Politik | Alpbach

Le euroregioni fanno perdere importanza ai confini

In viaggio verso il Forum di Alpbach con ragazzi che vivono l'Europa e ne vogliono il suo rilancio

Bambini che girano per il centro congressi in triciclo, organizzatori in monopattino, connessione da 30megabit al secondo in upload, la bellezza della montagna del Tirolo con i gerani al loro posto sui balconi. Dopo Ferragosto ogni anno un piccolo centro montano diventa un importante centro intellettuale d’Europa: l’inglese è “lingua franca” e tra le bandiere dei partecipanti anche Pakistan, Zimbabwe, Perù, Kazakistan.

Alpbach è un piccolo paese dove i giovani si contaminano seguendo un ricchissimo programma che va dalla politica al sociale, dall’arte alla tecnologia. Gli obiettivi sono molto alti, tanto da essere riassunti nel titolo “nuovo illuminismo”. Ad Alpbach sono arrivati anche dopo un percorso formativo dei giovani dell’Accademia dell’Euregio, un’iniziativa lanciata dal Gect e dalla Fondazione trentina Alcide De Gasperi. Un piccolo esperimento di quanto l’Euregio vorrebbe creare sul medio-lungo periodo: una classe dirigente trilingue per Tirolo-Alto Adige-Trentino che sappia interagire adeguatamente con Bruxelles.

L’autobus parte alle 6.30 da piazza Dante a Trento e fa tappa anche alla stazione di Bolzano ed all’uscita di Innsbruck sud. Più della metà dei ragazzi partecipanti viene dal Trentino, un interesse che è una costante per i progetti del Gect Euregio che suscitano grande interesse tra giovani e famiglie trentine. Un grande interesse anche nello scoprire le radici della propria storia, tanto che Christoph Haidacher, direttore dell’Archivio del Land Tirol, ha ricordato durante il primo incontro della giornata ad Alpbach come «l’80% delle richieste che arrivano alla nostra istituzione sono di trentini che vogliono conoscere di più la propria storia famigliare, cercando di capire la vita dei propri nonni durante la Prima guerra mondiale».

Tornando sul bus il racconto comincia con Daiana Boller, che dopo 12 anni di militanza nel Patt si sente di dire che «nessun politico in Trentino si sente “cotto” o a fine carriera, nessuno vuole passarti il testimone». Una futura classe dirigente che quindi ha lo scoglio del provare a farsi spazio. Dalla politica ad aspetti più tecnici Luca Marconcini, 28 anni, sta scrivendo una tesi a Vienna sul mercato del latte e gli effetti delle misure europee sui prezzi ai produttori. Il sistema delle “quote latte” è stato abbandonato dal primo aprile 2015 e recentemente l’embargo russo ha rappresentato un grande ostacolo tanto che «alcune latterie europee – spiega Marconcini – hanno aperto punti di produzione in Russia». Marconcini sta analizzando anche in chiave Euregio il mercato del latte, con il caso particolare di Vipiteno dove «per una questione di prezzi la latteria viene rifornita anche da 160 allevatori tirolesi di Wipptal e Stubaital».

Il latte viene pagato ai produttori 38 centesimi al litro in Tirolo, mentre in Alto Adige e Trentino la media è di 50 centesimi con i distinguo tra i 30 centesimi in Bassa Valsugana ed i 60 in Alta Val di Non. «In Tirolo non si riescono a spuntare prezzi più alti, nemmeno dopo la fusione tra Tiroler Milch e Berglandmilch, perché nella grande distribuzione organizzata 3 catene hanno il 90% del mercato, mentre in Italia le prime 3 hanno il 30%».

Marconcini ha studiato fra economia agraria e alimentare e scienze forestali e si è avvicinato presto, a 18 anni, al mondo della rappresentanza, come giovane componente della Cooperativa castanicoltori del Trentino.

Roberta Rosa, 25 anni, di Flero (Brescia) è laureata in Studi internazionali a Trento e dopo un periodo di tirocinio all’Eurac di Bolzano concorre domani per il premio 2016 dedicato ai giovani ricercatori. Diciannove ragazzi under 35 dell’Euregio che hanno concorso per le loro innovazioni di ricerca economiche, sanitarie, sociopolitiche. In gara per l’Università di Trento c’è anche l’ingegner Marco Brighenti con un progetto sulle biomasse. Roberta ha scritto la sua tesi con Jens Woelk sulla cooperazione transfrontaliera e le minoranze nazionali, analizzando i Gect Euregio e Pons Danubii (fra Ungheria e Slovacchia) e l’Euroregione Soenderyjlland-Schleswig fra Danimarca e Germania.

«Sia le euroregioni che i Gect – spiega Rosa – sono positivi per le minoranze nazionali. La mia ricerca vorrebbe provare a capire se creando integrazione sui confini attraverso euroregioni o Gect si riesce a far perdere importanza ai confini stessi, con le minoranze che diventano attori importanti per l’integrazione europea».

 

Il “diverso” quindi che fa divenire più unione l’Europa. «Nell’est europeo ci sono tantissimi esempi di Gect, nati spesso in aree rurali per sfruttare al meglio i Fondi europei di sviluppo regionale».

Francesco Anesi ha 34 anni ed è all’Istituto di sviluppo regionale e management del territorio all’Eurac. Sta realizzando un’analisi fra le reti di impresa, che vedrà la luce nel gennaio del 2017.

Cristian Cenci invece è nel mezzo dell’economia della conoscenza e racconta le sue peripezie da Wikimediano in Trentino per farsi dare l’autorizzazione dai comuni trentini (solo in 5 gli hanno risposto) sulla mappatura dei monumenti delle singole località. «In Austria invece – spiega – sono riusciti già a mappare il 98% dei monumenti». Open data come miniera aperta e sfruttabile per costruire business.

A metà bus interessante chiacchierata con Günther Rautz, classe 1968, che lavora all’Istituto dei diritti delle minoranze sempre all’Eurac. Spesso sul globo si rivolgono alla competenza in termini di minoranze dell’istituto di viale Druso a Bolzano: tra gli altri il Tibet, Cipro, Israele, i Mapuche in Sudamerica dove sta facendo ricerca la trentina Alexandra Tomaselli. Rautz racconta delle sei minoranze riconosciute in Austria: ungheresi e croati nel Burgenland, slovacchi e cechi a Vienna, i rom e infine gli sloveni della Carinzia.

Rautz è alla quindicesima partecipazione al Forum di Alpbach e racconta un po’ come vede il futuro di breve periodo dell’Europa. «C’è un’assenza di leadership e sono convinto però che l’integrazione continuerà con una “piccola Europa” che andrà a diverse velocità. L’Europa sarà più diversa ma unita, sembrerà caotica ma sarà l’unico modo per andare avanti. Un’Europa più autonoma e regionale con ogni paese che farà dei propri accordi».