno (invisibile) di paragrafo, il quale indica a word di andare a capo. Word e PDF, sull’a capo, hanno idee diverse, traducono in modi diversi. E non c’è verso di farli intendere. Da qualche mese mia sorella ha scoperto che c’è una funzione che cancella in automatico tutti i segni di a capo nascosti di word. Prima ha dovuto scoprire che questi segni sono nascosti, e quando ha visto tutte le P rovesciate su un fianco è rimasta impressionata. Adesso le elimina con un click. La procedure non è senza costo, perché spariscono anche i segni di a capo effettivamente inseriti da chi aveva originariamente composto il testo. Il testo si altera, altera le intenzioni originarie. Un a capo ha il suo peso.
Per non parlare della traduzione (traduzione, in latino – anche in italiano -, significa trasportare, portare via; tradurre in carcere, tradurre al confino, eccetera) di un word in un HTML o in un ePub. I risultati sono davvero sorprendenti.

Leo Hinterland Santoro, [17.04.17 16:20]
Un vecchio professore in pensione ha deciso di non affidare più i suoi libri alla pubblicazione tradizionale, e di diffonderli tramite pagine web, per una libera lettura. Ne ho scaricato qualcuno e l’ho trasferito sul mio ebook reader Sony. Il risultato è stato esilarante. Il professore, abituato a word e stampante, aveva impaginato il suo testo in modo davvero decoroso. Con tanto di intestazione, titolo del libro e del paragrafo, numero di pagina e riga grigiastra di separazione tra intestazione, piè di pagina e testo vero e proprio. Poi aveva trasformato tutto in pdf. Il risultato, in pdf, era davvero bello da vedersi. Peccato che il mio lettore interpolava frasi del testo vero e proprio con frammenti di titolo del capitolo, del paragrafo e spezzoni di linea grigiastra. Ho provato a levare tutte le intestazioni e i piè di pagina, non è stato difficile, ma ci ho perso un po’ di tempo, e l’ho fatto volentieri, pensando di restituire al professore un testo più leggibile e sicuramente più fedele al suo pensiero. Poi mi sono accorto che per trasformarlo in un ePUB dovevo convertire il PDF in semplice testo (quello generato dal programma Editor), e mi sono imbattuto nei segni di a capo. Erano davvero tanti, potevo eliminarli automaticamente con un click, azionando una routine del programma, ma questa trasformazione-traduzione del testo non sarebbe stata senza resto. Sarebbero spariti anche tutti gli a capo effettivamente inseriti dal professore. Mi sarebbe toccato ricontrollare tutto il testo e ri-insierire gli a capo originale al loro posto. Ma mi sarebbe costato troppo tempo. Ho rinunciato a legger il testo. Potevo legger il pdf sullo schermo del PC, ma i miei occhi malandati non reggono più la luce diretta dei monitor. Ho lasciato perdere con molto dispiacere sia la conversione sia la lettura. E ci abbiamo perso in due, il professore che poteva avere un testo più accessibile, e io che potevo soddisfare il piacere di leggerlo.
Anche in questa storia sono in ballo questioni economiche, questioni di risparmio di tempo e di denaro. Ma è in gioco anche al leggibilità, la traduzione e la circolazione del pensiero. La scelta di un programma anziché di un altro condiziona le scelte future. Ha dei costi che vanno misurati tenendo conto non solo del budget attuale, ma dell’impatto e delle ricadute che queste azioni potranno avere sul futuro.
Sul sito della FSF si parla delle 4 libertà essenziali.
La quarta libertà parla della (cito alla lettera, il testo lo trovate qui https://www.gnu.org/philosophy/free-sw.it.html) Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti da voi apportati.
Questa frase in italiano traduce il seguente testo originale inglese:
The freedom to distribute copies of your modified versions to others.

Leo [17.04.17 16:20]
Il traduttore, come si può facilmente notare, ha alterato il testo originale, ha inserito addirittura parole che non erano presenti nell’originale. Ha anche alterato il senso? Probabilmente si. Poteva non farlo? La traduzione è in grado di restituire un significato per così dire vergine, neutro, intatto. No.
E perché non lo può fare?
Perché a tradurre è sempre un altro.
Anche in una stessa lingua, a tradurre il nostro pensiero, a interpretare, è sempre un altro.
E poi perché, di diritto, la traduzione parola per parola è impossibile. Lo sa bene chi tenta di far tradurre a una macchina, la quale traduce o per frasi fatte o per parole, ma sempre in modo ridicolo.
La parola singola (lo stesso dicasi della persona) riceve senso dalle parole che la precedono e che la seguono, riceve senso persino dai punti, dalle virgole, dagli a capo, e dagli spazi bianchi. Il significato della parola “tradotto”, contenuta nella frase “Ho tradotto un siriano”, è indecidibile. Sta alla sensibilità del traduttore scegliere quale significato attribuirgli, rimane una responsabilità del traduttore tradurre il siriano al confine, o tradurlo in italiano. Questa indecidibilità si verifica nel media italiano, non è per niente scontato che adottando un altro mediium, le cose presentino gli stessi problemi.
Il software perfetto non esiste. Ogni software ha le sue pecche, ogni software ha costi palesi e costi nascosti, costi che si scaricano sul bilancio odierno e costi verranno ammortizzati nei bilanci futuri.
E non è ancora detto che un software libero (un free software) che rispetti l’altro, che rispetti il messaggio che l’altro gli affida affinché lo traduca (lo trasporti e lo trasmetta), sia una strada semplice, priva di difficoltà, meno onerosa e spinosa, di una strada che, filando liscio, soprassieda su questa responsabilità verso l’altro.

Leo Hinterland Santoro, [17.04.17 16:21]
il testo è tutto attaccato, lo ha diviso per uan sua decisione telegram. prova del nove di quelo che ho scritto

Di., 18.04.2017 - 14:35 Permalink
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Diti P. Di., 18.04.2017 - 15:09

Antwort auf von anton auer

Penso che probabilmente tutti i commentatori FOSS qui, abbiano ben CHIARO cosa SIGNIFICHI Free Software!!!

Facciamo però un passo alla volta... e ragioniamo...

Se una assessora (dichiaratasi incompetente) non reagisce (a quanto sembra, almeno io non ho ancora avuto notizie di una sua presa di posizione...) ad un disastro di cui sopra...
pensate che possa minimamente anche solo provare a comprendere questi altri aspetti? Aspetti, e qui concordo, ancora più importanti!

Perciò io mi concentrerei prima a far ragionare la politica sugli aspetti di base...

Di., 18.04.2017 - 15:09 Permalink
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Profil für Benutzer santoro leo
santoro leo Di., 18.04.2017 - 19:09

Vorrei rispondere seriamente a Dai retta a un cretino. Prima di rispondergli vorrei ricordargli quanto Luigi Zingales scrive in un libro del 2012 (A capitalism for the people) a proposito dell’industria del software.
Zingales, lo scrivo per chi non lo sapesse, insegna a Chicago, il covo dei liberisti. Chi volesse saperne di più può consultare questa pagina: https://www.chicagobooth.edu/faculty/directory/z/luigi-zingales
Nel libro del 2012, Zingales, che è un liberista convinto – teniamolo a mente - dice che in alcuni mercati vige la regola economica «chi vince piglia tutto». Il che vuol dire che non c’è concorrenza, che si tratta di mercati anomali, e che per essi non valgono i precetti liberisti, né tanto meno le regole di ragioneria, tipo ROI e compagnia bella. Qualche riga dopo – a pagina 209 – aggiunge che l’economia di «chi vince piglia tutto» genera il capitalismo clientelare, e che anche quando a vincere sono le imprese più efficienti, nei mercati Chi vince piglia tutto occorrono appoggi politici.
Nei mercati «chi vince piglia tutto» si sperimenta, dice sempre Zingales, un mutamento nella natura del sistema produttivo.
Per fornire un esempio di questo mutamento Zingales considera proprio il mercato del software, e dice che la maggior parte dei software, dai programmi di video scrittura ai social network, hanno una caratteristica assolutamente inedita rispetto ai beni tradizionali: più persone usano un programma, più questo programma vale per ognuna di esse (il termine tecnico è esternalità di rete). Questo significa che per un mercato non è possibile sostenere più produttori: chi è in grado di produrre l’applicazione migliore in un determinato ambito domina l’intero mercato – il mercato globale, non solo quello americano.
Nel caso dell’agricoltura, continua Zingales (e mi scuso in anticipo per la lunga citazione), nel caso dell’agricoltura, un produttore meno efficiente guadagna un po’ meno del più efficiente. Nella versione estrema della tecnologia informatica, invece, il programma un po’ meno brillante rimane con un palmo di naso, mentre il più brillante piglia tutto.
A tutto ciò bisogna aggiungere una postilla. I software più brillanti, in molti casi, non sono poi così diversi dai meno brillantanti, ciò che li fa emergere è la possibilità di fissare il cosiddetto break even alla calende greche. Cosa non da tutti. Soprattutto se non si ha alle spalle una moneta di riferimento globale e una Federal Reserve che la stampa a manetta.
Poi, dice Zingales, c’è che il costo marginale di produzione di una copia è paria a zero.
Questa situazione, dice sempre Zingales, non è specifica del software, ma si sta diffondendo ai film, alle canzoni e all’intrattenimento, così come ai farmaci, ai prodotti high tech, alle telecomunicazioni, alle automobili e, con l’avvento degli ebook, persino ai libri.
Ce n’è abbastanza per far preoccupare persino un liberista come Zingales.
Provate a immaginare come sarebbe il mondo quando il miglior ebook, per effetto di un’economia in cui il software fa da cinghia di trasmissione, conquisti il 100% del mercato librario; provate a immaginare una città con automobili uscite tutte dalla mente di Elon Musk, mezzi di informazione formattati da Zuckeberg, e concimi e sementi inventati (sic!) da Monsanto-Bayer. Provate a immaginare cosa significherebbe tutto ciò per le culture minori, per le pubblicazioni minori, per le aziende minori, per le lingue minore (per non parlare dei cosiddetti dialetti). Provate a impregnare la frustrazione di chi, in un mondo mono-culturale e mono-linguistico, si vedrà negato il piacere di firmarsi con un’espressione idiomatica che funziona solo in italiano: Dai retta a un cretino!

Di., 18.04.2017 - 19:09 Permalink
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Profil für Benutzer Massimo Previdi
Massimo Previdi Fr., 21.04.2017 - 11:53

Sono un insegnante, complimenti al magazine online Salto che contribuisce alla libera circolazione delle idee e punti di vista differenti di vari cittadini.

Uno studente di quinta, settore informatico, (età 19 anni), che conosce Salto, mi chiede se ho letto questo articolo e cosa ne penso, ma preferisco sapere da lui cosa ne pensa,
credo anche che la sua analisi sarà imparziale,

ecco cosa mi dice lo studente:

"Penso che in tutte le scuole il software libero vada benissimo, alle superiori fa eccezione qualche indirizzo specifico dove il software libero convive con software proprietario perché nel mondo del lavoro viene usato solo quel sw specifico proprietario, un esempio classico è autocad, che gira su piattaforma windows.
Negli uffici della Pubblica Amministrazione in generale, per quanto riguarda la suite office mi sembra uno spreco acquistare quello proprietario visto che LibreOffice va benissimo e forse non hanno bisogno di particolari funzioni, macro, ecc. di Microsoft Office.
Altro discorso vale per aziende e studi professionali privati dove ad esempio l'ingegnere ha bisogno di Excel per fare i suoi calcoli
e quindi se lo vuole, se lo compra a spese sue e non a spese di tutti i cittadini come fa la P.A."

Le osservazioni dello studente saranno sicuramente utili per far capire il problema anche a chi non è competente.

Oggi è venerdì, prima che suoni l'ultima campanella, vi segnalo un paio di video pubblicati su youtube, il primo spiega perché nelle scuole si dovrebbe usare software libero, come state già facendo, ma un ripassino è sempre utile, soprattutto per chi ci legge:
Richard Stallman spiega perché usare free software nelle scuole
https://www.youtube.com/watch?v=CqokrjAkFu0&

il secondo video non è utopia di un manipolo di poveri illusi idealisti,
bensì la storia reale del Progetto Fuss, il lavoro di amministratori, dirigenti, docenti, programmatori, tecnici, genitori e studenti,
che insieme hanno sudato per realizzarlo e offerto un servizio alle generazioni future.

Sono convinto che il Progetto Fuss sia destinato a propagarsi in altre realtà locali e in altre regioni italiane,
perché la libertà è un istinto umano primordiale che nemmeno il colosso Microsoft con l'aiuto di miopi politici, potrà mai sopprimere,
ecco il link del video:
https://www.youtube.com/watch?v=jPLfnnzAhXc

ascoltate e meditate,

citazione:
Al mio amico ateniese
"La felicità è data dalla libertà e la libertà dal coraggio".
PERICLE (Tucidide,XLIII,1,4)

grazie per l'attenzione

Fr., 21.04.2017 - 11:53 Permalink
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Profil für Benutzer One Echnaton
One Echnaton Mo., 24.04.2017 - 21:12

Antwort auf von Massimo Previdi

Es ist schon eigenartig, wenn ein Schüler behaupten kann, dass in der öffentlichen Verwaltung keine besondere Funktionen und Makros benötigt werden. Dieser Schüler hat effektiv keine Ahnung,
1. Makros nach und nach für die Vereinfachung bestimmter Prozeduren die täglich verwendet werden
2. Funktionen von Excel und Word, die täglich verwendet werden
3. Zusammenspiel von Access Outlook und Excel täglich mehrmals im Einsatz
Das ist die Situation in der öffentlichen Verwaltung und dafür reicht LibreOffice nicht vollständig

Mo., 24.04.2017 - 21:12 Permalink
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Profil für Benutzer Massimo Previdi
Massimo Previdi Mi., 26.04.2017 - 14:12

Sehr geehrte damen und herren,

sì, può sembrare strano che uno studente ritenga che nella Pubblica Amministrazione
non siano necessarie particolari funzioni e macro.

Questa è la percezione di uno studente, che non lavora all'interno della P.A.
e per avere un'idea chiara dei bisogni reali bisognerebbe chiedere ad ogni singolo ufficio se ha bisogno o meno
di quelle particolari funzioni e fare una statistica.

Questa analisi dei bisogni reali, anche se sicuramente utile,
comporterebbe un grande spreco di tempo e quindi visto che le licenze sono già state acquistate,
a causa della dipendenza dalla Vostra "Insostituibile Divinità Microsoft",

avreste dovuto prevedere in anticipo quanto tempo ci sarebbe voluto per eseguire le installazioni,
se era veramente il caso di sprecare soldi in pacchetti di sw proprietario e
magari decidere di investire nei cervelli delle risorse umane,

invece di bruciare 150.000 Euro al mese,
vale a dire denaro dei cittadini che pagano le tasse,
compreso quello risparmiato dalla scuola italiana usando software libero!

Mit freundlichen Grüßen
Massimo Previdi

Mi., 26.04.2017 - 14:12 Permalink
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Profil für Benutzer One Echnaton
One Echnaton Do., 27.04.2017 - 06:53

Weil die italienische Schule für die schaffung, Implementierung, Aktualisierung und Wartung ihres FUSS Systems kein Geld ausgegeben hat? Bitte mal offen legen wieviel seit der Einführung von FUSS. Ist das Geld an eine lokale Firma gegangen? Denke nicht. Und warum werden dann in den italieNischen Schulen noch Windows Lizenzen angekauft? Dachte FUSS kann alles.

Do., 27.04.2017 - 06:53 Permalink
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Profil für Benutzer Massimo Previdi
Massimo Previdi Do., 27.04.2017 - 16:17

Salve,
invece di perdere tempo rispondendo alle provocazioni del Signor One Echnaton, riguardanti le scelte della scuola italiana,
continuo in tedesco, per far comprendere meglio, cosa succede nella scuola tedesca.
Vor einiger Zeit brachten die Kinder aus der Schule einen Schreiben nach Hause, in dem für alle SchülerInnen gratis Lizenzen für Microsoft Office vergeben werden können, mit dem Hinweis, dass das Betriebssystem auf allen Pcs, laptop, usw installiert werden kann.
Für viele Familien ist das sicher eine willkommene Sache, da sie somit keine teuren Windows Lizenzen kaufen müssen.
Bei dieser Aktion liegt dem Computerriesen sicher nicht das Wohl der Schüler am Herzen, sondern knallharte finanzielle Interessen sowie jahrelange Kundenbindung... und das von klein auf:
Microsoft Corporation benutzt mit ihren "gratis" Lizenzen die Schule um Kinder vom Grundschulalter bis zur Matura, an ihre Windows Produkte zu gewöhnen.
Da sich Windows auch in der Berufswelt eine Monopolstellung gesichert hat, trauen wir uns als Schule keinen anderen Weg mehr zu.

Das sollten wir aber, denn gute Alternativen gibt es schon lange!
Schon seit langem (Dezember 2012) gibt es Beschlüsse des italienischen Parlaments:
art. 68 del Codice dell'Amministrazione Digitale
http://www.altalex.com/documents/news/2013/03/08/codice-dell-amministra…

dass Betriebssysteme wie GNU/Linux und die damit im zusammenhang stehende “Freie Software” in den öffentlichen Verwaltungen und Schulen benutzt werden sollen, um viel Geld zu sparen.

Für diese Software muss nicht bezahlt werden und nicht zuletzt ist es auch eine Frage der Ethik, ob man freie Software benutzt.
Auszug aus “Free Software Foundation” (1986):
„Das Word „free“ in unserem Namen bezieht sich nicht auf den Preis; es bezieht sich auf Freiheit.
Erstens, die Freiheit, ein Programm zu kopieren und an eure Nachbarn weiterzugeben, so dass sie das Programm ebenso wie ihr nutzen können.
Zweitens, die Freiheit, ein Programm abzuändern, so dass ihr das Programm beherrscht und nicht das Programm euch; ...“

Gerade deshalb sollte sich das Schulamt und die verantwortlichen Entscheidungsträger in Zukunft Weitblick haben und die Abhängigkeit von Windows beenden und für ein GNU/Linux Betriebssystem und Software entscheiden, auch wenn das in der Übergangsphase zunächst kostspieliger und unbequemer ist.

Die italienische Schule in der Provinz hat es uns bereits vorgemacht: dort sind sämtliche Schulen mit GNU/Linux Betriebssystemen ausgestattet, gleichzeitig können spezielle Programme auch auf Windows benutzt werden.

Übrigens genauso wenig hinterfragt wird die Suchmaschine Google: In den Computerräumen vieler Schulen ist sie fast ausschließlich präsent und wird den Kindern/Jugendlichen als Startseite vorgegeben. Hier sind es weniger die finanziellen Interessen einer Firma die im Vordergrund stehen, sondern der fragwürdige Umgang mit unseren Daten. Eine Alternative, wäre die Suchmaschine “ixquick” www.ixquick.com
die Daten weder speichert noch weitergibt.

Die Schule sollte Privatfirmen und ihren Produkten keine Plattform mehr zur Verfügung stellen, sondern den SchülerInnen Alternativen aufzeigen und ermöglichen.

Do., 27.04.2017 - 16:17 Permalink
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One Echnaton Sa., 29.04.2017 - 00:36

Antwort auf von Massimo Previdi

Es werden keine Windows Lizenzen sondern Office lizenzen zur verfügung gestellt und niemand wird gezwungen den Dienst zu beanspruchen.
In den italieNischen schupen werden Windows Lizenzen gekauft, da anscheinend FUSS mancherorts versagt.

Sa., 29.04.2017 - 00:36 Permalink
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Diti P. Mo., 01.05.2017 - 19:48

Antwort auf von One Echnaton

Signor ONE ECHNATON, ti stai arrampicando sugli specchi...
O sei uno dei dirigenti o sei uno che guadagna sui prodotti Microsoft.

Mi auguro che nessun cittadino, che paga le tasse, si metta a difendere uno sperpero di denaro pubblico di questo tipo!!!

Mo., 01.05.2017 - 19:48 Permalink
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Diti P. Di., 02.05.2017 - 09:54

Antwort auf von One Echnaton

Ma fammi capire Sig. "ONE ECHNATON", tu quindi stai veramente diffendendo questa scelta assurda della PA???

A questo punto vorrei che ti presentassi e dicessi che ruolo ricopri altrimenti tutto quello che scrivi/affermi è da considerarsi puro SPAM
Grazie!!!

Di., 02.05.2017 - 09:54 Permalink
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DONGILLI PAOLO Di., 02.05.2017 - 02:36

Antwort auf von One Echnaton

OE: Es werden keine Windows Lizenzen sondern Office lizenzen zur verfügung gestellt

Für die Lehrer der deutschen Schulen schon (gegen Bezahlung von 9,25 €): http://www.provinz.bz.it/schulamt/service/software.asp
Aber sind die Lehrer darüber informiert, dass "Da es sich um einen Mietvertrag handelt, erlischt das Recht auf die Verwendung der Software mit Vertragsende bzw. mit dem Ende des Angestelltenverhältnisses." oder sind sie todsicher, dass das MS-School-Agreement für die Ewigkeit alle 3 Jahre von der Verwaltung erneuert wird?

Di., 02.05.2017 - 02:36 Permalink
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Italo Vignoli Do., 27.04.2017 - 17:16

Purtroppo non parlo tedesco, per cui la mia comprensione di quanto viene scritto in tedesco è legata a Google Translate (che permette comunque di comprendere il senso delle affermazioni).
Volevo riprendere il tema delle macro, che sembra molto caro a One Echnaton, in quanto ha riflessi importanti sulla sicurezza dei sistemi di information technology, e in particolare sulla sicurezza associata ai documenti.
E' vero che gli utenti Microsoft sono abituati a pensare che la sicurezza sia un obiettivo impossibile, in quanto dipendono - per la loro competenza in materia - da quanto afferma Microsoft, ma il problema delle macro - che sono universalmente considerate, da quelli competenti in materia di sicurezza, una delle principali fonti di instabilità dei sistemi di information tecnology e dei file (per questo motivo, il governo del Regno Unito ne sconsiglia l'utilizzo, e dubito che lo faccia per futili motivi, o per dare contro a un'azienda) - rimane, e l'uso delle macro dovrebbe essere sconsigliato agli studenti (nel quadro di una scuola che insegna buone pratiche, invece di porsi come canale di vendita del software proprietario, come avviene in Italia grazie all'atteggiamento del MIUR nei confronti di Microsoft).
Agli utenti Microsoft consiglio anche una visita "istruttiva" al sito del National Institute of Standards and Technology (NIST), e in modo particolare al database delle Common Vulnerabilities and Exposures (CVE), da cui risulta che negli ultimi tre anni quelle di Microsoft Office sono 194 mentre quelle di LibreOffice sono 17.
Inoltre, più della metà delle vulnerabilità di Microsoft Office sono legate a problemi legati al formato proprietario dei file legacy e OOXML (per cui colpiscono tutti gli utenti che ricevono questi file, anche come allegati alla posta elettronica), contro due sole vulnerabilità legate al formato standard e aperto ODF nel caso di LibreOffice.
Ovviamente, la presenza di vulnerabilità nei documenti si trasforma in un costo - quasi sempre nascosto, ma significativo - per la protezione da malware, e la soluzione dei problemi associati al malware quando questo diventa attivo (quasi sempre, a causa di un comportamento inconsapevole da parte dell'utente), come nel caso del ransomware.
Per avere una rapida idea dei costi del malware, che ammontano a qualche decina di miliardi di dollari all'anno, consiglio questa infografica Cisco: http://www.cisco.com/c/dam/en/us/solutions/collateral/enterprise-networ….

Do., 27.04.2017 - 17:16 Permalink
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DONGILLI PAOLO Sa., 13.05.2017 - 19:50

Consiglio la lettura del seguente articolo:

GENERALI CORAGGIOSI: INTERVISTA AL VICE CAPO DEL VI° REPARTO DI SMD, GEN. CAMILLO SILEO

Riporto la seguente frase del generale Sileo: "Quando noi comuni mortali acquistiamo un bene od un servizio comprendiamo chiaramente il sacrificio economico che comporta la spesa. Quando si spendono soldi non propri "può darsi" che tale sensibilità si attenui."

http://www.difesaonline.it/evidenza/interviste/generali-coraggiosi-inte…

Sa., 13.05.2017 - 19:50 Permalink
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Hugo Leiter So., 21.05.2017 - 22:42

Programme, die zur Erstellung von Dokumenten optimiert worden sind:

- LaTeX. So gut wie jede wissenschaftliche Formel kann umgesetzt werden, es gibt umfangreiche Möglichkeiten für die Erstellung von Literaturverzeichnissen und selbst bei sehr langen Dokumenten bleibt das System robust und zuverlässig. Wegen der vielseitigen Strukturierungsmöglichkeiten akzeptieren einige Professoren vieler Unis nur Diplomarbeiten die mit LaTeX erstellt worden sind.

- QuarkXPress ist optimiert für für Desktop Publishing und wird besonders von Zeitungsverlegern benützt.

- MS-Office, LibreOffice, OpenOffice sind einfach zu bedienen und erfüllen die Leistungsanforderungen der privaten und öffentlichen Büros.

Mir sind bisher noch keine Dokumente der Landesverwaltung, der Gemeinden oder Sanitätsbetriebe unter die Hände gekommen, die nur mit MS-Office, nicht aber mit LibreOffice / OpenOffice genau so einfach oder problemlos erstellt werden können.

So., 21.05.2017 - 22:42 Permalink